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Alberto Antonini e Attilio Pagli tra i “The world’s greatest winemakers”, i 30 migliori enologi del mondo scelti, per il magazine Uk “Decanter”, da 133 colleghi. Due storie che si intrecciano tra i filari della Toscana e del Sud America

I migliori winemaker del mondo non li hanno scelti un giornalista o un opinionista del mondo enoico: anche se a stilare la classifica è il magazine britannico “Decanter”, che ha dedicato al mondo degli enologi la propria copertina di luglio (“The world’s greatest winemakers - As judged by their peers”), a votarli sono stati i loro colleghi, 133 winemaker di tutto il mondo, che hanno indicato i propri punti di riferimento. Per l’Italia ci sono due grandi professionisti, Alberto Antonini, entrato nella short list dei 5 migliori enologi al mondo, e Attilio Pagli, tra i primi 15 winemaker più apprezzati (www.decanter.com).

Storie e carriere diverse, quelle di Antonini e Pagli, che si incrociano più e più volte, in Sud America, nel 1995, ed in Italia, nel 1997, quando nacque il gruppo Matura, fucina di talenti e spazio di scambio di idee fondamentale per la crescita dell’enologia italiana. Tutto, per Alberto Antonini, è cominciato a Firenze, nel lontano 1985: appena laureato entra in Frescobaldi, trampolino di lancio per imporsi poi in altre grandi realtà della Toscana del vino, come Col d’Orcia ed Antinori. Nel 1995, con Attilio Pagli, va in Argentina, dove fondano, nel 1996, Altos Las Hormigas, puntando, per la prima volta in un Paese in cui si producevano quasi solo vini in stile bordolese, su un altro tipo di vitigno, proveniente comunque dalla Francia, ma certamente più adatto al territorio argentino: il Malbec. Un successo che, dagli Usa, ha poi conquistato tutto il mondo. Anche in Cile, partendo dall’azienda più grande del mondo, Concha y Toro, ha lasciato il segno, ed a trent’anni dal suo esordio, Antonini, non rifiuta mai una sfida: l’ultima, nel 2010, è stata quella di produrre, attraverso tecniche antiche (come l’affinamento in anfora, oggi riscoperto un po’ ovunque), un vino moderno, nella regione di Yeghegnadzor, in Armenia.

Attilio Pagli, dal canto suo, ha aperto la strada allo stesso Antonini in argentina, dove giunse per la prima volta nel 1992, chiamato da Nicolas Catena per un progetto legato al Sangiovese che, però, si rivelò essere Malbec. Oggi, oltre ad essere il più grande esperto di Ciliegiolo, mette la firma su alcuni dei vini più iconici d’Italia, come il Sagrantino di Montefalco 25 Anni di Caprai, o il Brunello di Montalcino di Salvioni, senza dimenticare il grande lavoro che sta portando avanti su vitigni autoctoni ancora poco conosciuti al grande pubblico, ma pronti a prendersi la scena, dalla Vespolina all’Ansonica, passando per l’Aleatico.

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