Ci sono distretti turistici, economici e produttivi che si sviluppano intorno alle loro eccellenze enogastronomiche, legate alla storia e al paesaggio. É la strada che ha scelto di percorre il Consorzio Castel del Monte con il Nero di Troia, vino di Federico II, che punta anche a costruire il primo “distretto sostenibile” del Sud Italia, grazie alla presenza del parco rurale dell’Alta Murgia, intorno a quello che per importanza è il terzo vitigno autoctono pugliese a bacca nera dopo il Negroamaro e il Primitivo.
Per una crescita non solo dal punto di vista vinicolo, ma dell’economia e del benessere di tutto il territorio, in totale armonia con l’ambiente ed il paesaggio, e per far sì che questa zona vinicola tra le province di Bari e Barletta-Andria-Trani “diventi un cru produttivo”. Obiettivo dichiarato dal presidente del Consorzio di tutela vini Doc Castel del Monte Francesco Liantonio in un recente convegno a Corato sul “regale vino di Puglia”, che dal 1988 nel logo riproduce la pianta del castello federiciano, tra le costruzioni più belle ed affascinanti al mondo, simbolo Unesco e monumento con storia millenaria.
Un progetto ambizioso, ma che poggia su numeri che già hanno la dimensione “distrettuale”: oltre 1.900 ettari iscritti alla denominazione, 3 milioni le bottiglie Castel del Monte tra Doc e Docg prodotte, unica realtà consortile del Mezzogiorno chiamata a partecipare a un progetto decennale sulla tracciabilità.
“Oggi c’è certezza dei dati - ha sottolineato Liantonio - e il bellissimo rapporto consolidatosi tra vitigno, territorio e vino ne fanno di fatto un cru. L’età media dei viticoltori è 40 anni, e questo significa che è avvenuto il ricambio generazionale e c’è spazio per i giovani. Per essere pronti a ricevere wine lover occorre tuttavia strutturarsi - l’appello del presidente del Consorzio a Istituzioni e alle 16 aziende del territorio - senza pensare di essere arrivati. Dobbiamo continuare ad avere le scarpe sporche di terra e mai dimenticare di essere ambasciatori di un territorio predisposto allo sviluppo sostenibile”. Un progetto che, a lungo termine, vede la messa a sistema di risorse enologiche, storiche, paesaggistiche e turistiche, dunque, e la loro implementazione, il tutto attorno ad un vitigno da cui, secondo molti, nasce un vino che si presta ad una facile beva e dunque al mercato dei giovani, ma è al contempo predisposto all’invecchiamento, grazie all’evoluzione del vitigno capace di longevità.
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