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“I 5,1 miliardi di export del 2014 sono un risultato da non banalizzare in un anno particolare, ma l’obiettivo di raddoppiare le esportazioni per il 2020 è ancora alla portata”. Così, a WineNews, il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina

Nel Vinitaly 2014 è stato posto l’obiettivo, ambizioso, di raddoppiare il valore dell’export enoico, portandolo da 5 a 10 miliardi di euro entro il 2020, ma il dato del 2014, però, è ancora in linea con il 2013, nonostante la crescita decisamente più sostenuta di altri comparti dell’agroalimentare italiano. Ma come giudica la performance del vino tricolore su mercati esteri il Ministro per le Politiche Agricole, Maurizio Martina? “Io considero i 5,1 miliardi di export del 2014 un risultato che non può essere banalizzato - spiega il Ministro a WineNews - perché in un anno molto particolare superare quota 5 miliardi non lo davo per scontato. Penso che l’obiettivo che ci siamo posti per il 2020 sia alla portata, ma naturalmente bisogna lavorare per raggiungerlo, non possiamo fermarci, e pensare al 2015 come l’anno giusto per un’accelerazione significativa. L’occasione di Expo ci aiuta, per cui, da un punto di vista strategico, gli obiettivi sono chiari, mentre per quanto riguarda gli strumenti usati credo che in questi 10 mesi abbiamo fatto un buon lavoro, ma sono il primo a non accontentarmi, so bene che c’è ancora tanto da fare”.
Come detto, però, la sostanziale stabilità del comparto stride se paragonata alla crescita di altri settori, un dato, secondo Martina, “che si spiega innanzitutto con le performance delle altre filiere, che in alcuni mercati hanno trovato condizioni migliori. Dopodiché - continua il Ministro - il 2015 sarà un anno cruciale, perché parte il piano per l’internazionalizzazione, e avremo come focus due Paesi potenzialmente fondamentali, come Canada e Usa. In particolare gli Usa, proprio per il vino, sono una straordinaria terra di crescita, e vorrei sottolineare lo sforzo che abbiamo fatto per circoscrivere, anche dentro la scena degli Stati Uniti, dei territori che non fossero le solite regioni delle due coste. Il fatto di poter fare un’operazione straordinaria, mai fatta, soprattutto nell’America centrale e in grandi Stati come il Texas, dà il segno della novità che abbiamo davanti: non solo New York, Boston, San Francisco, Los Angeles, ma soprattutto - conclude Martina - quei mercati interni che potenzialmente sono interessanti anche per il vino”.

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