02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Buoni segnali dal mercato nazionale, testimoniati dalla presenza di tanti operatori, e conferme del crescente interesse da ogni angolo del mondo per il vino italiano: ecco i sentiment di Vinitaly, “promosso” dai produttori sondati da Veronafiere

Buoni segnali dal mercato nazionale, testimoniati dalla presenza di tanti operatori del settore, e conferme del crescente interesse da ogni angolo del mondo per il vino italiano: ecco i sentiment che arrivano da Vinitaly 2015, nei commenti di chiusura di alcuni dei produttori più importanti del Belpaese e dei buyer da “140 Paesi, ben 20 in più del 2014, grazie al 34% in più di investimenti in incoming e alla collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico, l’Agenzia-Ice e il Ministero delle Politiche Agricole”, ha detto il presidente di Veronafiere Ettore Riello.
Certo, non è mancata qualche critica per problemi ancora non risolti (soprattutto sulla logistica e la viabilità della città di Verona), ma nel complesso, la kermesse dedicata al vino italiano sembra aver centrato il bersaglio, secondo i pareri raccolti da Veronafiere, con produttori come Zonin 1821, Mastroberardino, Frescobaldi, Masi, Castello Banfi, Umani Ronchi, Biondi Santi, Ferrari, Tommasi, Marchesi di Barolo e Antinori, soddisfatti per la presenza di operatori professionali di alto livello sia sul fronte italiano (tanto della gdo che dell’horeca) che straniero, dagli Usa all’Estremo Oriente, passando per l’Europa e non solo.
150.000, secondo i numeri ufficiali, i visitatori, “ma rispetto al passato - spiega Veronafiere - c’è più Far East, con Thailandia, Vietnam, Singapore, Malesia. Crescono il Messico e anche l’Africa, con new entry interessanti come Camerun e Mozambico. Bene pure il Nord Africa, con la ripresa di Egitto, Tunisia e Marocco sia per il vino che per l’olio extravergine di oliva”. “I grandi mercati di Usa e Canada da soli rappresentano il 20% degli oltre 55.000 visitatori esteri. L’area di lingua tedesca, Germania, Svizzera e Austria, si conferma la più importante con il 25% delle presenze, il Regno Unito è al terzo posto con il 10%, seguono in termini numerici i buyer dei Paesi Scandinavi e quelli del Benelux”, ha detto Giovanni Mantovani, dg Veronafiere. Nella top ten dei Paesi, impressiona la crescita della Francia, che precede il Giappone, la Cina (con Hong Kong e Taiwan) e la Russia, unico Paese con presenze in calo, per la situazione geopolitca. A chiudere la “top 10”, il Brasile. Appuntamento al 2016 dal 10 al 13 aprile (www.vinitaly.com).
“Un Vinitaly effervescente. Buono il mercato interno - commenta Domenico Zonin di Zonin 1821 - con la piccola ripresa dell’economia che sta dando i suoi frutti. Bene appuntamenti e presenza di buyer”. “Tanta clientela business con una copertura completa dei mercati classici - aggiunge Piero Mastroberardino della cantina campana - e al lunedì grande partecipazione di clientela business nazionale. I numeri sono importanti e abbiamo meeting con operatori anche oggi che è l’ultimo giorno. Abbiamo avuto contatti anche con operatori di mercati non maturi e in fase di sviluppo, che approcciano al vino con interesse. Siano riusciti a presentare alcune nostre nuove iniziative innovative e a veicolare messaggi più raffinati che in passato”. “Sento commenti positivi e, oltre a tanta soddisfazione - sottolinea Leonardo Frescobaldi della Marchesi de’ Frescobaldi - vedo l’ingresso di nuovi giovani produttori e questo è un bene. Noi siamo contenti soprattutto per la qualità dei visitatori, sempre più sensibili all’origine del vino. Buyer da tutto il mondo: Usa, Estremo Oriente, Europa, siamo soddisfatti”.
“Come sempre Vinitaly - spiega Alessandra Boscaini della griffe veneta Masi - è un evento molto impegnativo. Abbiamo visto molti giornalisti, molti clienti italiani anche dal Sud Italia e questo fa certamente piacere. Molta affluenza dai mercati esteri nonostante ProWein prima e Vinexpo a giugno. Per noi è stato un bel Vinitaly, con molto interesse per i vini della Valpolicella e l’opportunità di celebrare il Campofiorin, il vino inventato da mio nonno cinquant’anni fa”. “Abbiamo avuto una grandissima affluenza - dice ancora Rodolfo Maralli, responsabile marketing e commerciale della cantina leader del Brunello di Montalcino, Castello Banfi - forse la migliore di sempre in termini qualitativi, compresa la domenica. La diversificazione di provenienza e questi numeri tutti gli anni sono un grande risultato di Vinitaly”.
Sempre da “Montalcino”, gli fa eco Tancredi Biondi Santi, insieme al padre Jacopo al timone della cantina dove il Brunello è nato: “abbiamo visto tanti importatori anche la domenica, mentre lunedì ci sono stati gli operatori della ristorazione. Si lavora tanto e abbiamo tante soddisfazioni da Paesi asiatici, da Cina, Stati Uniti e America Latina. È importante continuare così”. Per Michele Bernetti, della stella dell’enologia marchigiana Umani Ronchi, “Vinitaly è la fiera dove c’è il focus del vino italiano e dove tutto il mondo converge. Sono per noi giorni importanti e di grande soddisfazione”. “Per i buyer esteri - aggiunge Camilla Lunelli della griffe trentina Ferrari - il bilancio è positivo. Bene anche il mercato-Italia, con gdo e ristoratori di alto livello. Ottima l’anteprima di OperaWine”.
“Vinitaly anche quest’anno - sottolinea Dario Tommasi del gruppo veneto Tommasi - si conferma l’appuntamento fondamentale per il mondo del vino. Molti i contatti utili, molto buona la presenza degli operatori italiani ed esteri, in particolare degli asiatici, segno che il vino italiano sta crescendo in modo interessante anche a Est. Abbiamo visto anche alcuni importatori africani, che sono passati dal nostro stand e con cui abbiamo accordi commerciali. La fiera è stata pure una grande opportunità per lanciare il nuovo progetto di famiglia a Montalcino, con la recentissima acquisizione di Fattoria Casisano”. “In questo Vinitaly - spiega Valentina Abbona, della firma piemontese Marchesi di Barolo - abbiamo avuto la conferma che, almeno per quanto riguarda il settore agroalimentare, quanto da tempo auspicato si sta rapidamente realizzando: un flusso continuo di operatori da ogni Paese del mondo. Australia, Malesia, Indonesia, Taiwan, Corea, Giappone, Kazakistan, Emirati e tanti altri: un interesse vero che coniuga cultura e passione con il business”.
“Vinitaly è andato bene, con tanta gente e un buon mix tra italiani ed esteri”, conclude Albiera Antinori, alla guida della storica griffe del vino di Toscana.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli