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Un vino più naturale e buono possibile grazie a “Il Vigneto ed il Supporto dei Naturalisti”, il nuovo progetto messo in campo da VinNatur, guidata da Angiolino Maule, che chiama a supporto della vigna biologi, botanici ed entomologi

Tanta più varietà di flora e di fauna (soprattutto insetti) ci sono in un vigneto, tanto è meglio, perchè una maggiore biodiversità è sintomo di un equilibrio che può solo giovare alla vigna e, di conseguenza al vino. Ecco, in estrema sintesi, l’idea alla base del progetto di ricerca “Il Vigneto ed il Supporto dei Naturalisti”, nuova avventura intrapresa da VinNatur (www.vinnatur.org), l’associazione guidata da Angolino Maule che, dal 2006, ha unito oltre 140 piccoli produttori di “vino naturale” d’Italia e d’Europa, collaborando con Università e Centri per la Sperimentazione che hanno dato vita a progetti di ricerca nei quali sono coinvolte direttamente le aziende associate. Come questo, che è la prosecuzione di “Fertilità Biologica dei Terreni”, progetto triennale avviato nel 2014 i cui risultati sono stati presentati nei giorni scorsi a Scandicci. Dove esperti come l’agronomo Ruggero Mazzilli, fondatore della Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile di Panzano in Chianti, ha approfondito il tema delle pratiche e delle metodologie per arrivare ad un equilibrio vegeto-produttivo, senza tralasciare la fertilità biologica di ogni suolo, e presentato una serie di sperimenazion sugli “induttori di resistenza” che possono aiutare le viti a rinforzare le proprie difese naturali e quindi ad affrontare più efficacemente patologie e stress. E dove Stefano Zaninotti, agronomo e responsabile del team di esperti del gruppo “Vitenova vine wellness” ha presentato i primi risultati del progetto Vinnatur, da cui sono emerse criticità dei terreni da affrontare “dovute soprattutto ad una scarsa respirazione o ad un’attività microbiologica discontinua, o alterata da errate pratiche agricole”, ma anche alcune misure per intervenire in questo senso.
Aspetti che il nuovo progetto di ricerca di VinNatur continuerà ad indagare, aggiungendo elementi nuovi, però.“In primis vi è l’approccio al vigneto quale sistema complesso, che possiede una biodiversità determinata dalle interazioni che si vengono a creare fra la fauna, la flora, il suolo - spiega una nota - e il bilancio naturale dell’ambiente. Maggiore è la biodiversità che caratterizza il sistema, maggiore è il suo potenziale e maggiori sono il suo equilibrio e la sua capacità di auto-regolarsi. Questo significa maggiore salute. Da qui nasce la necessità di monitorarne lo stato e studiare il modo di incrementarne la biodiversità”.
Da qui l’idea di misurare la fertilità di un terreno attraverso vari indici, fra i quali i più importanti risultano essere la biomassa e il quoziente di respirazione, come spiegato dalla biologa Irene Franco Fernandez, ma anche di guardare alla flora come indicatrice di qualità dell’ecosistema vigneto, come sottolineato dal botanico Cristiano Francescato, così come alla fauna, soprattutto osservando la varietà di famiglie di insetti che colonizzano il terreno, ha sottolineato l’entomologa Costanza Uboni.
“Con questo nuovo progetto, ribadiamo ancora una volta la nostra scelta di collaborare con la scienza, perché riteniamo che questa sia la via maestra per poter conoscere e di conseguenza calibrare i nostri interventi in vigna - ha detto il presidente VinNatur, Angiolino Maule - in modo da ritrovare nel calice ciò che le radici delle viti hanno potuto raccogliere e trasformare, ottenendone un vino naturale, il più possibile sano. Si tratta di iniziative impegnative, sia in termini di energie che di costi per la nostra associazione, ma secondo noi praticare una viticoltura sana e sostenibile per l’ambiente e per l’uomo, è possibile. Noi ci crediamo. E crediamo che diffondere cultura, fra i produttori nostri soci e fra gli appassionati di vini, sia fondamentale perché i primi producano e i secondi consumino con consapevolezza”.

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