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“Vogliamo fare dell’Amarone il driver del nostro riposizionamento verso l’alto e all’export”: così a WineNews Alessandro Marchionne, Ceo Genagricola, che ha acquisito 35 ettari (18 vitati) in Valpolicella. Focus - Tra vino, banche e assicurazioni...

Italia
Alessandro Marchionne, Ceo Genagricola

“Abbiamo puntato sulla Valpolicella e sull’Amarone perchè è uno dei più grandi vini italiani, tra i più forti all’estero, e che vogliamo farne il driver per il nostro riposizionamento verso la qualità e verso l’alto, rafforzando con coerenza la nostra presenza soprattutto al nord, dove già siamo in Piemonte e Friuli Venezia Giulia”. Così Alessandro Marchionne, ceo di Genagricola, la più estesa azienda agroalimentare italiana che fa capo a Generali Italia (2.400 ettari di cui 760 vitati, un fatturato totale di 46 milioni di euro, di cui 12 dal vino), commenta a WineNews la recente acquisizione di una tenuta con 35 ettari di terreno, di cui 18 a vigneto, a Grezzana, in Valpolicella.
“La nostra azienda oggi, che è prevalentemente a vocazione agricola, produce 4 milioni di bottiglie. Se le confrontiamo con il fatturato, è facile tirare fuori il prezzo medio dei nostri vini. E su questo vogliamo lavorare. Ecco perchè abbiamo scelto la Valpolicella e l’Amarone, per riposizionarci verso l’alto, e non solo come mix di prodotto. Oggi noi produciamo al 72% vini bianchi, e di questi oltre il 50% è Prosecco. L’Amarone, insieme al Valpolicella e al Ripasso, ci servirà per aumentare la quota di rossi, che è fondamentale anche per crescere all’estero, dove oggi facciamo solo il 35% del nostro fatturato enoico. Abbiamo avviato un percorso sulla strada della qualità, anche grazie alla consulenza di Riccardo Cotarella come enologo, e la scelta dell’Amarone, tra i migliori vini italiani ed uno di quelli di maggior successo nel mondo, è coerente con questo percorso. Puntiamo a farne uno dei migliori in circolazione”.
Non si tratta, sottolinea Marchionne, della classica strategia della grande azienda che punta ad ingloblare un marchio già affermato: “vogliamo partire con un progetto quasi da zero, che è molto complesso ma anche più stimolante. I 18 ettari di vigneti sono già produttivi, nel breve termine il potenziale è di 120.000 bottiglie, quindi non si parla di grandi numeri ma di alta qualità, anche se i margini di crescita, anche a livello di dimensioni, ci sono tutti. Ma quello che vogliamo fare è costruire un brand che ci aiuti a riposizionare tutto il nostro progetto vinicolo verso l’alto. E anche per questo uno dei tanti cantieri “interni” alla riorganizzazione di Genagricola che, ribadisco, è a vocazione prevalentemente agricola, è dedicato alla costruzione di una squadra specializzata nel ramo viti-enologico”.
Quindi, ad ora, non sono alle viste altre acquisizioni o investimenti in altri territori prestigiosi del vino italiano. “Neanche la Toscana che conosco molto bene per la mia esperienza di 7 anni in Agricola San Felice - sottolinea Marchionne - e per noi aver scelto la Valpolicella è coerente anche con l’idea del rafforzamento della nostra presenza al Nord”, visto che le Tenute di Genagricola, oltre alla nuova acquisizione, sono nel Monferrato con Bricco dei Guazzi, in Friuli con Torre Rosazza, Poggiobello e Borgo Magredo, in Emilia Romagna con Gregorina, in Veneto con Tenuta Sant’Anna, oltre che a Solonio (Lazio), ed in Romania, nella provincia di Arad (www.letenutedigenagricola.it).
“Inoltre, la nuova tenuta in Valpolicella, di cui stiamo studiando anche il nome - dice Marchionne - oltre ai vigneti e alla cantina, ha anche una piccola struttura ricettiva, sulla quale non stiamo pianificando progetti faraonici ma che, vista la vicinanza con Verona, per noi può diventare strategica come punto di ospitalità per i nostri clienti, importatori, e per i giornalisti”.
Insomma, un passo importante, quello di Genagricola in Valpolicella, nella strada sulla qualità intrapresa negli ultimi tempi, “e che ci ha già dato risultati lusinghieri prima di quanto ci aspettassimo, come testimonia l’inclusione del Pinot Grigio COF DOC 2014 Torre Rosazza come unico vino bianco italiano nella “Top 100” di “Wine Spectator””, conclude Marchionne.

Focus - I tanti investimenti in agricoltura e vino di assicurazioni, banche e finanza
Ma quella di Genagricola non è l’unica esperienza importante che vede grandi gruppi assicurativi o finanziari italiani investire in agricoltura, e nel vino in particolare. Un altro esempio è quello della già citata azienda San Felice, che fa parte del Gruppo Allianz (www.agricolasanfelice.it) e comprende le aziende di San Felice a Castelnuovo Berardenga, nel Chianti Classico (140 ettari vitati), Campogiovanni a Montalcino (14 ettari di vigneto) e Perolla in Maremma (nel territorio di Massa Marittima, 50 ettari di vigna).
C’è poi UnipolSai, con il marchio “Tenute del Cerro”, composto da 300 ettari vitati e divisi tra La Poderina a Montalcino, la Fattoria del Cerro a Montepulciano e la Tenuta di Monterufoli a Pisa, in Toscana, Còlpetrone a Montefalco e Montecorona ad Umbertide, in Umbria e Tenuta L’Arbiola, in Piemonte).
Mps Tenimenti Spa conserva (www.mpstenimenti.it), ancora, tra i suoi asset quello viticolo, rappresentato dalla tenute Chigi Saracini (753 ettari complessivi dei quali 65 coltivati a vigneto) e Poggio Bonelli (57 ettari di cui 18 a vigneto), entrambe a Castelnuovo Berardenga in Toscana. La Banca Mps Siena, nel 2008, ha ceduto la piemontese Fontanafredda (storico produttore di Barolo e Barbaresco), di cui era proprietaria dal 1932, alla Fondazione Mps, che, a sua volta, ha poi lasciato la maggioranza delle azioni ad Oscar Farinetti, il “magnate” del wine & food made in Italy, già presente nella cordata.
Fa parte del patrimonio del Fondo Pensioni per il Personale Cariplo, ancora, l’Azienda Agricola Trequanda (www.azienda-trequanda.it), nella zona della Doc Orcia in Toscana (1.200 ettari complessivi, 60 dei quali vigneto). Fondo Pensioni Cariplo che è anche socio unico della Società Azienda Agricola Pucciarella, con sede operativa a Magione (Perugia), nella Denominazione Colli del Trasimeno (di cui commercializza oltre il 25% delle bottiglie totali), con 76 ettari vitati, di cui 55 di proprietà (che nell’arco di 3 anni diventeranno 61), e 21 in affitto da terzi.
Perchè se è vero che assicurazioni banche e fondi pensione ed agricoltura sono attività diversissime, esistono però dei fattori comuni. Per esempio, l’approccio a lungo termine sia per le assicurazioni che per l’agricoltura, “seminare” oggi per progettare ricavi futuri. E poi c’è il senso del ciclo, quello assicurativo, e quello delle stagioni, che ha sicuramente un impatto maggiore sul settore agricolo, ma in entrambi i casi serve a ridurre i rischi.

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