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“Aumento del potenziale produttivo, crescita della notorietà del marchio e del valore aggiunto, migliorare distribuzione nazionale ed export”: il futuro del Trentodoc, il metodo classico di montagna, secondo il presidente dell’Istituto, Enrico Zanoni

Italia
Enrico Zanoni, alla guida dell'Istituto Trentodoc

Aumentare il potenziale produttivo, cosa che il territorio rende possibile, e che non è ancora al massimo; far crescere la notorietà del marchio; allargare la distribuzione, come sta avvenendo, in tutta Italia e anche all’estero (soprattutto Usa e Giappone), e puntare sull’aumento del prezzo medio, come già successo grazie alla crescita di riserve e millesimati che vanno ancora meglio dei prodotti di base, comunque in aumento: ecco le strategie di crescita per il Trentodoc, raccontate a WineNews da Enrico Zanoni, presidente dell’Istituto che tutela le “bollicine di montagna”, vertice qualitativo di una spumantistica trentina che, con 8,5 milioni di bottiglie prodotte ogni anno e 7 milioni vendute, valgono ormai 70 milioni di euro, sui 100 stimati di tutta la spumantistica del territorio, e che con “Trentodoc: Bollicine sulla Città”, porta il metodo classico “locale” ogni angolo della città (da oggi al 13 dicembre, www.trentodoc.it).

“Trentodoc è sinonimo di spumantistica metodo classico di eccellenza - spiega Zanoni - che vede nel Trentino il suo tratto distintivo, nel payoff “bollicine di montagna” si dice proprio che è la montagna che fa la differenza. Chardonnay e Pinot nero, che sono i due varietali più diffusi per la nostra spumantistica, vedono in questo ambiente ed in questo microclima delle condizioni ottimali per esprimere l’eccellenza, e poi dalla nostra abbiamo una storia che dice che già dall’inizio del Novecento si produce un metodo classico di qualità”.

Un distretto, quello dello spumante metodo classico trentino, che negli è cresciuto, come raccontano i numeri. “Numeri che sono ormai certificati, perché finalmente abbiamo un osservatorio strutturato - aggiunge Zanoni - che dice che nell’ultimo anno sono state prodotte 8,5 milioni di bottiglie, di cui 7 vendute, con una crescita media, negli ultimi anni del 6%. Ed è interessante sottolineare che le Riserve ed i millesimati sono cresciuti del 13%, quindi più del prodotto base, segno che il mercato ci riconosce un valore aggiunto legato alla qualità dei nostri prodotti. Mercato che ha una quota di export che è arrivata al 20% del totale, per un valore complessivo molto vicino ai 70 milioni di euro, ed in crescita, come del resto il valore medio della bottiglia proprio grazie alla crescita delle riserve e dei millesimati”.

Ma si può crescere ancora, dice Zanoni. “Innanzitutto il territorio ha una produzione di Chardonnay di qualità, adatto alla spumantizzazione di metodo classico, che garantisce ampie possibilità di crescita, visto che non siamo ancora al massimo del potenziale produttivo. Poi, di certo va aumentata la notorietà del marchio Trentodoc, ma anche della distribuzione, e su questo stiamo lavorano: oggi abbiamo 43 produttori, che sempre più, da una distribuzione provinciale o regionale, stanno allargandosi a tutto il territorio nazionale, e già questo è un dato importante. E poi ci sono anche alcuni produttori che sempre più presenti nei mercati internazionali, su cui puntiamo molto, in particolare negli Usa (ma anche in Giappone), dove abbiamo in atto un importante progetto finanziato con l’Ocm, per coltivare una crescita dell’export che, come detto, ormai è il 20% del nostro business, e che è cresciuto più di quanto ci aspettassimo. C’è da fare tanto - conclude Zanoni - ma le prospettive e le potenzialità per migliorarci ci sono tutte”.

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