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I vini naturali vanno forte anche in Francia, ma la stessa dicitura “naturale”, abusta secondo molti produttori biologici, finisce sul tavolo dell’Inao. Nel deserto normativo, verrà probabilmente sostituita da “dopo una vinificazione naturale”

I vini naturali si stanno ritagliando uno spazio sempre maggiore, non solo in Italia, ma anche in Francia, dove il fenomeno ha radici ben più profonde. Ma con lo stesso limite da affrontare: la totale assenza di un regolamento che ne indichi procedure e limiti, oltre all’utilizzo della dicitura “vino naturale”. Che, secondo i produttori bio d’Oltralpe, sta ormai assumendo i contorni dell’abuso, tanto da richiedere l’intervento dell’Inao, l’ente pubblico responsabile di certificare l’origine dei prodotti alimentari e dei vini. “Ci sono una cinquantina di vigneron che aderiscono all’Associazione dei Vini Natutali (Avn) - spiega Eric Rosaz, responsabile vino all’Inao, a “La Revue du Vin de France” (www.larvf.com) - ma sono ovviamente molti di più quelli che usano il termine naturale, e noi non abbiamo cifre esatte, né sul numero dei produttori, né sui volumi prodotti”.
Per l’Avn il vino naturale è prodotto da vigneti coltivati in regime biologico o biodinamico, le uve sono raccolte obbligatoriamente a mano, i lieviti ammessi sono solo quelli indigeni, nessuna tecnica che possa modificare il naturale andamento della vinificazione è ammessa, e solo piccole dosi di solfiti, prodotti naturalmente durante la fermentazione, sono tollerate. Ecco il vino naturale secondo l’unica associazione di produttori naturali di Francia, che non piace ai produttori tradizionali, perché sottintende che i loro vini non siano naturali. Creando uno svantaggio in diverse nicchie di mercato, dagli Usa alla Francia. La soluzione, probabilmente, sarà, come spiega Rosaz, “bandire l’uso, effettivamente discriminatorio, di termini come “natura” o “naturale”, a favore della dicitura, in etichetta, “dopo una vinificazione naturale”.

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