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In treno o in aereo, viaggiare con un buon bicchiere di vino, ormai è ben più che un capriccio per pochi: in Uk è boom sulle carrozze di ritorno da Londra, e per le compagnie aeree una buona offerta enoica è diventata una vera leva competitiva

Se non mancano, ormai da anni, luoghi gourmet in stazioni o aeroporti, d’Italia e del mondo, dove trasformare l’attesa per la partenza di un viaggio in un’esperienza di gusto di altro livello, anche in treno o in aereo, viaggiare con un buon bicchiere di vino, ormai è ben più che un capriccio per pochi. In Inghilterra, come racconta l’edizione online del “Daily Mail” (www.dailymail.co.uk), i consumi di vino in treno sono aumentati del 15% negli ultimi 12 mesi, concentrati principalmente nei venerdì pomeriggio, quando i lavoratori della City tornano a casa per l’ultimo viaggio della settimana, e si concedono un bicchiere di Merlot o Sauvignon Blanc, magari da fotografare e postare sui social.
Secondo i dati della Great Western Railway, sui treni da Londra le vendite di bottiglie e mezze bottiglie di vino sono passate da 59.000 a 68.000 nell’ultimo anno (+15%), e anche i numeri della Virgin Trains confermano questa tendenza, con 73.000 bicchieri di bianco, rosso e rosé serviti nello stesso periodo in prima classe, cui vanno aggiunti i 21.000 bicchieri consumati in seconda classe. Infine, Marks & Spencer ha registrato un aumento delle vendite di bicchieri di vino preconfezionati del 12%, negli ultimi 12 mesi, nei punti vendita vicini alle stazioni ferroviarie.
E in aereo? In volo non è certo una novità che l’offerta enoica stia diventando sempre più ricercata. Di nuovo, semmai, c’è che, nonostante fusioni ed acquisizioni, la concorrenza sui cieli resta a dir poco agguerrita, e si gioca principalmente sull’offerta premium, con il vino che diventa una vera e propria leva competitiva. Come spiega “Wine Spectator” (www.winespectator.com), infatti, chi viaggia in business, dietro alle esigenze di calendario, guarda immediatamente agli “extra”, dalla tecnologia al cibo, passando ovviamente per il vino.
“I viaggiatori abituali - racconta al magazine Usa Ken Chase, il consulente enoico di American Airlines - sono super tecnologici, buone forchette e sempre più esperti di vino”. “La gente - aggiunge Joshua Lemeshow, analista del settore aeronautico - ha bisogno di sentirsi in qualche modo coccolata e a proprio agio”. Ecco perché, nell’ultimo decennio, sommelier e Master of Wine sono sempre più ricercati dalle compagnie aeree che, però, li mettono di fronte ad un lavoro di selezione durissimo. Un aereo, infatti, non è un ristorante, la capacità di stoccaggio è pressoché inesistente, e l’offerta non può che essere ristretta. Diventa difficilissimo, così, “indovinare” i vini giusti capaci di accontentare la maggioranza della clientela. Ed ancora più difficile è accontentare i viaggiatori abituali, con una carta che, in media, viene cambiata al massimo tre volte l’anno.
Per qualcuno, come il sommelier svizzero Paolo Basso, non basta, tanto che ha già chiesto ad Air France, con cui collabora, di ruotare i vini almeno una volta ogni due mesi. Poi, ci sono da tenere in conto altre due variabili fondamentali: per prima cosa, in alta quota le percezioni gustative cambiano molto, e allora certi vini, specie i rossi più tannici ed i bianchi più acidi, vanno evitati; quindi, attenzione alle quantità prodotte, perché la Emirates, ad esempio, in un anno ha stappato 750.000 bottiglie, e non sono molti i produttori capaci di produrre così tante bottiglie di qualità, e ad averle disponibili ogni sei mesi. Ovviamente, al cambiare delle abitudini, cambia anche il ruolo di steward ed hostess, con la nascita di una nuova figura professionale, lo Sky Sommelier: la Delta, compagnia di punta negli Stati Uniti, ha inserito uno speciale corso per sommelier tra i corsi di formazione del proprio personale, ed oggi i sommelier d’alta quota sono già 1.800, con 1.200 in attesa di affrontare l’esame finale. Un percorso intrapreso anche da altre grandi compagnie, come Qantas Airways e Singapore Airlines.

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