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Sono gli Usa il mercato più attraente al mondo per il commercio enoico, mentre il Giappone sale fino alla posizione n. 3, la Gran Bretagna torna nella top 5 e la Cina scende alla n. 6: così il “The Wine Intelligence Compass Report 2015-16”

Sono ancora gli Stati Uniti il mercato più attraente al mondo sia per il commercio enoico che per gli investimenti sul vino in generale, mentre il Giappone sale fino alla posizione n. 3, la Gran Bretagna torna nella top 5 e la Cina scende alla n. 6: a dirlo è il “The Wine Intelligence Compass Report 2015-16”, che per il terzo anno ha messo in fila i diversi mercati del mondo, determinandone il grado di attrattività in base ad una combinazione di criteri economici relativi al commercio enoico, compresa la facilità di fare business e la linearità della filiera commerciale (www.wineintelligence.com). Nonostante la struttura distributiva contorta e frammentaria, gli Usa rimangono così la scommessa vincente, grazie ad un’economia in espansione e ad un cambio delle abitudini dei consumatori che si stanno spostando sempre di più verso il vino.
Dietro gli Stati Uniti, la Germania rimane il secondo mercato, grazie a consumi enoici particolarmente solidi e ad ottime performance economiche complessive. Rientrano in top 5, come detto, il Giappone (n. 3) ed il Regno Unito (n. 4), che hanno beneficiato della ripresa economica degli ultimi 2 anni e, nel caso del Giappone, anche di un andamento più sostenuto nella crescita dei consumi di vino. La Cina, invece, scivola alla posizione n. 6, a causa del significativo raffreddamento del mercato del vino importato negli ultimi due anni, figlio delle misure anticorruzione del Governo di Pechino, che hanno affossato i fine wine, a partire dalle grandi bottiglie di Bordeaux, ma anche di un evidente rallentamento della crescita economica nel Paese. Nonostante ciò, la Cina resta una scommessa forte a lungo termine, e si prevede un ritorno nella top 5, specie se la classe media inizierà a considerare il vino come un prodotto da consumo quotidiano.
“I Paesi produttori - commenta Luis Osorio, Senior Research Analyst di Wine Intelligence ed autore del report - sono costretti a esportare più di quanto non sia mai avvenuto prima, perché cresce la domanda nei Paesi emergenti e declina quella interna. Questo rapporto è stato progettato proprio per aiutare gli esportatori a destinare al meglio le loro risorse di marketing su mercati (spesso difficili da valutare con precisione e rapidità) dalle prospettive di vendita migliori, e dove ci siano ancora opportunità di crescita”.

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