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Brunello, nel 2016, 50 anni di Doc … con cinque tra i maestri più quotati della scena artistica contemporanea che dall’Italia guarda al mondo: Sandro Chia, Bertozzi & Casoni, Pino Deodato, Gian Marco Montesano e Mimmo Paladino

Un anno importante, il 2016, per il Brunello di Montalcino, ma anche un’occasione per ricordare e celebrare un traguardo fondamentale ed il punto di svolta per la produzione enoica del territorio. Era il 28 marzo del 1966, quando, con il Decreto del Presidente della Repubblica veniva riconosciuta, al Brunello di Montalcino, la Denominazione di Origine Controllata. E, per festeggiare i primi 50 anni della Doc, il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino ha deciso di coinvolgere personalità importanti del mondo dell’arte e della cultura. Che il vino non sia una semplice bevanda ma una cultura carica di significati e valori complessi, sia simbolici che intellettuali, è un fatto del tutto assodato. La vite, l’uva ed il vino fanno parte sia delle tradizioni religiose pagane sia delle celebrazioni liturgiche e sono dunque onnipresenti nelle opere d’arte.
Il palcoscenico del magico e suggestivo incontro tra arte, cultura e vino sarà Benvenuto Brunello 2016, evento di Montalcino tutta dedicata al “re” del Sangiovese, quando i protagonisti, oltre al Brunello 2015, saranno i cinque tra i maestri più quotati e importanti della scena artistica contemporanea che dall’Italia guarda al mondo: Sandro Chia, che a Montalcino vive e produce Brunello al Castello di Romitorio e che ha fatto da portavoce del progetto, Bertozzi & Casoni, Pino Deodato, Gian Marco Montesano e Mimmo Paladino.
Se per il momento il progetto risulta essere assolutamente “top secret”, si può dire che le opere che i “magnifici cinque” creeranno - ispirandosi al Brunello ed a quella che da tutti, enologi ed esperti, è stata definita una delle vendemmie migliori degli ultimi anni - andranno a concretizzarsi in un’immagine simbolo della capacità creativa di un’intera cultura territoriale, locale e nazionale , come insieme complesso, che concorre alla creazione di qualche cosa di unico, il Brunello, una sorta di opera d’arte a suo modo.
Il risultato della collaborazione dei cinque artisti verrà riproposto su delle etichette speciali e su un catalogo dedicato alla ricorrenza, biglietto da visita che accompagnerà il Consorzio del Brunello anche in ogni attività promozionale del 2016.

