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Wine writer e “graffianti”, ma non sono temibili critici enologici: sono gli street artists protagonisti al Vinitaly con la loro dissacrante ironia, tradotta live in coloratissimi graffiti di urban art sul vino. Da Laurina Paperina a Maupal e Kampah

Wine writer e “graffianti”, ma non sono temibili critici enologici: quest'anno a Vinitaly (a Verona, fino al 25 marzo) spopola l'urban art, con una vera e propria invasione (pacifica) e colorata di urban writer con la loro dissacrante ironia, tradotta live in una parete da dipingere sul vino o in una bottiglia da vestire. Un nuovo modo originale e diretto per comunicare con la gente, che anche il mondo del vino sta sperimentando. Da Laurina Paperina, celebre writer legata al mondo dei cartoon, “assoldata” dalla cantina bolgherese Campo alla Sughera per realizzare dal vivo un grande murales dedicato al vino, allo street-artist Maupal, famoso per il suo murales su Papa Francesco, che domani sarà protagonista di una performance con la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, passando per una nuova opera d'arte in bottiglia, e per di più impegnata, come “F CK 15 for Otello”, il Lambrusco di Cantine Ceci avvolto dal packaging “Italia No Mafia Just Great Beauty” di Flavio Kampah, “re” della street art internazionale, contro la mafia, la parola italiana più conosciuta al mondo.

“Il vino può dare moltissimo alla pittura, soprattutto in situazioni particolari - parola di Paperina a WineNews - come vernissage, aperitivi, degustazioni. Ma vale anche il contrario, con l'arte che può accompagnare questi momenti. Dal foglio al muro, l'importante è comunicare con la gente, e in un contesto come Vinitaly è interessante scambiare contenuti tra noi artisti e le cantine”.

Finito il Vinitaly, il murales firmato da Paperina, sarà portato via, primo di una lunga serie che sarà esposta tra le vigne di Campo alla Sughera, per formare il primo museo di UrbanArt esistente al mondo, tra i pregiati filari di Bolgheri. “Laurina è in assoluto l’artista più dissacrante nella scena del writing contemporaneo - ha detto il curatore del museo Nicolas Ballario - perché con la sua arte cerca di essere irriverente con la stessa urban art, che a volte si prende troppo sul serio”. Alla sua performance live c'erano anche il fotografo Oliviero Toscani e l’oste Mauro Lorenzon, che hanno visto nascere sul momento “un murales - spiega il direttore di Campo alla Sughera Felice Tirabasso - con cui abbiamo raccontato il vino in modo divertente e originale” (www.campoallasughera.com).

Altro writer, nuovo murales, quando domani sarà lo street-artist Maupal, conosciuto a livello internazionale per il suo murales “Super Pope” che ritrae Papa Francesco come un vero e proprio supereroe a Borgo Pio a Roma, a pochi passi dal Vaticano, il protagonista di una performance live ispirata al vino nell’incontro della Cia “Alla scoperta delle Tenute del Cerro”, la società vitivinicola del Gruppo Unipol (www.cia.it).

Infine, tra i vini più curiosi a Vinitaly, c'è la bottiglia pensata da Cantine Ceci per diventare ambasciatrice dell’identità italiana all’Expo, nel progetto “F CK for Otello”. “Sognavamo una bottiglia che rappresentasse il Lambrusco Ceci - spiega l'enologo Alessandro Ceci - ma soprattutto la bellezza dell’Italia di fronte ai 20 milioni di visitatori che ci aspettiamo vengano ad Expo 2015. Abbiamo fatto interpretare questo nostro sogno ad uno dei massimi esponenti della street art internazionale, Flavio Kampah. Cittadino del mondo, da 30 anni fuori dall’Italia, Kampah ha utilizzato la parola italiana più conosciuta al mondo (mafia, ndr) per esprimere un concetto del nostro Paese che fosse il più fedele, puro e oggettivo possibile. Il risultato è un’opera d’arte che lancia un messaggio super positivo e concreto di questa nostra bellissima Italia, agli occhi del mondo in visita ad Expo”. “Quando le Cantine Ceci mi hanno chiesto di disegnare il packaging della bottiglia del nuovo vino dedicato all’Italia - racconta Kampah - ho accettato senza esitazioni e anzi con gioia, passione ed entusiasmo immediati. Avendo speso la maggior parte del mio tempo lavorando in buona parte del mondo ho accumulato una sostanziale esperienza personale di come il nostro Paese venga percepito all’estero e sarebbe ipocrita e inesatto negare che non veniamo spesso paragonati con la mafia e che questo rappresenta uno dei più diffusi cliché che identificano la nostra italianità nel mondo” (www.lambrusco.it).

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