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Cina: la truffa corre sul web, ed anche Alibaba, il gigante mondiale dello shopping online, finisce nell’occhio del ciclone. I big del vino chiedono maggiori tutele, e si difendono puntando sugli shop ufficiali ospitati dal big dell’e-commerce

Con la quotazione in borsa del settembre 2014, il sito di e-commerce più grande della Cina, Alibaba (www.alibaba.com), ha reso il suo fondatore, Jack Ma, l’uomo più ricco del Paese. Ma le prime nubi si annidano già sul gigante delle vendite online: un’informativa della State Administration for Industry and Commerce (Saic), agenzia che fa capo al Governo di Pechino, resa pubblica in gennaio, e rilanciata dalla Reuters (www.reuters.com), ha, infatti, puntato il dito contro la scarsa trasparenza di Alibaba, rea di non controllare e limitare adeguatamente né i venditori senza licenza né il commercio di beni contraffatti. Un problema che riguarda da vicino anche il commercio di vino, ma che Alibaba non pare così intenzionata ad affrontare, visto che l’informativa, dopo pochi giorni dalla sua pubblicazione, è stata immediatamente secretata, finendo per diventare non più un atto ufficiale del Governo, ma solo un’informativa senza alcun valore giuridico.
Il lavoro della State Administration for Industry and Commerce era iniziato già nel luglio del 2014, prima dell’Ipo di Alibaba, quando la compagnia di Jack Ma, iniziò effettivamente un percorso di repressione della contraffazione sulle proprie piattaforme (oltre ad Alibaba, Taobao Mall, ndr), ma non basta, specie ai grandi gruppi del mondo del vino, come Torres, Penfolds, Jacob Creek e Asc Fine Wines, che su Tabao Mall hanno i loro negozi online, costantemente “minacciati” dalla concorrenza sleale di commercianti illegali, che una volta stanati tornano con un nuovo nome a vendere etichette false se non addirittura inventate. Del resto, il web non è nuovo a certe dinamiche, che riguardano anche il maggior sito di e-commerce occidentale, eBay (www.ebay.com). Come ha spiegato John Watkins, Ceo di uno dei principali importatori di vino asiatici, Asc Fine Wines (www.asc-wines.com), dalle pagine del Wine Spectator (www.winespectator.com), “il commercio online ha bisogno di una vigilanza maggiore, è un bersaglio naturale per i truffatori, specie se si parla di vino: l’unica cosa tangibile, per il consumatore, è una foto, spesso generica, ovvio che la truffa sia spesso dietro l’angolo. Siamo sicuri, però, che il Governo di Pechino farà di tutto, insieme ad Alibaba, per arginare il problema”.
Per capire l’importanza assunta negli ultimi anni dallo shopping online, è utile ricordare qualche dato: secondo Wine Intelligence (www.wineintelligence.com), nel 2014 in Cina erano ben 33,4 milioni i wine lover cinesi che scelgono etichette importate dall’estero, e che navigano quotidianamente su internet; ma il dato più importante riguarda i 16 milioni di acquisti enoici online, diventato il quarto canale di vendita nel Paese. E le possibilità di crescita sono enormi, se si pensa che il 46% della popolazione cinese è connessa alla rete, ossia 618 milioni di persone, di cui 302 fa abitualmente acquisti in rete. Per quanto riguarda il vino, però, il primo ostacolo all’acquisto è proprio la paura di incappare in qualche truffa, ecco perché la maggior parte delle aziende occidentali raccomanda di fare acquisti solo attraverso gli e-shop ufficiali presenti nelle piattaforme di e-commerce, così da essere certi dell’autenticità dei propri acquisti, superando in astuzia i possibili truffatori.

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