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Nell’emisfero Sud le uve sono già in cantina, e dall’Australia all’Argentina, dal Cile alla Nuova Zelanda, passando per il Sudafrica, si fanno già i primi bilanci, dopo una vendemmia anticipata dappertutto, che preannuncia un’ottima annata

Mentre nell’emisfero Nord del mondo vitivinicolo ci si appresta al momento della fioritura, che sancisce l’inizio del ciclo riproduttivo della vite, nei Paesi del Sud del mondo è già tempo dei primi bilanci, con la vendemmia 2015 ormai conclusa dappertutto. Una campagna che si potrebbe riassumere con una parola: anticipo. Quasi ovunque si è raccolto diverse settimane prima, in finestre generalmente più brevi della media, con risultati, però, molto buoni, e punte qualitative importanti specialmente in Nuova Zelanda ed Australia, mentre l’Argentina ha avuto qualche problema. È ancora presto per dare giudizi assoluti, ed anche per parlare di numeri, ma la sensazione generale è quella di avere in cantina uve molto promettenti, come racconta il portale “Wine Searcher” (www.wine-searcher.com).
Ma partiamo dalle note dolenti, ossia l’Argentina, alle prese con il caldo di estate ed autunno, seguite da un lungo periodo di piogge, che hanno complicato non poco la gestione del vigneto e, soprattutto, della raccolta, tutta concentrata in una finestra temporale decisamente breve. Una vera sfida, se si considera che ci sono aziende che hanno perso anche il 50% della propria capacità produttiva, in un momento economico difficile, in cui, oltre al danno, si aggiunge la beffa: in Patagonia, infatti, la vendemmia è stata anticipata in fretta e furia per evitare che le uve venissero investite dalle ceneri dei vulcani cileni, risvegliatisi proprio nelle settimane prima della vendemmia.
Al di là delle Ande, in Cile appunto, la situazione è decisamente migliore. L’andamento climatico è stato speculare a quello argentino, con un’estate ed un autunno decisamente caldi, mentre le piogge, pur abbondanti, si sono concentrate tutte negli ultimi giorni di marzo, e si sono rivelate una manna dal cielo per le regioni desertiche, come Limari, ed un problema in zone produttive di secondo piano, come Chanaral. Lungo la costa, nel territorio di Casablanca, le uve, specie le varietà mediterranee, hanno raggiunto concentrazioni zuccherine importanti, mentre nella Central Valley chi ha saputo lavorare bene in vigna, specie al momento della vendemmia verde, ha trovato un eccellente equilibrio tra alcol ed acidità, premonitore di un’ottima annata.
Spostandoci verso Ovest, in Nuova Zelanda, le previsioni parlano di una vendemmia caratterizzata da uno dei periodi più secchi di sempre, a Marlborough, regione simbolo del vino neozelandese, addirittura il più secco degli ultimi 80 anni. Nonostante le statistiche ufficiali arriveranno solo nei primi di giugno, in alcune zone il calo produttivo potrebbe raggiungere anche il -15-40%. La qualità, invece, non ne risentirà, nonostante una vendemmia eccezionalmente anticipata e particolarmente breve (è durata circa 4 settimane, di solito ne dura 6). Vero che in alcune zone le piogge di febbraio hanno portato stress idrico ed attacchi di botrite, ma nel complesso ci troviamo di fronte a Sauvignon molto promettenti e Pinot Neri molto fruttati, con due regioni che già brindano ad un’altra ottima annata: North Island e Central Otago.
A poca distanza, è l’Australia ad aver messo in cascina la vendemmia migliore dell’emisfero Sud, con una qualità media, a detta dei produttori, che va dall’alta all’eccellente. Anche qui, è stata una vendemmia anticipata di qualche settimana, a causa di una primavera particolarmente calda, che ha accelerato l’andamento fenologico della vite, portando ad una strana coincidenza nelle maturazioni delle uve a bacca rossa ed in quelle a bacca bianca. Da segnalare, almeno in potenza, i Pinot Nero della Victoria’s Mornington Peninsula, che potrebbero mettere a segno una delle migliori annate di sempre, ma anche i vini di Yarra Valley e Barossa.
Infine, a concludere il viaggio tra i Paesi del Sud del mondo, il Sudafrica, dove le piogge invernali si sono rivelate sotto la media, ed il caldo estivo ha raggiunto livelli record. Anche qui, la vendemmia è stata fatta in tempi strettissimi, con la natura che ha quasi preso in contropiede l’uomo, ma chi ha portato uve sane in cantina produrrà senza grossi dubbi una grande annata, specie per i rossi, visto che mediamente si tratta di uve con bei tannini, concentrazioni importanti, Ph generalmente bassi e discrete acidità naturali. Le prime stime del South African Wine Industry Information and Systems parlano di una raccolta di 1,5 milioni di tonnellate, appena l’1-2% in meno della raccolta da record del 2014.

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