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La Germania vista da “Wine Intelligence”: un mercato maturo, in cui è difficilissimo conquistare quote di mercato. Le opportunità, e le buone notizie per i produttori del Belpaese, arrivano dal prezzo medio, che cresce in ogni occasione d’acquisto

La crescita dei fatturati delle aziende del vino italiano passa quasi esclusivamente per l’export, in un panorama complesso e frammentato, dove a fare la parte del leone sono ancora Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. Proprio il Paese teutonico, tra questi, è il più maturo: i consumi enoici sono solidi e strutturati, la cultura del vino è mediamente alta, ma crescere è difficile, quasi impossibile. Almeno in termini di volumi, e allora, come in qualsiasi mercato saturo, meglio puntare sulle dinamiche di prezzo che, come racconta il “The German Wine Market Landscape Report” di “Wine Intelligence” (www.wineintelligence.com), continua, mediamente, a crescere.
Nei canali off-trade (enoteche, supermercati) il prezzo medio di una bottiglia comprata per essere regalata, negli ultimi due anni, è passato da 7,20 a 7,90 euro, mentre la spesa per un vino destinato ad accompagnare una cena formale è cresciuta da 5,45 a 6,40 euro. Nello stesso periodo, la spesa media a bottiglia nei bar e nei ristoranti è cresciuta di pari passo con quella del cibo, passando da 11,62 a 13,58 euro a bottiglia quando accompagnano un pranzo o una cena informali, e da 13,39 a 15,30 euro nelle situazioni più formali.
Come detto, la Germania è un mercato in cui è difficilissimo conquistare nuove quote di mercato, e la situazione è abbastanza delineata anche per i player principali: dietro ai vini nazionali ci sono quelli francesi, seguiti a ruota dall’Italia e dalla Spagna, solidi nelle proprie posizioni. Gli esportatori minori, come il Sudafrica ed il Cile, invece, arretrano ormai dal 2013, soffrendo la staticità di un mercato che continua a premiare innanzitutto le due principali varietà prodotte in casa, il Riesling ed il Dornfelder, quindi i vini rosati, che hanno scalato in poco tempo le classifiche di popolarità tra wine lover tedeschi, come il Prosecco, fenomeno mondiale che, però, non ha scalfito la leadership del Sekt, le bollicine nazionali. Tre bottiglie di bollicine su quattro stappate in Germania, infatti, sono ancora tedesche, ed è bene ricordare che la produzione di Sekt, spesso poco considerata, è seconda solo a quella di Francia, Italia e Spagna.
“La crescita del prezzo medio che i wine lover tedeschi sono pronti a pagare nelle diverse occasioni d’acquisto - commenta Richard Halstead. Ceo di “Wine Intelligence” - è una buona notizia, sia per i produttori che per gli importatori ed i rivenditori. La dimensione e la maturità del mercato del vino tedesco, però, rendono difficile una crescita dei volumi, e allora è proprio nella tendenza al rialzo dei prezzi che sta la possibilità di portare valore aggiunto alla categoria del vino”.

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