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Tra embargo e Rublo debole, la Russia sceglie la via della Cina: stop alle spese folli per tutti i componenti del Governo. Il “consiglio” di Putin: meno fine wine da Borgogna e Bordeaux, meglio riscoprire la produzione nazionale ...

Non che i big del vino francese ci abbiano mai puntato troppo, ma la Russia, anche e soprattutto sulla scia della crisi del Rublo, potrebbe rivelarsi la “nuova Cina” per il mercato dei grandi vini di Bordeaux e Borgogna. E non in senso buono. Pare, infatti, che il presidente Vladimir Putin abbia dato ordini ben precisi ai numerosi, e facoltosi, componenti del Governo e dell’amministrazione russa: basta sperperare in vino francese, meglio comprare (o farsi piacere, scriviamo noi, ndr) il vino russo.
Ovviamente, l’embargo deciso dall’Europa l’indomani dello scontro politico e militare con l’Ucraina, ha avuto il suo peso, e allora, come racconta da Mosca il canale di all news americano “Bloomberg” (www.bloomberg.com), Putin ha pensato bene di cogliere due piccioni con una fava: se una porta si chiude, quella delle importazioni di fine wines, se ne apre un’altra, quella del rilancio dei consumi interni. Che passa per una campagna pubblicitaria massiccia, che coinvolge vip russi e, adesso, più o meno volontariamente, funzionari e membri del Governo, che certo all’idea non avranno fatto i salti di gioia.
Già, perché anche se il vino russo sta vivendo un vero e proprio “Rinascimento”, non è comunque paragonabile alle vette d’eccellenza di produttori storici come Francia ed Italia. Facile, allora, immaginare una vera e propria migrazione dei consumatori, dal vino verso la vodka e la birra, da sempre gli alcolici più bevuti in Russia.

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