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Dopo Bolgheri, per gli appassionati non solo di vino da bere, ma anche di etichette su cui investire, la prossima meta italiana su cui puntare potrebbe essere il Piemonte di Barolo e Barbaresco. A dirlo “il Forex” del vino, “WineOwners.com”

Italia
I grandi vini di Barolo e Barbaresco i prossimi italiani su cui investire secondo WineOwners

Dopo Bolgheri, per gli appassionati non solo di vino da bere, ma anche di etichette su cui investire, la prossima meta italiana su cui puntare potrebbe essere il Piemonte di Barolo e Barbaresco. È una delle previsioni sul mercato dei fine wine, riporta da “The Drink Business”, secondo “Wine Owners” (http://wineowners.com), piattaforma che è una sorta di “Forex del vino”, e consente di valutare il valore delle bottiglie da collezione in tutte le valute dei più importanti mercati dei fine wines, “sfruttando” anche le opportunità offerte dai tassi di cambio.
Secondo “Wine Owners” infatti, se le difficoltà di Bordeaux e la contemporanea crescita qualitativa e di prestigio dei Supertuscan bolgheresi hanno spinto molti investitori a guardare con più entusiasmo ai tagli bordolesi più prestigiosi d’Italia (Ornellaia, Sassicaia, Masseto, Solaia e Tignanello in primis) come valida alternativa agli Chateaux, le cui quotazioni hanno raggiunto negli anni scorsi cifre proibitive sotto la spinta dei collezionisti cinesi, ora che le cose a Bordeaux stanno tornando ad una certa normalità, ora i big spender del vino mondiale tornano a puntare di più sui nomi più importanti di Francia.
Questo, ovviamente, non vuole dire che i Supertuscan verranno abbandonati, tant’è che la crescita delle loro quotazioni continua, anche se a ritmi più lenti degli ultimi 5 anni. Guardando all’Italia, quindi, per “Wine Owners”, appassionati e collezionisti guarderanno alle più prestigiose espressioni tipiche ed identitarie del Belpaese enoico. E tra queste, Barolo e Barbaresco saranno i vini ed i territori su cui puntare.
Non a caso, analizzando il suo “Northern Italian Index”, l’unico specificamente dedicato al Belpaese (in cui figurano, in diverse annate, Giacomo Conterno con il Barolo Monfortino Riserva e con il Barolo Cascina Francia, Antinori con Solaia e Tignanello, Masseto, Ornellaia, Tenuta San guido con il Sassicaia, Tenuta di Biserno con il Lodovico, Montevertine con Le Pergole Torte, Tua Rita con il Redigaffi, Gaja con il Sorì Tildìn, Castello dei Rampolla con il Vigna d’Alceo, Bruno Giacosa con il Barolo Le Rocche del Falletto, Luciano Sandrone con il Barolo Le Vigne, Roberto Voerzio con il Barolo Cerequio e Romano dal Forno con il Valpolicella Superiore Vigneto Monte Lodoletta), “Wine Owners” evidenzia come, se negli ultimi 3 anni la crescita complessiva è stata del +15% (e del 3% negli ultimi 12 mesi), i 5 vini più performanti sono tutti Barolo: il Giacomo Conterno Monfortino Barolo Riserva 2002, che ha segnato il +40,78% in un anno, il Giacomo Conterno Cascina Francia Barolo 2000 a +30,79%, il Giacomo Conterno Monfortino Barolo Riserva 2001 a 18.66%, il Luciano Sandrone Le Vigne Barolo 1999 a +17,73%, ed il Giacomo Conterno Monfortino Barolo Riserva +2005 a +17,25%.
“La 2010 di Barolo e Barbaresco, considerata una delle gradissime annate del Piemonte, ha attirato l’attenzione sui vini della Regione, e le sue storiche similitudini con la Borgogna (piccole aziende, cru, piccole parcelle di vigneti) suggeriscono che il valore in futuro continuerà a salire”, spiegano da Wine Owners.
Per il Piemonte, insomma, che da tempo è definito non a caso “la Borgogna d’Italia”, ci si immagina un cammino simile a quello della Regione francese degli ultimi anni, con piccole produzioni di altissima qualità le cui quotazioni saranno fatte aumentare da una domanda decisamente superiore all’offerta, non solo per i nomi già evidenziati, ma anche per griffe come Mascarello, Rinaldi, Gaja e così via ...

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