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Santa Sofia, una delle realtà storiche della Valpolicella, investe ancora nel suo territorio: ai 24 ettari nella Valpolicella Classica già di sua proprietà, ne ha appena aggiunti altri 45 nel comune di Grezzana

La Valpolicella è uno dei territori più importanti del vino italiano, e tra le cantine più storicamente radicate c’è chi investe ancora: è il caso di Santa Sofia, a Pedementone, della famiglia Begnoni, che ai 24 ettari nella Valpolicella classica già di sua proprietà, ne ha appena aggiunti altri 45 nel comune di Grezzana, in località Briago, a 350-400 metri di altitudine, in una zona storicamente vocata alla produzione di vini rossi importanti. Un’espansione al di fuori della zona classica, con la quale “abbiamo realizzato un sogno che mio padre ed io avevamo condiviso con mia sorella prima della sua prematura scomparsa” racconta Luciano Begnoni direttore commerciale di Santa Sofia, e figlio di Giancarlo, titolare ed enologo dell’azienda. Investimento che arriva in un momento florido della cantina, che esporta in 60 paesi nel mondo e che vede in fatturato in crescita del 21% in valore nei primi 6 mesi del 2015, grazie ad un +18% nelle vendite di Ripasso, Montegradella e Amarone (www.santasofia.com). Parte dei 45 ettari acquistati, spiega l’azienda, saranno a giorni convertiti in vigneto secondo metodiche e tecniche di produzione in grado di rispettare al meglio l’impatto sulle risorse ambientali.
“Per entrare a regime a Briago ci vorranno sei o sette mesi, quindi si andrà alla prossima campagna vitivinicola, la produzione sarà a regime entro tre anni. Verranno adottate tecniche che rispettino l’ambiente, e siamo assolutamente convinti di procedere sulla strada della viticoltura sostenibile, con la lotta integrata, ricorrendo ai trattamenti solo dopo aver lavorato manualmente in vigna in modo da prevenire le malattie e usare la chimica solo nei termini meno invasivi possibile” dichiara Luciano Begnoni, che continua “a seconda della disposizione del terreno si focalizzerà la vocazionalità, indispensabile per determinare le migliori scelte per la messa a dimora del vigneto. Solo quando tutti i singoli elementi dell’ecosistema vigneto risultano complementari e in equilibrio, si ottiene il miglior risultato quali-quantitativo della vite”.
Il progetto prevede anche il restauro del casale per la realizzazione di uno spazio dedicato all’accoglienza e le camere per l’ospitalità.

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