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Brunello di Montalcino a 792,5 euro ad ettolitro (con punte di 1.600 per il 2010, introvabile), Barolo a 712,5, e Nobile di Montepulciano a 347,5: il borsino degli sfusi di WineNews (su dati Ismea e Corriere Vinicolo) racconta un settore in salute

Italia
Brunello, Barolo, Nobile di Montepulciano, top borsino sfusi su dati Ismea Servizi e Il Corriere Vinicolo

Per molti anni lo “sfuso” ha contribuito non in modo secondario al successo dell’export del vino tricolore, oggi, invece sembra segnare il passo, almeno guardando ai numeri. A settembre 2014 (dati Istat-Ismea) l’export scende del 27% a 30 milioni di ettolitri, con un -10% sul volume e -19% sul prezzo (a 0,68 euro). Una tendenza che continua anche a novembre 2014, con un ulteriore calo del 3,5% (con prezzo in leggero recupero a 0,70 euro; dati Istat) e che, se da un lato invita a riflettere, dall’altro, a considerare un dato sostanzialmente positivo, visti i progressi del vino Doc/Docg imbottigliato (con gli spumanti a fare la voce più grossa). Perché se diminuisce il suo peso nell’export, il vino sfuso resta comunque un “metro” decisivo per misurare la salute del comparto. Il “borsino” degli sfusi delle più importanti Doc e Docg italiane? Quello realizzato da WineNews (su dati Ismea-Corriere Vinicolo) vede in testa il Brunello di Montalcino con 792,5 euro ad ettolitro (anche se quello della sola annata 2010, celebratissima dalla critica, viaggia sui 1.600 euro ed è praticamente introvabile, secondo il presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci) seguito dal Barolo (712,5) e dal Nobile di Montepulciano (347,5).
Il vino italiano sfuso, probabilmente, è stato sostituito nei mercati di riferimento per questa tipologia da altre produzioni, spagnola in testa, ma anche dagli sfusi provenienti dal “Nuovo Mondo” (Argentina e Cile soprattutto). La metà dell’export di sfuso italiano, tuttavia, finisce in Germania e questa tipologia di vino pesa ancora per il 30% sui volumi complessivamente esportati di vino italiano (dati Wine Monitor-Nomisma), mentre il mercato più promettente per il nostro vino sfuso, il Regno Unito, rappresenta ancora meno del 10% del totale.
La sfida per il 2015 è ancora più importante se guardiamo ai dati quantitativi della vendemmia 2014 che difficilmente consentirà di mantenere i volumi dell’export a 20 milioni di ettolitri, e, probabilmente, il vino sfuso sarà il primo a farne le spese. Uno sguardo globale sul mondo del vino ci mostra anche che, ormai, oltre il 37% del vino prodotto nel pianeta viene esportato: siamo a quasi 100 milioni di ettolitri, ma di questi circa il 40% è costituito da vino sfuso, che rappresenta però solo il 10% del valore dell’export (dati Oiv-Organisation Internationale de la Vigne et du Vin): si spostano quindi i centri di profitto, dai Paesi produttori ai Paesi commercializzatori e distributori. Ma lo sfuso, almeno guardando dentro i nostri confini, misura anche lo stato di salute delle più importanti produzioni nazionali. Utile quindi una fotografia dello “status quo” sul mercato dello sfuso dei più importanti vini Doc e Docg d’Italia, anche se si tratta di dati provvisori sui primi 4 mesi della campagna 2014/2015 (Ismea-Corriere Vinicolo). Sono peraltro, molto spesso, cifre idealtipiche, specialmente, guardando a particolari denominazioni, dove questo tipo di mercato è praticamente virtuale.
Ecco, dunque, una classifica realizzata da WineNews sui numeri di Ismea, elaborati da “Il Corriere Vinicolo”, che vede al n. 1 assoluto, il Brunello di Montalcino, che viaggia sui 792,5 euro ad ettolitro, seguito dal Barolo, a 712,5. Sul podio anche il Nobile di Montepulciano, a 347,5 euro, davanti al Barbaresco, a 311 euro. A seguire il primo vino bianco in “classifica”, il Pinot Grigio Alto Adige, a 247,5 euro ad ettolitro, di poco davanti al Valpolicella Classico, a 245. A ruota segue il Terlano Pinot Bianco Alto Adige, a 240,75 euro, poi il Valpolicella a 235, e lo Chardonnay Alto Adige a 233,75 euro ad ettolitro. Il Chianti Classico spunta 230 euro ad ettolitro, davanti al Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg, che si attesta a 205 euro ad ettolitro.
Tutte quotazioni, va detto, stabili, nel peggiore dei casi, ma spesso in crescita sulla campagna 2013/2014. Segno di una certa vitalità e salute, comunque, in un’Italia che fatica ancora ad uscire dalla crisi, almeno nelle più importanti denominazione del Belpaese enoico. Il riverbero di questi dati sul mercato domestico è evidente: la quantità è probabilmente in contrazione, ma il valore è in crescita. Stesso discorso per i mercati internazionali. Resta da stabilire se l’Italia enoica riuscirà finalmente a spuntare un prezzo/litro più importante e capace di aumentare progressivamente nel tempo.

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