Focus - Gli artisti per i “50 anni della Doc del Brunello” nel 2016: Sandro Chia, Pino Deodato, Bertozzi & Casoni, Gian Marco Montesano, Mimmo Paladino 
Sandro Chia
Nato a Firenze nel 1946 a formatosi a Firenze all’Accademia di belle arti, ha viaggiato in India, in Turchia e in Europa, prima di stabilirsi a Roma nel 1970. Inizialmente orientato verso l’arte concettuale, a metà degli anni Settanta Chia si è accostato alla figurazione, emergendo tra i protagonisti della transavanguardia. Dal 1981 si è trasferito a New York, lavorando tra gli Stati Uniti e l’Italia. Ha elaborato un linguaggio ironico e allusivo, ricco di riferimenti all’arte rinascimentale e ai movimenti artistici della prima metà del Novecento. Ha realizzato opere di grande formato, caratterizzate dall’uso di impasti cromatici corposi e accesi e da un segno pittorico forte e dinamico, frequentemente popolate da eroiche figure maschili che tornano anche nelle sculture in bronzo, spesso dipinte in colori vivaci. Ha esposto le sue opere in importanti rassegne e in numerose personali (1983, New York, S. R. Guggenheim Museum; 1984, New York, Metropolitan museum of art; 1984 e 1988, Biennale di Venezia; 1992, Berlino, Nationalgalerie; 1995, Roma, Villa Medici; 1997, Siena, Magazzini del sale; 2000, Trento, Galleria civica di arte contemporanea; 2002, Firenze, Palazzo Pitti; 2003, Milano, Spazio Bisazza; 2006, San Josè, Costa Rica, Klaus Steinmetz Arte moderna; 2007, Pietrasanta, duomo di Sant’Agostino; 2009-10, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna).
Pino Deodato
Il cammino nell’arte di Pino Deodato è iniziato a Nao di Jonadi (Vibo Valentia), dove è nato nel 1950 e dove compie i primi studi, conseguendo la maturità artistica a Vibo Valentia. Subito dopo, nel 1969, la decisione di andare a Milano, a studiare all’accademia di Brera. Intanto, nel capoluogo lombardo Pino viene a contatto con i maggiori esponenti dell’arte milanese tra cui Paolo Baratella e Giangiacomo Spadari, del quale diventerà assistente. In quegli stessi anni conosce l’ambiente artistico francese, avvicinandosi a importanti maestri come Gerard Guyomard, Ivan Messac e lo spagnolo Arrojo. Erano, gli anni Settanta, quando Deodato sviluppa le sue creazioni artistiche che porta in giro per l’Italia. Contemporaneamente, in un frenetico e fecondissimo periodo di profonda ispirazione, i suoi quadri vengono ospitati in diverse città italiane. Tra gli anni ’70 e i primi anni ’80 l’artista, da solo o con altri, realizza molti murales con al centro tematiche legate al sociale e al desiderio di cambiamento. Su quel filone si è dipanata, dagli anni ’90 la sua espressione artistica, fatta di quel realismo magico che trova ispirazione nelle pieghe della sua memoria. Un percorso caratterizzato da quadri che sono delle vere e proprie metafore dalla vita. Metafore, allegorie, attraverso cui Deodato continua a narrare la storia dell’uomo, un viaggio fatto di successi ma anche di sconfitte e delusioni, di piccole gioie ricavate dall’album della propria esistenza, di introspezione e di voglia di lottare, nonostante tutto, per conquistarsi quello spazio che ciascun individuo ha - deve avere - nell’universo.
Bertozzi & Casoni
Bertozzi & Casoni è una società fondata nel 1980 a Imola da Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) e da Stefano Dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna, 1961). Gli artisti si sono formati a Faenza, uno dei centri più importanti e raffinati per la produzione della ceramica. Appena terminati gli studi, Bertozzi e Casoni frequentano l’Accademia di Belle Arti di Bologna, fondano una società diventando i protagonisti di un nuovo modo di fare arte attuale attraverso le ragioni della tecnica tradizionale inventando, in sostanza, una “nuova ceramica” contemporanea. Abilità esecutiva e distaccata ironia caratterizzano già le loro prime creazioni in sottile maiolica policroma. Importante è la collaborazione (1985-1990) con la Cooperativa Ceramica di Imola dove lavorano come ricercatori nel Centro Sperimentazioni e Ricerche sulla Ceramica. Negli anni Ottanta il virtuosismo esecutivo raggiunge nuovi apici tra opere scultoree, intersezioni con il design e realizzazioni di opere di affermati artisti italiani ed europei: Arman e Alessandro Mendini, tra gli altri. Nel 1990 creano fontane e grandi sculture per un intervento urbano a Tama, un nuovo quartiere di Tokyo. La critica e le più importanti gallerie d’arte nazionali e internazionali si interessano al loro lavoro. Le loro sculture - simboliche, irridenti e pervase da sensi di attrazione nei confronti di quanto è caduco, transitorio, peribile e in disfacimento - sono diventate icone internazionalmente riconosciute di una, non solo contemporanea, condizione umana. Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale, Bertozzi e Casoni indagano i rifiuti della società contemporanea non escludendo quelli culturali: da quelli del passato a quelli delle tendenze artistiche più vicine.
Gian Marco Montesano
Nato a Torino nel 1949, vive e lavora fra Parigi, Trento e Bologna. La sua carriera si divide tra arte, scrittura e regia di teatro. Dagli anni ‘70 presente sulla scena artistica, è stato invitato alla Biennale di Venezia nel ‘93. Ha tenuto mostre in importanti spazi pubblici e privati internazionali. Gli è stata dedicata una vasta personale in sede pubblica nel 2003 a Torino, a cura di Luca Beatrice e Guido Curto, promossa dalla Regione Piemonte. Hanno scritto di lui intellettuali e critici, da Jean Baudrillard a Toni Negri a Achille Bonito Oliva. Se all’inizio della sua carriera le opere erano riproduzioni di Madonne, ex voto e di immagini sacre, che Montesano ingrandisce e rivisita in chiave postmoderna, rifacendosi alla bella tradizione della pittura popolare, il suo lavoro si presenta frequentemente come un viaggio all’indietro nei luoghi della memoria e della storia italiana. indagando la storia ed il passato, Montesano rilegge gli anni drammatici e cruciali della formazione dell’Europa nel corso del secolo XX fino al momento della sua crisi.
Mimmo Paladino
Mimmo Paladino nasce a Paduli (Benevento) nel 1948 e lavora oggi tra la sua terra d’origine e Roma. È uno dei rappresentanti più affermati della Transavanguardia, movimento teorizzato nel 1980 dal critico Achille Bonito Oliva che esplode nella sezione “Aperto” della Biennale di quell’anno: gli artisti rivendicano un ritorno alla pittura a scapito della smaterializzazione voluta dal Minimalismo e Concettualismo. L’esperienza di Paladino si evolve negli anni Ottanta unendo al linguaggio astratto una rinnovata attenzione per il figurativo. Nel 1964, visitando la Biennale di Venezia, riceve una forte impressione dagli artisti Pop americani. Attraverso densi riferimenti al mito e sviluppando immagini archetipiche postula un’arte dal sapore arcaico, mediterraneo, onirico, che ha come perno il tema della memoria e del frammento. Le sue statue sono icone, maschere antiche, geometrizzanti, quasi un alfabeto di segni che tornano in maniera ciclica. Paladino si dedica, oltre che alla pittura e alla scultura, anche all’incisione: l’acquaforte, l’acquatinta, la linoleografia, la xilografia. Interviene poi sul territorio, con installazioni per chiese, piazze e palazzi. Altro luogo privilegiato è il teatro per il quale svolge un’attività intensa di scenografo (sovente in coppia con Mario Martone) che gli frutta il premio Ubu per l’Edipo a Colono. Si cimenta anche nel cinema.

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