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Non si arresta la parabola discendente dei consumi enoici nel Belpaese, ma tra le pieghe big data Istat del 2014 c’è qualche motivo per sorridere. Al Nord il calo è in frenata, e se gli under 20 bevono meno (ed è un bene), il consumo giovanile regge

I big data sui consumi di vino nel Belpaese disegnano una parabola discendente che non conosce fine, eppure, andando ad analizzare in maniera più dettagliata i dati Istat 2014, come ha fatto il portale “I numeri del vino” (www.inumeridelvino.it), emerge un quadro decisamente complesso, che rivela come ci siano, tutto sommato, anche tendenze che lasciano ben sperare. Innanzitutto, il livello dei consumi in Italia non è affatto omogeneo: se le Regioni del Nord viaggiano intorno al 53-55% di bevitori sulla popolazione totale, quelle del Sud non superano il 44-47%, con una distanza di quasi dieci punti. Inoltre, la curva di penetrazione del consumo per età si sta “schiacciando”: oggi, sopra i 25 anni, la penetrazione varia tra il 52% e il 60%, il minimo storico, ma tra i più giovani la media dei consumi regge.
Andando nel dettaglio, nel 2014, le Regioni con la massima penetrazione del consumo di vino sono state la Valle d’Aosta, l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia, tutte al 58%, seguite dal Trentino Alto Adige al 55%, e poi la maggior parte delle regioni del Nord e del centro con percentuali sopra il 50%.
Sono in meno a bere vino (ma non necessariamente meno di prima) in Sicilia, Puglia, Basilicata e Sardegna, tutte sotto il 47%. Provando a delineare delle tendenze di lungo termine, si può dire che le Regioni dove, al di là del dato assoluto, la propensione al consumo non sta scendendo sono la Lombardia ed il Trentino Alto Adige, zone particolarmente ricche e con un andamento economico migliore della media.
Se spostiamo l’analisi sulle fasce di età, tra il 2007 e il 2014 le fasce con il maggior calo di consumo sono quelle dei giovani con meno di 20 anni, anche a causa, o grazie, alle politiche per ridurre l’abuso di alcol tra i giovani. Curiosamente, la fascia di età “migliore”, in prospettiva, è quella dei 20-24 anni, dove il dato del 40,4% non si discosta troppo dal passato, in cui il picco fu intorno al 43%. Allo stesso modo, sono stabili i dati sulla penetrazione di consumo dei 65-74enni, intorno al 58% nel 2014, contro un livello di massimo storico del 62%.
Quella che sta pian piano scomparendo, invece, è la quota dei forti bevitori, al 2,4% del totale nel 2014, divisi tra un livello dell’1-2% tra i giovani e del 4,5-5% tra le persone più anziane, secondo un trend che fa ipotizzare, tra qualche anno, la scomparsa della categoria, mentre cresce la percentuale dei bevitori sporadici, in tutte le fasce d’età.

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