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Il futuro del business mondiale del vino, fatto sempre più di esportazioni, tra mercati “maturi”, “stabili”, “in crescita”, “emergenti” e “nuovi emergenti”: ecco il borsino stilato dall’agenzia di ricerca inglese “Wine Intelligence”

Italia
Il borsino dei mercati di Wine Intelligence

Se il record delle esportazioni di vino italiano 2015 sembra ormai cosa fatta (si va verso i 5,4 miliardi di euro, +6% sul 2014 secondo Wine Monitor - Nomisma), è interessante, in vista della fine dell’anno, fare il punto sullo stato di salute dei mercati stranieri, da cui ormai dipende la metà del fatturato del sistema enoico del Belpaese, per capire dove e come muoversi in futuro. A farlo, tra gli altri, l’agenzia di ricerca inglese Wine Intelligence.
Secondo la quale sono piazze ormai “mature”, ovvero dove il mercato del vino è sostanzialmente saturo, se non in leggero declino, la stessa Italia, ma anche Francia, Spagna, Germania, Austria, Ungheria, Portogallo, Romania, Grecia, Slovenia, Cile e Argentina, quasi tutti Paesi che, peraltro, sono tra i primi produttori di vino al mondo.
Ci sono poi i mercati “stabili”, quelli in cui dopo anni di forte crescita stanno pian piano rallentando, che per Wine Intelligence sono il Regno Unito in primis, ma anche Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Belgio, Lussemburgo, Irlanda, Svizzera, in Europa, ma anche Australia e Nuova Zelanda.
La buona notizia, per i più importanti Paesi produttori, e per l’Italia in particolare, è che tra i mercati segnalati “in crescita”, dove il vino è ormai presente da anni e sta diventando sempre più un prodotto di largo consumo, ci sono gli Stati Uniti, già oggi mercato n. 1 del vino mondiale e dove, tra i vini stranieri, in testa per volumi e valori c’è proprio il Belpaese. E del gruppo fanno parte anche altri Paesi dove l’Italia del vino è ai vertici, come Giappone e Canada, oltre ad Hong Kong e Sudafrica.
E se questi sono, in certo senso, in “cavalli sicuri” su cui puntare per il futuro, c’è un nutrito gruppo di mercati, considerati ancora “emergenti”, dove il vino non è ancora un prodotto di massa e che fa parte della quotidianità dei consumatori, ma sta già mostrando, da qualche anno, un buona crescita e un grande potenziale, pur partendo da numeri relativamente bassi. Categoria di cui fanno parte, al netto di questioni politiche ed economiche, Cina, Russia e Brasile, ma anche Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia in Europa, Corea del Sud, Singapore e Taiwan in Asia, Colombia, Perù e Messico in Sudamerica, ma anche Angola, in Africa, ed Emirati Arabi Uniti, in Medio Oriente. E poi ci sono i “nuovi mercati emergenti”, quelli in cui il “vino è sostanzialmente ancora sconosciuto, ma da cui arrivano segnali interessanti”, spiega Wine Intelligence. Paesi come Malesia, Turchia, India, Vietnam, Filippine, Thailandia, Indonesia e Nigeria. Vere e proprie scommesse per il futuro del mercato del vino ...

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