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Il Prosecco in Uk non sfonda in fascia premium del mercato on trade: in ristoranti, wine bar e gastropub è ancora lo Champagne il re delle bollicine. Così il report “Looking forward to Christmas” Liberty Winest (distributori di riferimento on trade)

Italia
Il Proseccco in Uk non sfonda nella fascia premium on trade, dove domina Champagne

Le bollicine del Prosecco, negli ultimi anni, hanno conquistato il palato dei wine lover di tutto il mondo, specie degli inglesi, tanto da far parlare, spesso e volentieri, del sorpasso dello spumante veneto sullo Champagne. I dati, del resto, parlano chiaro, e sottolineano anche un calo generale dei consumi enoici nel 2014. Il panorama, però, cambia sensibilmente se si prende come riferimento la fascia top del mercato, ossia quella dei consumi premium on trade (ristoranti, wine bar, gastropub, pub con un’ampia offerta di vino e con prezzi che partono da un minimo di 20 sterline a bottiglia), come racconta il report “Looking forward to Christmas” di Liberty Wines (tra i distributori di riferimento per l’on trade, con più di 400 etichette del Belpaese, www.libertywines.co.uk), focalizzato sul 2014 e, in maniera particolare, sul mese di dicembre, quando in media si consuma il 20% di vino in più degli altri mesi dell’anno. Si scopre così, dall’analisi del magazine “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), che nel 2014 le vendite nel settore sono aumentate del 17,9% in volume e del 10,2% in valore sul 2013, e a dicembre il 64% del consumo di spumante è stato assorbito dallo Champagne, con una crescita del 22,2% in quantità e del 52,4% in valore sullo stesso mese, mentre il Prosecco si è dovuto accontentare di una quota decisamente inferiore. Rimanendo sugli sparkling, il dato generale del 2014 parla di una quota sul mercato on trade dello Champagne del 57%, con il Prosecco al 17%, ma la forbice si allarga, come detto, sulla fascia premium, con lo Champagne che passa al 72%, ed il Prosecco che scende al 13%.
Numeri che lasciano interdetti, quelli di Liberty Wines, ma che si spiegano con una sostanziale differenza di approccio del consumatore britannico: ciò che vale per l’off trade, e quindi per le vendite allo scaffale, dove il Prosecco non conosce rivali, non vale al ristorante, dove lo Champagne regna ancora indiscusso. Quello che conta di più, specie nel momento topico per le vendite enoiche, ossia il periodo di Natale, sono però il territorio ed il nome, con i wine lover che cercano la rassicurazione di ciò che conoscono bene, specie della Francia, da Bordeaux alla Borgogna, unico Paese che ha visto crescere la propria quota di mercato nel 2014, con un +30,7% sullo stesso mese del 2013. Non fa male l’Italia, anche se la varietà più performante sotto Natale è stata il Pinot Noir, sia dalla Francia che dalla Nuova Zelanda, che ha spinto la quota delle vendite di dicembre all’11% sul totale 2014.


Focus - Il Prosecco cambia disciplinare

Il Prosecco Doc cambia il disciplinare. Tra le proposte di modifica approvate dal Mipaaf anche quella relativa al taglio del 15% delle uve, cui da ora in poi potranno essere inseriti anche vitigni chardonnay, pinot bianco, pinot grigio e pinot nero, provenienti dalla zona di produzione delimitata, ma non presenti nello stesso ambito aziendale del Glera. Oltre a questo anche il passaggio di resa di uva in vino dal 70 al 75% e l’introduzione della previsione “riserva vendemmiale” nelle annate particolarmente favorevoli.

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