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“L’entusiasmo dei riti di Dioniso e chiesto da Gesù ai suoi discepoli con il vino, è lo stesso che oggi ci portiamo dietro in Europa quando parliamo di vino”. Così Philippe Daverio a “Enologica 2015”. “Italia consideri anche i vitigni beni culturali”

Italia
Philippe Daverio

“L’entusiasmo che si raggiungeva anticamenti nei riti di Dioniso con la danza e con il vino e quello chiesto da Gesù ai suoi discepoli nell’Ultima Cena con il vino al centro, è lo stesso con cui oggi l’Europa parla dei suoi vini. È fuori moda, ma sono un europeista: meglio che essere localisti puri. Ma l’Europa non ha ancora trovato una parola che la unifichi: per me dovremmo definirla “un consorzio di popoli basato sul vino. E anche il mondo arabo ci è vicino: anticamente beveva vino. Il racconto delle “Mille e una notte” è pieno di vino e di rapporti d’amore”. Così il celebre critico d’arte Philippe Daverio, oggi a Montefalco, ospite d’onore per parlare di vino, arte e territorio, ad “Enologica 2015”, la storica kermesse dedicata al Sagrantino di Montefalco.
Per Philippe Daverio, l’Italia possiede il segreto per campare in modo decoroso: “la qualità della vita. Oggi si discute molto dell’indice di ricchezza, di prodotto nazionale, di Pil. Ma da solo non basta, senza la qualità della vita. E noi ne siamo portatori positivi, e abbiamo l’obbligo di diffondere questo”. E la qualità della vita, certe volte, passa anche dal piacere di bere un buon bicchiere di vino, “che da alimento, oggi si è trasformato in un bene culturale”, ricorda il critico, sottolineando che “in Italia siano abituati a pensare che i beni culturali siano solo i quadri. Ma non è così: anche i vitigni sono beni culturali. E lo sono per la loro storia legata indossolubilmente a quella italiana. Ma la connessione tra storia e vino inizia solo ora ad esser veramente considerarta in Italia. Oggi tutti sono capaci di essere eccelenti. Come si fa a batterli? Con l’unicità. Vorrei incitare il più possibile l’Italia a puntare sulla sua unicità, tra i cui parametri c’è anche la storia dell’alimentazione. Dobbiamo avere il coraggio di considerare ciò un dato politico, per “un grande restauro” del territorio italiano”.
Per fare un esempio calzante, pensiamo a Montefalco, dove oggi ad il celebre critico è stato accolto come una star, alla kermesse promossa dal Consorzio del Sagrantino e dal Comune di Montefalco, che insieme rappresentano una case history di unione privato-pubblico per la promozione del territorio. “Montefalco - ha detto Daverio - ha meno abitanti di un grattacielo di Shanghai. Ma quello è noioso, mentre qui una piccola comunità di 5.700 persone, che sopravvive nella globalizzazione, ha una storia ricca ed incredibile. È vero che il vino si può fare in tutto il mondo: ma in Cina Montefalco non c’è, e il rapporto tra sapore e territorio è un rapporto perfetto. Dio ha avuto l’intelligenza di far produrre foie gras e Sauternes nella stessa parre del mondo ...”. Ed ecco perché, secondo il celebre critico, in riferimento alla mission dell’Italia di diffondere il segreto della qualità della vita, “un nostro compito etico è convertire un cinese a bere un bicchiere di Sagrantino: chi lo fa ha compiuto un’opera pia, visti anche gli storici legami di questo vino con San Francesco. E meglio lo faccia un abitante di qui, che un enologo di un altro Paese”.

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