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Guardia alta sul passaggio dal sistema dei diritti di impianto dei vigneti a quello delle autorizzazioni dal 1 gennaio 2016. Tra prezzi “fuori mercato”, incertezza nella gestione futura e non solo, sottolinea Domenico Zonin (Uiv-Unione Italiana Vini)

Dal 1 gennaio 2016 cambia il sistema che governa la dimensione del vigneto Italia, poiché si passerà dal sistema dei diritti di impianto a quella delle autorizzazioni. Ma c’è caos ed incertezza su molti fronti, come sottolinea Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), che, sulle pagine de “Il Corriere Vinicolo - Vite” (www.uiv.it), riporta l’attenzione su un tema da tempo caro all’organizzazione. In estrema sintesi, sostiene Zonin, ci sono troppi elementi di incertezza sui quali tenere alta l’attenzione. Intanto sul fronte del mercato dei diritti di impianto, che sarà possibile vendere fino al 31 dicembre 2015, non è arrivato quell’effetto calmieratore sui prezzi che ci si aspettava, soprattutto dopo il decreto del Ministero delle Politiche Agricole che apriva alla possibilità di vendere i diritti anche fuori Regione. Si parla di diritti di impianto su 40.000 ettari non utilizzati, che chi ha, però cerca di vendere fino all’ultimo “a prezzi fuori mercato”, elevatissimi (spesso sopra i 10.000 euro ad ettaro, in zone dove due anni fa le quotazioni erano sui 3-4.000 euro, come spiega la buona inchiesta del giornale dell’Unione Italiana Vini), pur correndo il rischio di ritrovarsi in mano un titolo che, di fatto, tra poco meno di tre mesi, non varrebbe quasi più niente, visto che, dal 1 gennaio 2016, non sarà più possibile vendere o cedere a terzi i diritti detenuti, ma solo convertirli in autorizzazioni entro il 2020, dopodiché, se non venisse fatto, saranno persi per sempre.
Altro aspetto sottolineato da Zonin, il fatto che anche sulle future autorizzazioni per far crescere il vigneto Italia al ritmo dell’1% massimo all’anno come previsto dalla direttiva Ue (si parla di 6.500 ettari di vigneti su un totale di 650.000), c’è qualche ombra, perché benché il Ministero si sia espresso chiaramente per una gestione a livello nazionale del plafond (e con un sistema semplice di assegnazione pro rata fra le imprese richiedenti), diverse Regioni premono per una suddivisione ed una gestione a livello locale, che complicherebbe ulteriormente un iter burocratico già non semplicissimo. Aspetto questo, però, sui cui Zonin dice chiaro e tondo che “non tollereremo alcuna modifica”.
Fondamentale, secondo il presidente Uiv Domenico Zonin, poi, sarà approfittare della verifica di mid-term della Pac, prevista attorno al 2017, per reinserire nel dibattito anche la questione delle autorizzazioni in modo da migliorarne la gestione, perché, secondo Zonin, il compromesso della crescita dell’1% fino al 2020 raggiunto a livello europeo, dopo la “paura” per gli effetti di una liberalizzazione totale del sistema dei diritti di impianto, se da un lato ha salvato almeno in parte l’Italia dall’erosione della sua superficie vitata, dall’altro non è sufficiente in una prospettiva di crescita di produzione per far fronte alle richieste dei mercati mondiali.
Insomma, le incognite sul campo nel governo del vigneto Italia sono davvero molte, e in un mondo che si evolve ad una velocità vorticosa non è concesso né di tentennare né di abbassare il livello di attenzione.

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