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Un emendamento del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali obbliga i Consorzi a modificare, entro sei mesi, i loro statuti, per garantire la parità dei generi nei loro Consigli. Aicig e Federdoc: “sbalorditi”. Donne del Vino entusiaste ma ...

Quello della parità tra generi è un tema sempre molto delicato da affrontare, perché da una parte è giusto rimuovere gli ostacoli ad una rappresentanza il più omogenea possibile, dall’altra, c’è sempre la sensazione di forzare la mano a quella che è la realtà delle cose. Ecco perché l’emendamento Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, che obbliga i Consorzi di tutela, compresi ovviamente quelli del vino, a modificare, entro sei mesi, i loro statuti per garantire la parità dei generi nei loro Consigli di amministrazione, sta creando tanta gazzarra. Da una parte Aicig - Associazione Italiana Consorzi Indicazione Geografica e Federdoc, che si dicono “sbalorditi per una decisione presa senza la minima conoscenza della base produttiva del mondo del vino”. Dall’altra, le Donne del Vino, entusiaste “nel veder riconosciuto il contributo di competenze e capacità delle donne”. Ciò nonostante, anche l’associazione Donne del Vino unisce la sua voce a quella di Aicig e Federdoc, “auspicando una concertazione finalizzata alla modifica del provvedimento che lo renda più facilmente applicabile e aderente alle finalità dei consorzi stessi”. Una contrapposizione che stride, quella tra uomini e donne, con la realtà dei fatti, in cui le “quote rosa” sono in crescita costante, senza per questo minacciare le posizioni acquisite o stravolgere la rappresentanza reale all’interno dei Consigli dei Consorzi di Tutela.

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