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L’export enoico degli Stati Uniti archivia un 2014 a due facce: i volumi crescono dell’1,6% (a quota 442,8 milioni di litri), ma i valori scendono del 4% (a 1,49 miliardi di dollari). L’Euro debole frena l’Europa, ma il Canada torna a volare

L’export enoico degli Stati Uniti archivia un 2014 a due facce, sintetizzato dai numeri, non ancora definitivi, del California’s Wine Institute (www.wineinstitute.org), che rappresenta il 90% delle spedizioni di vino a stelle & strisce: la buona notizia è che i volumi esportati sono cresciuti dell’1,6%, a quota 49,2 milioni di casse (442,8 milioni di litri), quella meno buona è che il valore delle esportazioni è calato del 4%, scendendo, di poco, sotto il miliardo e mezzo di dollari (1,49 miliardi di dollari, per la precisione).
Non aiuta certo il dollaro forte, così come le dispute che hanno coinvolto i lavoratori in diversi porti della West Coast, che hanno colpito sia l’export verso i 28 Paesi dell’Unione Europea (dove i valori sono scesi addirittura del 16% ed i volumi dell’8%), sia verso i Paesi dell’Estremo Oriente (Giappone, Cina ed Hong Kong), cali cui fanno da contraltare i buoni dati del Canada, dove l’import di vino Usa è cresciuto del 29% in volume e del 7% in valore.
C’è grande ottimismo, invece, per la crescita di molti mercati emergenti, dal Messico alla Corea del Sud, dalla Nigeria al Vietnam, da Singapore a Taiwan, dalla Repubblica Domenicana agli Emirati Arabi, fino al Brasile, che mettono a segno crescite a doppia cifra sia in valore che in volume. “Con tre annate eccezionali pronte ad andare sul mercato nei prossimi anni, la 2012, la 2013 e la 2014 - spiega al magazine britannico “Decanter” (www.decanter.com) il presidente e Ceo del California’s Wine Institute, Bobby Koch - siamo pronti a soddisfare le richieste dei consumatori sia in patria che all’estero”.
Per il 2015 il sentiment è positivo sia in Gran Bretagna, dove, nonostante i dazi, nel 2014 le vendite dei vini californiani di fascia alta (sopra i 15 dollari a bottiglia) sono cresciute del 30%, che in Giappone, mercato pronto a ripartire con la ripresa del lavoro nei porti americani della Costa Occidentale. C’è maggiore incertezza in Cina, nonostante l’ottimismo del California’s Wine Institute, che parla di un outlook a lungo termine “molto promettente”, mentre l’eurozona, che ha scelto di puntare su un Euro debole per far ripartire la propria economia, è destinata a rimanere un mercato difficile per i vini di California.

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