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Obiettivo “grande Borgogna” : l’Union des maisons de vins du Beaujolais et du Mâconnais, in crisi ormai da anni, e che da novembre è senza un presidente, a giugno potrebbe fondersi con l’Union des maisons de vins de Bourgogne

In un mondo che tende più a dividersi che ad unirsi, come quello del vino, è strano sapere che, al di là delle Alpi, sta succedendo l’esatto contrario: l’Union des maisons de vins du Beaujolais et du Mâconnais, che da novembre, dopo le dimissioni di Philippe Tranchand, non ha più un presidente, sta considerando seriamente ad una fusione con l’Union des maisons de vins de Bourgogne.
Dopo la campagna 2015, che, nel Beaujolais, ha portato diverse tensioni tra mondo produttivo e commercianti, nessuno ha voluto prendere in mano la situazione, nella consapevolezza di una situazione economicamente difficile da gestire.
“Ci siamo dati tempo fino a primavera per trovare qualcuno”, spiega il direttore dell’Union des maisons de vins du Beaujolais, Pierre Gernelle, al portale francese “Vitisphere” (www.vitisphere.com), dopodiché, da giugno, la strada è tracciata: l’unione dei produttori del Beaujolais confluiranno nell’unione dei produttori di Borgogna, perché “è inutile moltiplicare le strutture, le cose potrebbero andare velocemente in questa direzione. Ovviamente, ci sarebbero rappresentanti dei sindacati di ciascuno dei due territori dopo la fusione - conclude Gernelle - non cambierebbe nulla in tal senso”. Nella logica di un’integrazione del Beujolais, in difficoltà da molto tempo, nella “grande Borgogna”, anche in virtù del fatto che moltissimi produttori hanno proprietà in entrambe le denominazioni.

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