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Vino & collezionismo, inchiesta WineNews: per Christie’s, Sotheby’s, Gelardini & Romani, Bolaffi e Pandolfini, il 2014 è un anno da incorniciare per i fine wines italiani nelle grandi aste internazionali. E dal 2015 si attendono conferme importanti

Italia

Il 2014 è stato l’anno dell’Italia sul mercato delle aste di fine wines, con la crescita dei brand più ricercati da collezionisti ed investitori non solo nelle vendite all’incanto italiane, ma anche e soprattutto sulle piazze internazionali più vivaci, da New York ad Hong Kong, passando per Londra, in un panorama segnato da una crescita generale, grazie ancora ai vini di Borgogna. A far ben sperare in un 2015 ricco di soddisfazioni sono, innanzitutto, le ottime performance sul benchmark del mercato secondario dei fine wines, il Liv-Ex, dove le etichette tricolore sono sempre più ricercate e scambiate, su tutte Sassicaia, Ornellaia, Masseto, Giacomo Conterno, Tignanello e Gaja, capaci di “giocarsela” con i grandi nomi di Bordeaux e di Borgogna, ma che per confermarsi dovranno puntare ad aumentare le proprie quotazioni medie, oltre a sperare in una crescita d’interesse sulle piazze occidentali, dove fanno un po’ più di fatica che in Oriente, e guardarsi dalla concorrenza dei grandi vini di Paesi emergenti come Usa, Spagna e Portogallo. Parola dei protagonisti del mondo delle vendite all’incanto, le principali case d’asta internazionali (Christie’s, Sotheby’s, Gelardini & Romani, Bolaffi e Pandolfini, sondate da www.winenews.it.
Tra le case d’asta con più storia alle spalle, protagonista in ogni settore del lusso, Christie’s, fondata a Londra nel 1766, ed oggi player di rilievo anche sul mercato dei fine wines. “Tra le etichette italiane - spiega a WineNews David Elswood, a capo del comparto vino di Christie’s - il 2014 è stato segnato dagli ottimi risultati dei “soliti noti”: Masseto, Ornellaia e Giacomo Conterno, anche grazie all’asta dedicata ai vini dell’ex famoso allenatore Sir Alex Ferguson, che ama moltissimo l’Italia enoica, tra cui diversi grandi formati di Sassicaia e Ornellaia molto performanti. La nostra regione vinicola di riferimento, però, resta ancora Bordeaux, anche se i prezzi, specie a causa del disamoramento dell’Asia, sono in calo da 2-3 anni, ed il mercato, prima di esporsi ancora, preferisce aspettare i prezzi degli Châteaux top. Continua a crescere, invece, la Borgogna, ma il vertice della piramide qualitativa non vanta numeri sufficienti a fare della Regione qualcosa di più di una nicchia. Poi - continua Elswood - ci sono le grandi etichette di Champagne, Rhône e Spagna, che hanno trovato il loro spazio di alto profilo, insieme a qualche vecchia annata di Porto. Per il 2015 i buyers avranno di che gioire, con una gamma sempre più ampia di grandi vini a prezzi decisamente competitivi”. Rimanendo idealmente a Londra, qualche anno prima, nel 1744, in New Bond Street, Samuel Baker fondava un’altra casa d’aste, Sotheby’s, che negli anni ha battuto pezzi incredibili, come la biblioteca di Napoleone a Sant’Elena o il “Garçon à la Pipe” di Picasso, ma anche tanto, tantissimo vino, comparto curato dalla Master of Wine Serena Sutcliffe. Tanto che oggi, con un fatturato globale di 65,3 milioni di dollari nel 2014 (di cui ben 8,9 milioni solo dalle bottiglie di Domaine de la Romanée-Conti), è la casa d’asta leader del settore enoico, ma anche quella che, in qualche modo, certifica la leadership di Hong Kong: proprio dagli investitori asiatici, infatti, arriva il 55% dei fatturati, poco meno del 2013. “Ancora una volta - commenta Jamie Ritchie, Ceo e presidente di Sotheby’s Wine in America e Asia - è Romanée-Conti il trionfatore delle nostre aste, ma torna a far bene Bordeaux, specie con il +30% delle aggiudicazioni di Château Pétrus”. E l’Italia? Arriva subito dietro alla Francia, con una crescita impressionante del prezzo medio a bottiglia quantificata da Sotheby’s in un +47%, a quota 253 dollari, grazie alle ottime performance di Bruno Giacosa, Gaja, Ornellaia, Giacomo Conterno, Sassicaia, Luciano Sandrone, Masseto, Aldo Conterno, Paolo Scavino e Giuseppe Quintarelli, sicuramente un ottimo biglietto da vista per fare ancora meglio nel 2015. L’analisi del momento, però, si fa più strutturata ed approfondita quando a parlare sono le voci delle case d’asta di casa nostra, a cominciare da Gelardini & Romani Wine Auctions, che negli anni ha spostato il proprio core business verso Oriente, o meglio verso Hong Kong, una posizione privilegiata da cui guardare alle dinamiche del vino italiano nel mondo delle vendite all’incanto di respiro internazionale. “Per capire il ruolo ed il peso del vino italiano - spiega Raimondo Romani di Gelardini & Romani Wine Auctions - bisogna fare una breve considerazione: non possiamo neanche immaginare di competere con Bordeaux, e questo anche a causa di dinamiche commerciali che vedono ancora un grande interesse delle grandi case d’asta internazionali per le etichette francesi. Il mercato italiano funziona in modo del tutto differente, ed in un certo senso è meno suscettibile a speculazioni e “bolle”, alla base proprio delle difficoltà degli ultimi tempi di Bordeaux. Detto questo, il 2014 ha mostrato grossi passi avanti, con una crescita costante dei volumi, delle aggiudicazioni e dei prezzi medi. Proprio la costanza è l’aspetto più importante da sottolineare: nessuno ha gli strumenti per far crescere i prezzi in maniera incontrollata, e questo è un bene, meglio crescere lentamente e con costanza. Dal nostro punto di vista, la vera crescita è stata quella dei vini sotto i 50 euro: Oreno, Pergole Torte, Giuseppe Rinaldi hanno raddoppiato il valore delle proprie aggiudicazioni, e oggi siamo vicini, per queste etichette, ai 100 euro, a volte persino sopra oltre, mentre i prezzi di Sassicaia e Ornellaia, in termini assoluti più alti, si sono rivelati più stabili senza grandi margini di crescita di prezzo. Il vantaggio del vino italiano - continua Romani - sta proprio sul prezzo: ci sono tanti vini relativamente piccoli in termini di prezzo, con una storia molto importante e grosse possibilità di crescita. Da sottolineare, poi, c’è la leadership del Piemonte, almeno per noi, con gli exploit di Bruno Giacosa e altri Barolo, da Monfortino ad Aldo e Giacomo Conterno, passando per Rinaldi, perché, a differenza della Toscana (salvo un pugno di aziende, come Biondi Santi), esiste uno storico di grande valore di vecchie annate. Per il 2015 - conclude - non ci aspettiamo nessun botto, ma la prosecuzione di una crescita virtuosa. Per la consacrazione definitiva bisogna che altre etichette, e penso soprattutto a Sassicaia e Ornellaia, raggiungano al più presto le quotazioni del Masseto, e che le altre che ho citato superino quota 100 euro”. Da poco nel mondo delle aste enoiche, ma dal 1890 protagonista del collezionismo in Italia, Bolaffi ha già le idee chiare. “Il mercato delle aste dei vini pregiati è più florido che mai - spiega la responsabile del settore vino di Bolaffi, Luisa Bianconi - e l’interesse è in continua crescita. A livello internazionale gli acquirenti stanno diventando sempre più esperti e sempre più esigenti, ampliando il numero e le tipologie delle etichette a cui sono interessati. Per questo, nel 2014, vini in passato molto quotati e conosciuti hanno perso un po’ di attrattiva, con quotazioni stabili e in alcuni casi in discesa, aprendo la strada proprio ad etichette italiane, come Sassicaia, Ornellaia, Masseto, Giacomo Conterno, Tignanello, Messorio. New entry nella top 100 dei vini 2014 del Liv-Ex compaiono per la prima volta Gaja e Guado al Tasso, mentre Sassicaia è addirittura al terzo posto della classifica generale tra i vini più scambiati, anche se dalle analisi di mercato di Wine-Searcher il vino più forte in questo momento è il Masseto. I risultati della nostra asta di novembre scorso sono in linea con questa tendenza, che vede un crescente interesse verso i vini italiani, spagnoli, australiani oppure verso nuove aree geografiche della Francia, come Rodano e Loira. In stallo i Bordeaux più conosciuti (unica eccezione Château Pavie), mentre tengono bene i vini di Borgogna come Domaine de la Romanée-Conti, ma anche molti altri produttori un po’ meno conosciuti al grande pubblico. I clienti cinesi restano sempre tra i più interessati e sono soprattutto loro ad aver ampliato i propri orizzonti, mentre un certo interesse, che speriamo possa confermarsi nel corso del 2015, arriva dal Nord Europa, insieme ad un grande ritorno degli Stati Uniti: vedremo nella prossima asta, a maggio a Milano, se le nostre aspettative verranno rispettate”. Sulla stessa linea l’analisi dell’altra grande casa d’asta italiana, Pandolfini, che nelle parole del responsabile del settore vino, Francesco Tanzi, sottolinea come “a far bene siano soprattutto le solite 10 etichette, grazie alle quali i risultati delle nostre aste sono sempre molto positivi. Nel 2014 abbiamo aggiudicato, in media, il 90% dei lotti, in un contesto decisamente positivo, capace di attirare clienti da tutto il mondo. Confermiamo il grande interesse che arriva dall’Oriente, ma ci auguriamo che anche gli Usa possano rientrare da protagonisti nel nostro circuito. Quello del vino, però, è un mercato piuttosto chiuso, in cui è difficilissimo farsi spazio tra i grandi nomi, quelli che ci riescono sono soprattutto due, Masseto e Sassicaia, specie con le loro grandi annate, rispettivamente la 2001 e la 1985, che mettono sempre a segno performance eccezionali. Per fare bene anche nel 2015 dobbiamo stare attenti a non farci prendere la mano, continuando ad invogliare il cliente con cifre allettanti, e tutelandolo in termini di certificazioni di originalità e provenienza, un tema sempre più sentito da chi compra”.

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