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Unità nella diversità, vera ricchezza dell’Isola, e un futuro che passa da una vendemmia 2014 “perfetta”, dalla promozione sui mercati internazionali e da investimenti in ricerca e sostenibilità, e da Expo: ecco i messaggi di “Sicilia en primeur”

Italia
I vigneti di Sicilia dalla alture innevate dell’Etna alle rive del mare

Un mondo del vino siciliano più compatto che mai, forte dell’unità nella propria diversità, elemento caratterizzante di una terra in cui i vigneti vanno dalle alture dell’Etna fino alla rive del mare con Pantelleria (dove l’alberello Pantesto è Patrimonio Unesco dal 2014), baciati dal sole e del vento dell’Africa, cosciente della crescita degli ultimi anni (iniziata da cantine pioniere come Donnafugata, Planeta e Tasca d’Almerita), e oggi portata avanti da un ben più nutrito numero di aziende di tutta l’Isola, ma anche del lavoro ancora da fare sul fronte dei mercati internazionali e della sostenibilità “sostanziale”, e non di facciata. Ecco i messaggi di Sicilia en Primeur n. 21, a Taormina, promossa da Assovini Sicilia (www.assovinisicilia.it), guidata da Francesco Ferreri. Realtà associativa che incarna questa voglia di coesione, e che costituisce gran parte del peso specifico del comparto vitivinicolo dell’Isola, 72 soci, oggi, l’80% del vino imbottigliato nell’Isola, e con un fatturato di 250 milioni di euro.
Tra dati e analisi del comparto, Assovini Sicilia si è presentata alla platea sotto l’insegna del “club”, come portatrice della “mentalità di squadra”, in un’ottica di progetto comune che valorizza i mille volti dell’Isola. Proprio il linguaggio dell’identità caleidoscopica, tanto nei territori quanti nei varietali, è stato il linguaggio che le aziende hanno deciso di adottare per promuovere ai consumatori oltreconfine la propria terra con i suoi tesori. Primo fra tutti il il patromonio dei biotipi locali, uno dei topic discussi all’apertura della manifestazione. Rappresenta l’asso nella manica, su cui stanno puntando le cantine attraverso la ricerca in vigna. Già il 38% dei soci di Assovini Sicilia conduce sperimentazioni che riguardano per l’86% i vitigni autoctoni.
L’identità è il valore che trasversalmente costituirà sempre più l’offerta siciliana, ribadita e tutelata nel nome stesso della Doc Sicilia, che muove il lavoro di 3.300 agricoltori,. La denominazione, nata nel 2011, in pochi anni ha conquistato il consenso dei produttori, in qualità di strumento di valorizzazione, di brand considerando l’orizzonte dell’internazionalizzazione. Lo attesta il numero di certificati rilasciati dal 2012 al 2014, passato da 26 a 546 (pari a 159.000 ettolitri), registrando un incremento del 32%. E solo nel primo bimestre del 2015 l’imbottigliato a Doc Sicilia è cresciuto del 37,7%. Numeri non da poco.
In tre anni, la denominazione ha raggiunto il 60% del totale annuale delle certificazioni rilasciate dall’Organismo di Controllo Regionale Irvo.
“Vogliamo diffondere un’immagine forte e positiva della Sicilia del vino nell’immaginario collettivo, dando l’opportunità al consumatore di collocare geograficamente, in una specifica area, il vino che acquista - ha spiegato Antonio Rallo, alla cabina di regia del Consorzio . Bisogna vedere la Doc come uno strumento di crescita con cui vogliamo rendere l’Isola attraente. Partendo dagli Usa, mercato fondamentale, dove il 59% degli americani conosce la Sicilia, ma sono ancora pochi quelli che bevono Sicilia. In futuro cercheremo di fargli cambiare idea. Investendo anche sui social media e sul web, sempre più fondamentali”.
Far sognare la Sicilia e portare i winelover sul territorio è il fronte su cui viene convogliato buona parte dell’investimento aziendale. Il 93% dei soci ha spazi dedicati alla degustazione, il 43% fa ricettività albeghiera e il 68% è dotato di servizio di ristorazione.

