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Vino e cambiamenti climatici sono da anni al centro di congetture e scenari più o meno credibili. Il più rigoroso è il progetto Laccave dell’Inra, che racconta la Francia vinicola del 2050, alle prese con irrigazione e vitigni spagnoli e portoghesi

Italia

Su come i cambiamenti climatici, e quindi il riscaldamento globale, influiranno sul mondo della viticoltura hanno scritto in tanti, disegnando scenari più o meno credibili, spesso supportati solo dalle congetture. Diverso, e a suo modo straordinario, è il lavoro che, in Francia, ha fatto l’Inra (www.institut.inra.fr) di Montpellier, il primo istituto nazionale di ricerca agronomica d’Europa, che ha affidato al progetto Laccave lo studio sui cambiamenti climatici che sconvolgeranno le diverse Regioni vinicole del Paese tra il 2020 ed il 2050, coinvolgendo 23 laboratori di ricerca e ogni genere di professionista della filiera enoica, dagli enologi agli agronomi, passando per i commercianti, per cercare di cogliere anche gli effetti commerciali e culturali del riscaldamento globale “in bottiglia”. Quello che ne viene fuori, è un quadro complesso, riassunto dall’Inra, con lo slogan lapidario “In trent’anni, Montpellier sarà Palermo”: non c’è bisogno di essere enologi per capire che un vino francese non ha nulla a che vedere con un vino siciliano.
Quello dell’Inra non è un allarme, ma una fotografia di quello che sarà, nella consapevolezza di come la scienza e la tecnica sappiano ormai affrontare ogni variabilità. Però, avanti di questo passo qualcosa cambierà. Innanzitutto, l’irrigazione potrebbe diventare una pratica abituale. Se ogni grado di temperatura si traduce in un aumento della gradazione alcolica e della quantità di zucchero, ed in una diminuzione delle acidità, gli effetti, come si può già vedere, sono diversi: nella Valle della Loira le uve arrivano alla giusta maturazione con più facilità, a Bordeaux si rincorrono le “annate del secolo”, ma i vini della Côtes du Rhône stanno raggiungendo gradazioni eccessive, e le richieste di derogare ai limiti sul ricorso all’irrigazione fioccano ...
Non sarà strano, tra qualche decennio, bere vini francesi con più di 14 gradi, magari da vitigni spagnoli, più adatti e più performanti di fronte a certe situazioni climatiche, in una Francia che assomiglierà sempre di più, almeno nelle sue regioni storiche, alla California di oggi. Qualche contromisura, già da qualche anno, molte aziende di Bordeaux hanno già iniziato a prenderla, come ripiantare i filari seguendo l’asse sud-est nord-est, invece che nord-sud, troppo esposto nel pomeriggio. Una piccola accortezza, che potrebbe non bastare in un futuro in cui a vincere saranno i vitigni autoctoni spagnoli e portoghesi, piantati, magari, in Normandia e in Bretagna, già al centro dell’attenzione di tanti produttori d’Oltralpe.

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