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A Bordeaux le “buone nuove” sugli assaggi del millesimo 2014 non riescono a dissipare le “nubi” che si sono addensate sulla Gironda: la critica incorona una “grande annata”, ma le vendite della 2013 vanno male e la campagna en primeur è un’incognita

Italia
Buoni responsi dagli assaggi di Bordeaux 2014 in attesa delle quotazioni degli Chateaux

A Bordeaux le “buone nuove” sugli assaggi del millesimo 2014 non riescono a dissipare le “nubi” che si sono addensate sulla Gironda, la regione viticola più famosa al mondo. Il parere sui vini bordolesi 2014 è unanime: si tratta di una grande annata. E ci voleva, dopo un 2013 definito, altrettanto unanimemente dal mondo della critica enologica, mediocre, generalizzando però un’annata assai complessa. Se parliamo dei vini bianchi, infatti, dalle sottozone di Pessac Leognan e di Sauternes, potrebbero uscire delle buonissime cose. Vini freschi e strutturati, capaci anche di invecchiare. Il problema più grave è per i vini rossi dove, ad una qualità accettabile per i Merlot, si è accompagnata una certa debolezza dei Cabernet. Una classica “annata piccola”, dunque, in cui converrebbe comprare, perché i prezzi sono più abbordabili, le etichette degli Châteaux di riferimento (capaci di avere il tempo, la tecnologia, i soldi ed il terroir per fare vini di grande qualità anche in annate mediocri come il 2013). O, almeno, tradizionalmente così accadeva. Perché anche a Bordeaux non c’è più quella chiarezza di un tempo, quella specie di “tacito” accordo che regolava i prezzi in modo quasi automatico: la sensazione generale è che anche nella Gironda la confusione sia sovrana.
Il collezionismo e il vino come investimento hanno rotto anche questo minimo equilibrio, i prezzi sono diventati irraggiungibili anche per gli Châteaux “secondi”, “terzi” e addirittura “quarti” per non parlare delle cifre stellari toccate dai Premier Cru. E così, finché tutto è andato bene, cioè senza l’oppressione della crisi mondiale del 2008, il mondo del vino, dai produttori bordolesi ai négociant, ha alimentato questo perverso meccanismo, creando un vero e proprio “monstrum”, che non ha tardato a vendicarsi quando la situazione ha mutato di segno.
E così, mentre le vendite del millesimo 2013 continuano sempre di più a far fatica, per non dire si arrestano, proprio all’indomani dei buoni giudizi sul 2014, l’annata della “rinascita” di Bordeaux, dopo due anni in cui i collezionisti e i “big spender” si sono spostati sulla Borgogna, rischia di non risolvere la contraddizione, piuttosto di acuirla. Un fenomeno che, peraltro, accomuna altre zone prestigiose del vino mondiale. Basti pensare al Brunello, che al momento della presentazione del 2010, da più parti considerato un millesimo grandissimo, ha “bloccato” le vendite residue del 2009 e non fa sperare bene i produttori locali su quelle dell’annata 2011.
Tornando a Bordeaux, la 2014 sembra un’annata spiazzante, da cui non si sa bene che cosa attendersi. Se ne intuisce il potenziale, ma non si può, al momento, stimarne la grandezza. Ma il mercato, che dopo la recente frenata della Cina, ha chiesto chiaramente un atteggiamento sui prezzi meno prepotente, come testimoniato tra l’altro dalla lettera aperta inviata qualche mese fa dai wine merchant Uk ai loro “cugini” bordolesi, non dovrebbe permettere impennate ingiustificate ai prezzi dei Bordeaux 2014.
Occhi puntati, dunque, forse più del solito, sulle quotazioni en primeur, che i diversi Châteaux, primi fra tutti i più blasonati, annunceranno nel giro di qualche settimana. Prezzi che, vista la qualità attesa dell’annata 2014, saranno da valorizzare. O forse no? Eppure, ci sono anche molto buoni Cru Bourgeois a prezzi ridicolmente bassi, che, se non approfitteranno della possibilità di alzare il prezzo delle loro etichette con il millesimo 2014, non sopravvivranno. Perché è così che va il mondo, anche quello del vino, anche alle latitudini bordolesi.
Resta una indicazione saggia e condivisibile, quella di Paul Pontallier, ad Château Margaux: “sarebbe bello se i prezzi salissero. Il 2014 è molto buono, una grande annata, ma dobbiamo stare attenti al mercato. Tutti vogliono comprare Bordeaux, e noi produttori vogliamo venderlo, e alla fine troveremo un punto di incontro. Sono convinto che ci sarà la buona volontà a guidare tutto, per riconquistare soprattutto quegli appassionati che negli ultimi anni si sono disaffezionati a Bordeaux”.
Insomma, i Bordeaux 2014 sono buoni e fanno gola, ma a prezzi troppo alti, rischiano di rimanere nelle cantine. Si avvia ad entrare di prepotenza sul mercato, tornando alle caratteristiche dell’annata, grazie al sole di settembre ed ottobre che ha mantenuto la qualità dell’uva. I vini possiedono tannini già eleganti, elevata acidità, sia nei rossi che nei bianchi, e propensione all’invecchiamento. Ma quanto sia buona la 2014, in realtà, non lo sa nessuno. Di certo è ciò che ci voleva dopo le ultime vendemmie, non proprio felici. Che sia l’annata del secolo, però, non si direbbe proprio. Ma ha delle caratteristiche davvero interessanti: la precisione dei tannini, il frutto molto definito, terroir riconoscibili, freschezza manifesta. Difetta un po’ in potenza, ma non è detto che sia un gran problema. Negli ultimi anni ci siamo trovati spesso di fronte a vini molto alcolici e di grande concentrazione. Questa sembra un’annata di grande struttura, ma che torna alla classicità.
“Bene i Cabernet - racconta al magazine Uk “Decanter” il wine merchant Steven Spurrier - entrambi di grande spessore, grazie alle loro maturazioni tardive, che hanno permesso di raccogliere fino ad ottobre”. Meno importanti i Merlot, con tante eccezioni legate a quei vigneti piantati sui grandi terroir. Bianchi molto buoni, tanta polpa, tanta acidità. “Ottimi i Sauternes - racconta ancora alla testata inglese Ian d’Agata - molto diversi dalle annate degli ultimi 30 anni, ricchi ed opulenti”.
La qualità dei vini, un ritorno di interesse dei mercati storici, di consumo e non di speculazione, l’Euro in calo, con il conseguente vantaggio per l’export, sembrano “rifinire” al meglio l’annata 2014 di Bordeaux. E, se i prezzi non subiranno grandi scossoni, si può pensare che sarà una bella campagna en-primeur, molto più concreta, legata alla realtà e meno virtuale e speculativa, con tanta sostanza.