Il vino sarà uno dei tesori che la Sicilia porterà all’Expo. Grande protagonista del racconto dell’Isola della Dieta Mediterranea al Cluster Biomediterraneo, presentato a Sicilia en primeur da Dario Cartabellotta, responsabile Unico del Cluster. “Abbiamo organizzato il calendario dei vigneti e il calendario della raccolta dell’uva, che in Sicilia dura 100 giorni, da giugno ad aprile - ha anticipato Cartabellotta - il vino racchiude tutti i tesori e la bellezza dell’Isola, è un simbolo positivo e forte, è la nostra storia e il nostro futuro, la Mediterranean Ways di Ancel Keys. Ricordiamo che in Sicilia Archestrato nel 400 a.C già parlava di vino in termini di degustazione. Senza contare che la Sicilia, cuore del Mediterraneo è, storicamente, luogo di cultura e di incontro. E questo - dice Carabellotta - si vede in pieno del cibo: abbiamo preso l’aglio dalla cultura ebraica e la cipolla da quella araba, oppure pensiamo alla cassata, dove c’è lo zucchero portato dagli arabi, il formaggio fatto dai romani, poi il cioccolato dalle Americhe e così via”.
L’appeal del bere siciliano, dunque, è anche figlio di tanta diversità, ma come è stato ribadito dai relatori, deve però contare sulla qualità come fattore imprescindibile dell’identità. Questa la chiave che spiega le prossime azioni del Consorzio della Doc Sicilia. Partirà, infatti, come annunciato da Rallo, un piano di controlli, che comporterà un investimento di 50 .000 euro, in Italia e all’estero con prelevamento di bottiglie a campione dagli scaffali della Gdo, nel canale Horeca e nelle piattaforme che distribuiscono i vini all’estero, per verificare l’origine e la qualità del vino siciliano, con il coinvolgimento dell’Irvo.
Un altro piano riguarderà, invece, la promozione 2.0 che inizierà dagli Stati Uniti, attualmente il mercato di riferimento del comparto vinicolo siciliano. Strategia ben precisa e a step chiari finalizzata all’incremento delle esportazioni, o la fetta più grande delle vendite delle cantine siciliane, ad oggi il 57%, per esempio, per quelle che fanno parte di Assovini Sicilia. La conquista dei mercati quest’anno i produttori l’affrontano con l’animo carico di entusiasmo, grazie alla nuova annata conclamata “perfetta”, caratterizzata da un andamento climatico, a differenza del resto d’Italia, ideale per lo sviluppo degli aromi, dei profumi che ha dato uve sane e adatti per vini destinati all’invecchiamento: primavera fresca e piovosa seguita da un’estate asciutta e da un settembre tiepido, come ha spiegato Alessio Planeta.
“Abbiamo voluto dimostrare il buon andamento della vendemmia 2014 in Sicilia non con le voci dei produttori (che potevano essere di parte), ma con i numeri ufficiali del Sistema Siciliano delle rilevazioni agrometeorologiche. Abbiamo così dei macrodati sulla piovosità in estate, sulle temperature nel periodo estivo, ed abbiamo così delineato in quali condizioni si è svolta la vendemmia 2014. Abbiamo sfatato un mito: la Sicilia non è una terra secca, asciutta, riarsa, piatta e unica. Abbiamo suddiviso la Sicilia in 3 macroaree: sud-ovest, nord-est e sud-est. E si evince che la vendemmia 2014 è straordinaria per una combinazione di 3 aspetti: la primavera molto piovosa, sopra la media degli ultimi 10 anni, estate fresca senza pioggia, settembre tiepido-caldo che ha completato al meglio la maturazione delle uve. E mi è venuta in mente una citazione di Truman Capote, che parla di “Sicilia giardino della maga”, perché le piante fioriscono con dei bellissimi colori, come quelli che userebbe una maga per il proprio giardino. Quindi la Sicilia non è quella landa desolata che facevano vedere la cinematografia degli anni 80. La vendemmia va da luglio a ottobre per 3 ragioni: perché abbiamo una vasta diversità di climi, da Pantelleria alla vetta dell’Etna, un enorme numero di varietà autoctone e internazionali e per la molteplicità dei terreni, geologicamente diversi che troviamo nella regione. Ora non si parla più di vino di Sicilia ma si parla di vino delle tante zone della Sicilia”.
Il prossimo futuro, dunque, parrebbe roseo per il vino siciliano, stando all’ottimismo che si respira a Sicilia en primeur e espresso dalle cantine presenti. I margini di crescita sul mercato, in termini qualitativi e quantitativi, ci sono tutti non senza però l’attenzione alla sostenibilità. L’impegno a cui ha richiamato Alberto Tasca, ricordando come si produca meglio in un modo più green. “Pensare in modo sostenibile oggi è necessario - ha detto - noi aziende stiamo sviluppando la consapevolezza che bisogna produrre in armonia con le esigenze del Pianeta. Sostenibilità non è solo “best practice agricolo”, ma riguarda tutte le azioni che ci sono nell’azienda. Bisogna creare degli indicatori per garantire un giusto livello di sostenibilità. Anche per il consumatore. In Sicilia siamo avvantaggiati dalle condizioni meteorologiche favorevoli. E tutto questo è importante raccontarlo, perché il consumatore vuole sapere che storia c’è dietro il prodotto, non vuole le fiabe. Bisogna creare degli strumenti che diano delle indicazioni chiare alle aziende su come devono comportarsi. Abbiamo un’enorme opportunità con i fondi di ricerca. L’Ue ha stanziato dei budget (50 milioni di euro solo per la Sicilia) per i prossimi 5 anni, l’obiettivo è di investirli per la ricerca e lo sviluppo di questi indicatori”.
Un sistema non solo di pensiero, quello basato sul concetto di sostenibilità, ma operativo a tutti gli effetti, che si alimenta dei confronti con il mondo accademico e della ricerca. La Sicilia del vino sta dimostrando, come ha sottolineato sempre Tasca, che la via del sostenibile è percorribile e dà i suoi frutti. E lo confermano i dati: l’Isola è la prima regione nella classifica della superficie a vite biologica con 25.000 ettari, il 61% delle cantine Assovini possiede certificazioni ambientali, l’82% opera secondo le regole della lotta integrata, e il 39% produce vini da uve biologiche.
E da tutti questi elementi, la Sicilia cuore del Mediterraneo, vuole ripartire per crescere ancora.

