La trilogia sul mondo del vino firmata dalla “leggendaria” importatrice Martine Saunier celebra il secondo capitolo, “A Year in Champagne”, lungometraggio che sarà nelle sale da questa settimana, e che segue il successo di “A Year in Burgundy”

La trilogia sul mondo del vino firmata dalla “leggendaria” importatrice Martine Saunier celebra il secondo capitolo, “A Year in Champagne”, lungometraggio che sarà nelle sale (e su iTunes) da questa settimana, e che segue il successo di “A Year in Burgundy” e, allo stesso tempo, anticipa l’uscita prevista per il prossimo anno di “A Year in Port”. Il film attraversa 12 mesi di vita in Champagne, raccontati con gli occhi dei coltivatori, dei produttori e del presidente di Bollinger, Ghislain de Montgolfier, a capo anche dell’“Union des maisons de Champagne” (www.ayearinchampagne.com).
Splendidamente girato e montato, segue il graduale risveglio dei vigneti dal loro sonno invernale, attraverso la fioritura e la maturazione delle uve, per svelare poi cosa succede in cantina, nei segreti dello Champagne, compreso qualche elemento di tensione, perché la vendemmia 2012 era tutt’altro che promettente, ed in quel periodo anche la Champagne a perso un po’ della sua proverbiale eleganza, specie di fronte alle piogge ed al pericolo delle infestazioni fungine. Non manca l’umorismo, perlopiù involontario, come quando il Ceo di Bollinger, Jérôme Philippon, afferma “noi non facciamo pubblicità”, proprio nel pieno di un intero film documentario che è un vero e proprio inno allo Champagne.
Martine Saunier, invece, è una vera e propria guida per lo spettatore, una narratrice, che non si vede quasi mai di fronte alla telecamera, ed anzi si ritaglia un ruolo estremamente elegante sia in vigna che in cantina. Ciò che manca, semmai, è una visione critica dei rapporti tra produttori, in un territorio in cui i differenti approcci hanno spesso portato a scontri e contrasti, ma nel complesso il film resta un piacevole spaccato dello Champagne, delle persone e dei suoi vini.