Focus - Gli Châteaux su cui puntare secondo “Decanter”

La Rive Gauche
Partendo dalla Rive Gauche della Garonna, Château Latour, che pure si trova al di fuori del sistema en primeur, spicca su tutti nei punteggi del team di degustazione di “Decanter”, con 96/100, seguito dai big Lafite-Rothschild, Mouton Rothschild, Margaux e Haut-Brion, tutti a 95+. Molto performante il biodinamico Pontet-Canet, che conquista 95 punti, come Palmer a Margaux ed il trio di St Estephe, Calon-Segur, Cos d’Estournel e Montrose.

I rossi di Grave e Pessac-Leognan
A Grave e Pessac-Leognan fanno corsa a sé La Mission Haut-Brion, con 95 punti, seguito da Haut-Bailly, Smith-Haut-Lafitte, Pape Clement e Domaine de Chevalier, tutti a 94 punti. Da segnalare anche, a quota 90 punti Château Roquetaillade La Grange e Haura (Denis Dubourdieu).

Sauternes
Al top a Sauternes, come c’era da aspettarsi, c’è Château d’Yquem, a quota 97 punti, seguito, negli assaggi di Ian d’Agata, da Doisy-Daene L’Extravagance e Lafaurie-Peyraguey, entrambi a 96 punti. Quindi si scende sui 93 punti, range in cui spicca Raymond Lafon, la piccola azienda immersa tra i big di Jean-Pierre Meslier.

Rive Droite
Sulla Rive Droite della Garonna è stato duro il lavoro, ma alla fine, a St Emilion, Ausone ha raggiunto un ottimo 95+, seguito da altri due Grand Cru Classé A, Angelus e Cheval Blanc, a 95 punti, e dal grand cru Le Dome, che ha eguagliato il punteggio dei suoi omologhi superiori, sempre a 95 punti. Un gradino sotto Pavie a quota 94. A Pomerol, molti dei grandi nomi si sono espressi bene, con Lafleur in cima, a 95+, seguito da Petrus e Vieux Château Certan a 95 punti, e da Le Pin a 94+. Sorprendente il secondo vino di Lafleur, il Pensees de Lafleur, che con 91 punti si piazza davanti a tanti altri grandi vini.

Bianchi secchi
I bianchi secchi, considerati uno degli stili più rappresentativi di Bordeaux, si rivelano molto promettenti, anche se molti produttori hanno dovuto fare i conti con acidità molto spinte, figlie di un’estate particolarmente fresca. Al top, negli assaggi di Jane Anson, Haut-Brion Blanc con 96 punti, e La Mission Haut-Brion a quota 95+ sulla Rive Gauche, ed il Valandraud Blanc a 91 punti sulla Rive Droite.

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