Focus - Una storia che guarda al futuro. Dall’antica Grecia a Expo 2015: la Sicilia del vino fa conoscere i suoi mille volti

È una storia dalle radici profonde quella del vino siciliano di cui Assovini Sicilia si fa portavoce nel mondo. Si attribuisce infatti ad Esiodo la prima specifica menzione della bontà dei vini prodotti in quest’isola: “ebbene, a questo punto, possa io trovare l’ombra di una roccia e il vino Biblino”.
Plinio il Vecchio citò nella sua Storia Naturale i vini Mamertini prodotti attorno a Messina.
Nel periodo di dominazione araba la vite rischiò la scomparsa dal punto di vista produttivo; ciò nonostante il vino fu uno dei temi più cari anche per i poeti arabi in Sicilia.
Fu con il regno di Federico III d’Aragona che il commercio del vino divenne libero, ma, come dimostrano numerosi scritti, risale al XVI, XVII e XVIII secolo l’affermazione dell’importanza della coltivazione della vite e della produzione enologica.

I prodotti tipici della terra siciliana sono stati materia di poesia anche nei secoli successivi, divenendo protagonisti delle pagine scritte da grandi nomi come Johann Wolfgang Goethe e Stendhal.

Un intreccio di storia della viticoltura e letteratura che si è protratto fino ai giorni nostri. Negli anni Novanta del Novecento scoppia un vero e proprio boom dei vini siciliani, grazie anche al taglio dei vitigni autoctoni con varietà internazionali, che danno vita a vini più fini ed eleganti. Negli ultimi dieci anni del secolo scorso, grazie ad Assovini Sicilia, si è sviluppata una volontà ancora maggiore di tutelare quello che è un patrimonio di lunga data. Ora i riflettori, anche in prospettiva Expo sono accesi sui vitigni autoctoni e sulla loro valorizzazione, grazie alla consapevolezza che questo è un patrimonio unico che non si può imitare.

