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L’Italia dei campanili unita nella terra, nell’agricoltura contadina, che riscatta territori, fa parlare di donne, giovani, biodiversità, educazione, prodotti che ne sono l’identità nel mondo, ispira la “Carta di Milano” dell’Expo. Così da Firenze

Italia
Italia di campanili uniti dalla terra e dai contadini ad Expo

Portare l’Expo nei territori e i territori all’Expo: non è la prima volta che lo si sente dire, ma a giorni ormai dal suo inizio, il concetto va delineandosi. Simbolicamente è il “circolo virtuoso” che rende unica l’Italia, fatta di tanti territori (“8.000 campanili” come si definiscono), che ritrovano unità nella terra, fondata sulla tradizione contadina, alla base ancora oggi di produzioni eccellenti, grazie anche all’innovazione, in un’agricoltura attraverso la quale ci sono territori che rinascono e altri “difficili” che trovano riscatto, che diventa occasione per parlare del ruolo delle donne e dei giovani, di biodiversità e di educazione. Tanti territori che nella storia del cibo italiano, fattore prima di tutto culturale, se solo si pensa al vino, trovano l’identità nazionale nel mondo. Ed è questo forse, uno dei contribuiti più importanti che l’Italia può dare al grande dibattito attorno al cibo dell’Expo, come emerso oggi da “Italia 2015: il Paese nell’anno dell’Expo”, a Palazzo Vecchio, a Firenze, secondo importante momento di confronto tra istituzioni, imprenditori, sociologi, economisti ed importanti personalità della società civile, dopo “Expo Idee” all’Hangar Bicocca a Milano, dedicato al coinvolgimento dei territori italiani nell’Esposizione. Un contributo che è anche tra i principi ispiratori della “Carta di Milano”, l’eredità dell’Expo, che, come ha spiegato il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, promotore dell’evento, va verso la definizione, dopo importanti passaggi istituzionali, il 7 aprile all’Onu, il 15 aprile all’Unione Europea a Bruxelles, e poi con il Parlamento italiano, fino al 28 aprile, giorno della sua presentazione ufficiale a Milano nel “Laboratorio Expo”.
A portare l’attenzione sul problema della mancanza del cibo nel mondo, Aung San Suu Kuy, Premio Nobel per la Pace, che dalla Birmania, ha detto in un video messaggio, “avrei voluto essere oggi a Firenze, in Italia, Paese dove il cibo non è solo pane quotidiano, ma simbolo di amicizia e convivialità, e, soprattutto, di corretta alimentazione, verso la quale, per affrontare il problema della fame nel mio Paese, dovremmo prima di tutto educare la popolazione, a partite dalle donne e dai bambini, e dai loro bisogni nutrizionali”. Quella dell’Italia, sarà “la prima Expo che metterà al centro il ruolo delle donne nella nutrizione - ha ricordato Emma Bonino, presidente onorario di We-Women for Expo, intervento ai lavori - e nell’Esposizione firmeremo un’“Alleanza” delle donne contro lo spreco alimentare e per i diritti delle donne, che farà parte della sua eredità con la “Carta di Milano””.
Ma non è solo un problema di educazione, ha ricordato da Firenze l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi tracciando la “Geopolitica del cibo”, perché “la domanda è superiore all’offerta per nutrire nuove bocche e meglio i cittadini del mondo. E non è neppure solo un problema di nutrizione, ma anche di sprechi (1/3 del cibo mondiale), di sicurezza alimentare, land grabbing e di deficit di ricerca in campo alimentare”. Il contributo dell’Italia? “Prestare attenzione a queste tematiche - ha aggiunto - sprecare di meno, produrre di più con meno inquinamento e con meno acqua, e usare la terra non per l’energia ma per nutrire”.
A partire da ciascuno dei suoi territori. “Per fare l’Expo siamo partiti dai territori - ha raccontato il sociologo Aldo Bonomi, “osservatore” sui territori con Giuseppe De Rita per l’Expo - dal concetto di terra, ricordando che senza la tradizione contadina non ci sarebbe l’Italia”. E “ricordando che - ha spiegato il sociologo De Rita - il successo dell’Italia si fonda sulle piccole realtà, sulla biodiversità e sul politeismo alimentare”. Ma anche, ha detto lo chef Carlo Cracco, “sul lavoro che c’è attorno al cibo, che va da chi lo produce a chi lo consuma, con tante forze al centro che vanno convogliate in un unico canale culturale. La nostra cucina è un simbolo potente, piace a tutti, anche se non si è mai stati in Italia”. E se c’è un esempio per eccellenza in tal senso, quello è il vino, ha sottolineato Piero Antinori, alla guida di Marchesi Antinori, “che in 50 anni, rivoluzionandosi, ha vinto la sfida di farsi conoscere nei mercati del mondo, puntando sulla qualità, e costruendosi un’identità, voce importante dell’export agroalimentare. L’Expo è una nuova importante occasione per fare sistema”. E ora è la cucina italiana “a provarci”, ha aggiunto Cracco.
A fare sistema, devono essere prima di tutto i territori italiani, e “la sfida dell’Expo - ha detto il Ministro dell’Interno Angelino Alfano intervenendo ai lavori - è di affermare l’identità italiana, fatta di 8.000 campanili, perché se Milano sarà la capitale, l’Italia ha una grande prova di fronte a sé, nel far sì che tutti i territori siano protagonisti per portare la bellezza italiana alla ribalta internazionale. È anche una sfida sulla legalità, e con il Premier Matteo Renzi, siamo a lavoro su una Legge per la sicurezza urbana per difendere le nostre città dal degrado e dal deturpamento”. Che la sfida dell’alimentazione non possa essere disgiunta da quella della legalità, lo ha ricordato anche Valentina Fiore, ad Cooperativa Libera Terra Mediterraneo, che per questo si batte in Italia e all’estero, “a partire dai prodotti dei territori confiscati che vengono venduti oltreconfine portandosi dietro tutto il “carico” dei loro valori”. Ma ne sono un esempio anche territori come la Sicilia, “che, grazie anche all’agricoltura - ha spiegato Francesca Planeta, alla guida della cantina siciliana Planeta - oggi ha un’immagine straordinaria, bella, sana, lontana da quella di anni fa, e l’Expo è l’occasione per mostrarla al mondo.
Ma non c’è solo la sfida “locale”, perché prima di tutto c’è quella “globale”: “dobbiamo definire il problema del cibo in modo diverso - ha sottolineato il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni da Firenze - perché più che di scarsità è un problema di accesso alle risorse. Expo sarà occasione per far luce sulla cooperazione internazionale”. E “il tentativo della “Carta di Milano” di puntare sull’individuo - ha spiegato Claudio Tesauro, presidente di Save The Children Italia - è importante perché su questo si basa la cooperazione internazionale” (la Carta di Milano inizia così: “Noi donne e uomini cittadini di questo pianeta sottoscriviamo questo documento per assumerci impegni precisi in relazione al diritto al cibo, un diritto umano fondamentale, considerando una violazione della dignità umana il mancato accesso”).

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