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Dopo gli accertamenti e gli avvisi di garanzia del novembre scorso, le indagini della Procura di Pavia hanno portato la Guardia di Finanza alla cantina Terre d’Oltrepò, dove sono stati sequestrati 16 milioni di litri di vino sfuso e 700.000 bottiglie

Dopo gli accertamenti in una sessantina tra aziende agricole e cantine dell’Oltrepò Pavese, e i due avvisi di garanzia spiccati dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato, su ordine della Procura della Repubblica di Pavia, nel novembre, a distanza di mesi le indagini hanno portato nuovamente la Guardia di Finanza alla cantina Terre d’Oltrepò, dove sono stati sequestrati 16 milioni di litri di vino sfuso e 700.000 bottiglie della vendemmia 2014.
“Le indagini - come si legge nella nota della Guardia di Finanza - hanno infatti consentito di accertare che la cantina commercializza imponenti quantitativi di vino Doc, Igp, Igt dell’Oltrepò Pavese, per origine, provenienza e qualità diverso da quello dichiarato e del tutto incompatibili con l’effettiva quantità e qualità di uva prodotta e conferita dai soci”.
L’inchiesta è nata da diversi esposti riferiti all’attività di produzione e commercializzazione di vino della cantina Terre d’Oltrepò che denunciavano, in sostanza, che la cantina commercializzava imponenti quantitativi di vino Igt dell’Oltrepò Pavese del tutto incompatibili con l’effettiva quantità e qualità di uva prodotta e conferita dai soci.
In particolare si lamentava che il prodotto veniva prodotto da uve di qualità differenti da quelle certificate (ad esempio Riesling o Pinot nero al posto di Pinot grigio). L’operazione, come detto, è il risultato di indagini partite a novembre, e oggi l’incrocio dei dati acquisiti dai coltivatori che fornivano le loro uve alla cantina, sui terreni coltivati e sulle loro rese per ettaro, confrontati con il vino messo in commercio, ha fatto scattare il sequestro.

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