Focus - I numeri della Sicilia del vino con “Sicilia Doc” una delle denominazioni più importanti d’Italia

La Sicilia rappresenta, con 103.076 ettari, il primo territorio vitivinicolo italiano per superficie vitata. La produzione complessiva di vino, se pur ridottasi negli ultimi anni, si conferma importantissima a livello nazionale, con oltre 5.000.000 ettolitri. Con decreto del 22 novembre 2011 è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata Sicilia a partire dalla campagna vendemmiale 2012/13.
Nel Giugno del 2012 si è costituito il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, a cui il 15 Aprile 2014 è stato attribuito con decreto ministeriale, l’incarico di svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi di cui all’art.17, comma 4 del Dlgs 8 Aprile 2010 per la Doc Sicilia.
La Doc Sicilia in meno di 3 anni di certificazione (2012-2103-2014) ha raggiunto complessivamente il 60% del totale annuale delle certificazioni Doc rilasciate in Sicilia dall’Organismo di Controllo regionale Irvo. Al 31 Dicembre 2014 e stato superato il numero di 21.000.000 di bottiglie. Questa tendenza positiva si conferma anche nel primo bimestre 2015 con un aumento dell’imbottigliato del 37,7% sul 2014.

Focus - Il vino siciliano, una squadra a più voci
Ecco l’enologia siciliana raccontata attraverso gli occhi di alcuni dei suoi protagonisti.
È biodiversità. “L’enologia siciliana ha una storia antichissima, che unisce una grande varietà di terroir ed una biodiversità straordinaria. Non esiste una sola Sicilia, ma un vero e proprio continente vitivinicolo - afferma Francesco Ferreri, 38 anni, eletto presidente nel 2014 - a ciò si aggiunge una capacità imprenditoriale ed una visione che le aziende hanno sviluppato negli ultimi venti anni sposando il concetto di qualità, ma anche comprendendo la necessità di fare squadra. Assovini Sicilia ha contribuito in modo fondamentale a questa evoluzione che ha consentito, in tempi più recenti, di raggiungere una notorietà mondiale: oggi è l’unica realtà associativa regionale a rappresentare un fatturato di 250 milioni di euro ripartito su 72 soci”.

“La Sicilia è un grande continente vitivinicolo, dove ognuno può ricavare spazio per soddisfare ogni tipo di consumatore, in Italia e all’estero - gli fa eco Mariangela Cambria dell’azienda Cottanera, vicepresidente al secondo mandato - si va infatti, dai territori dove soffia il caldo vento proveniente dal Marocco alle pendici dell’Etna, spesso ricoperte dalla neve, che presentano un clima montano unito alla solarità della nostra regione”.
Una diversità che deve essere sfruttata anche come risorsa turistica di questa straordinaria regione, risparmiata dalla cementificazione di altre zone d’Italia, capace di emanare un fascino unico, dato dall’incrocio di antiche e svariate civiltà e culture che si sono susseguite nei secoli.

È tutela dell’ambiente. Come spiega Alberto Tasca d’Almerita dell’azienda Tasca d’Almerita, la grande sfida futura sarà produrre in modo sempre più rispettoso dell’ambiente per consegnare alle generazioni future un patrimonio integro ed un ecosistema equilibrato. Il concetto di sostenibilità da venti anni a questa parte è entrato a tutti i livelli nelle coscienze dei produttori e molti sono i progetti intrapresi dalle aziende siciliane.

È donna. A sottolineare il ruolo delle imprese “al femminile” è Mariangela Cambria: “il ruolo della donna è cambiato profondamente: se un tempo sosteneva soprattutto il marito impegnato nei vigneti o in cantina, oggi è sempre più spesso una manager che gira il mondo”. Dello stesso parere Lilly Ferro, delegata regionale dell’associazione Donne del Vino e responsabile estero della Fazio Wines: “oggi - spiega - la donna ha voglia di riscatto, di emergere, ed il suo ruolo non è solo nell’area commerciale o dell’accoglienza, ma anche nella professione di enologo o agronomo”.

