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Non solo rossi e bianchi sempre più amati dai consumatori e della critica di tutto il mondo: l'Etna vede il suo futuro come territorio, e anche come distretto, da spumanti. Emerge da “Bollicine dell’Etna”, di scena a Castiglione di Sicilia

L’Etna è, senza dubbio, uno dei territori enoici di maggior interesse tra i consumatori e la critica d’Italia e del mondo degli ultimi anni, protagonista della riscossa di tutta la Sicilia del vino, grazie all’appeal crescente e alla qualità di bianchi sapidi e rossi sono profumati e sottili. Ma, forse, sta diventando sempre di più anche un “terroir” di bollicine. Emerge da “Bollicine dell’Etna”, evento andato in scena al castello di Lauria, a Castiglione di Sicilia, con cantine come Antichi vinai, Destro, Firriato, la Gelsomina, Murgo, Nicosia, Patria, Planeta, Russo, Selva e Terrazze dell’Etna, danno nuova “effervescenza”, è il caso di dire, ad un progetto dell’Assessorato Regionale alle Risorse Agricole della Regione Siciliana, per creare un vero e proprio “distretto” dello spumante dell’Etna. E che sembra poter già contare su un tessuto imprenditoriale vivo e solido visto che, spiega un comunicato del Comune di Castiglione di Sicilia, che ha promosso l’evento, “le aziende che producono spumanti nel territorio della Etna Doc in effetti stanno aumentando, ci sono altre aziende che già producono, a parte le 11 protagoniste a Castiglione. Bollicine dell’Etna è stata una importante occasione di confronto ed analisi sul comparto, un settore ancora di nicchia ma che lascia intravedere nuove opportunità per il settore vitivinicolo”.
Con il vino che, come spesso accade, è investito del ruolo di “volano” per la promozione enogastronomica e turistica di tutto il territorio. E non a caso è stato coinvolto anche l’Istituto Alberghiero Enrico Medi di Randazzo, con gli studenti che hanno presentato contestualmente menù e prodotti da degustare in abbinamento allo spumante e lanciando ufficialmente la ricetta della “pasta fresca al pesto di nocciole di Castiglione”, con l’augurio che diventi il piatto “forte” della ristorazione etnea.

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