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In Francia 173 viticoltori di Bordeaux si uniscono contro la Tav Bordeaux-Tolosa: a rischio il futuro del Sauternes, con la Tgv che dovrebbe passare sulla valle del Ciron, l’affluente della Garonne che ha un ruolo fondamentale nel microclima locale

Se in Italia il movimento No Tav, in Val di Susa, esiste già dagli anni Novanta, in Francia adesso unisce sotto la stessa lotta 173 viticoltori di Bordeaux, minacciati dal via libera del Governo Hollande alle nuove linee ferroviarie ad alta velocità (Tgv) Bordeaux-Tolosa e Bordeaux-Dax (di cui Winenews ha già parlato nei mesi scorsi). I promotori, tra cui la Sncf, la rete ferroviaria transalpina, assicurano che nemmeno una vite verrà strappata alla sua terra. Ma il problema è un altro: la linea superveloce dovrà passare per la valle in cui scorre il Ciron, un affluente della Garonne, un torrente che, secondo i viticoltori, ha un ruolo fondamentale per il locale microclima. Così la minaccia su alcune delle blasonatissime produzioni locali, tra cui il celebre Sauternes, con il mitico Château d’Yquem.
“Il treno ad alta velocità rischia di modificare la circolazione delle falde acquifere che formano il torrente - avverte Xavier Planty, presidente dell’organismo di difesa delle Aoc di Sauternes e Barsac - e sarebbe catastrofico”. Il suo ragionamento è semplice: l’acqua fredda del torrente Ciron, gettandosi in quella più calda della Garonne, produce al mattino una nebbiolina sottile che crea il microclima perfetto per le uve del Sauternes. “Se tutto questo viene meno - continua Planty - sarà la fine delle nostre Aoc. Esigiamo dalla Sncf che non ci sia impatto sulle nostre viti. Danno da vivere a 2.000 persone. Per noi è una negazione della democrazia, una decisione stalinista”.
Per giustificare i nuovi Tgv, il governo Hollande evoca la necessità di collegare il più presto possibile il versante del sud-ovest Atlantico con Parigi (tra la capitale e Tolosa, ad esempio, ci vorranno circa tre ore contro le oltre cinque attuali) ma anche rendere più veloci le tratte con la Spagna. Molti sono sicuri che l’ambizioso progetto, il cui costo stimato è di 8,3 miliardi di euro, consentirà di sviluppare crescita e occupazione in tutto il territorio.
Ma c’è chi si oppone drasticamente, puntando il dito contro una linea inutile, non redditizia e insostenibile per i conti pubblici, come dimostrerebbero un rapporto della Corte dei Conti e un’inchiesta pubblica sottoscritta da 14.000 persone.

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