È giovane. Accanto alle donne anche i giovani o, meglio, le nuove generazioni, si sono dimostrate una grande risorsa. Come sostiene Alessio Planeta, titolare dell’omonima azienda, in una sola generazione la Sicilia è cambiata profondamente, passando da una vocazione orientata alla quantità ad una incentrata sulla qualità. Nello stesso tempo essa da “regione dei brand”, dove poche aziende lungimiranti portavano avanti la propria identità in modo autonomo, è divenuta “regione dei territori”.
È un brand collettivo. Proprio con l’obiettivo di fare conoscere i mille volti della regione è nato dodici anni fa l’evento Sicilia en primeur. Oggi il mercato sa che ci sono “tante Sicilie”, perché Assovini Sicilia ha saputo interpretare al meglio questa molteplice identità con un approccio imprenditoriale. Assovini Sicilia è infatti il “club delle imprese”. Proprio questo modo di fare impresa ha avuto un peso fondamentale per la realizzazione di un ambizioso progetto regionale: la creazione della Doc Sicilia. “La Doc nasce con l’obiettivo di creare un forte brand collettivo e proteggere l’immagine e qualità del vino siciliano introducendo delle regole e dei controlli certi per ogni bottiglia che porta in etichetta il nome della regione - spiega Antonio Rallo dell’azienda Donnafugata, past president di Assovini Sicilia e oggi presidente del Consorzio Tutela Doc Sicilia -. Si tratta da un lato di una tutela per le aziende serie e per il consumatore, dall’altro di una straordinaria opportunità di comunicazione per l’intero territorio”.
È valorizzazione dell’identità locale. “Sicilia è sempre un nome di grande appeal. Da una parte le aziende di Assovini Sicilia hanno aiutato la regione a raggiungere una notorietà internazionale, dall’altra questo straordinario territorio rappresenta un vero biglietto da visita nel mondo - afferma Laurent Bernard de la Gatinais dell’azienda Rapitalà - in alcuni territori, la buona qualità dei vini, unita al loro prezzo accessibile, consentono alla Sicilia di essere molto competitiva nel mercato, anche con i paesi del Nuovo Mondo. In altre zone la caratteristica di questa regione è aver mantenuto un’identità locale forte, legata ai vitigni autoctoni. Assovini Sicilia ha permesso di creare una squadra di imprenditori connotati da peculiarità diverse, ma accomunati dalla mentalità imprenditoriale”.
Etna, fiore all’occhiello e punta dell’iceberg qualitativa di tutta la Sicilia. Tra i piccoli territori legati all’identità locale vi è certamente l’Etna, dove la realtà media è rappresentata da piccole cantine di eccellenza. Una di queste è l’azienda Graci di Alberto Aiello: “la Sicilia - spiega l’imprenditore- è un grande territorio, con grande storia e grandi persone, che condividono i valori del rispetto e della lealtà. Ognuno è complementare all’altro: le aziende piccole possono avvantaggiarsi del lavoro fatto dalle grandi che hanno aperto la strada ai nuovi mercati, mentre queste ultime possono fare leva sull’appeal legato alla dimensione locale e all’identità peculiare che le prime incarnano. La sfida per il futuro sarà per noi passare da marchio di grande attrazione a classico dell’enologia mondiale”.
Secondo Stefano Caruso della Caruso e Minini le potenzialità ci sono: “i siciliani hanno capito che per proporsi in termini internazionali dovevano aggregarsi e recuperare la propria cultura. Hanno inoltre mantenuto i piedi per terra ed oggi sono in grado di offrire un vino alfiere del territorio, ad un prezzo corretto”.
La valorizzazione di tutti questi aspetti è l’obiettivo che l’associazione Assovini Sicilia si è data sin dalla sua costituzione e che sta portando avanti con sempre maggior entusiasmo.

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