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“Anteprima Amarone”, il 31 gennaio e il 1 febbraio al Palazzo della Gran Guardia (Verona) debutta l’annata 2011 del vino principe di un territorio il cui fatturato enoico vale 550 milioni di euro. Ma che si interroga sul futuro, tra export e qualità

Italia
Di scena, a Verona, oggi e domani, la Valpolicella con il suo Amarone

Sarà “Anteprima Amarone”, il 31 gennaio e il 1 febbraio al Palazzo della Gran Guardia a Verona a segnare, come ormai accade da qualche anno, il via a tourbillon dei debutti delle nuove annate dei più importanti vini italiani sul mercato. A Verona, nell’appuntamento promosso dal Consorzio dei Vini della Valpolicella, ci saranno oltre 60 cantine di uno dei territori top del Belpaese a presentare l’annata 2011 dell’Amarone, vino principe di un tessuto economico e territoriale legato al vino che, nel 2013, ha sviluppato, nel complesso, un fatturato enoico di 550 milioni di euro, e con un patrimonio di 4 miliardi di euro, ovvero il valore dei 7.435 ettari vitati della zona, secondo dati 2014 di Assoenologi.
Un annata su cui c’è grande aspettativa (la produzione si aggira sui 12,6 milioni di bottiglie), viste le condizioni ideali, a detta del Consorzio e di molti produttori, della vendemmia 2011. Ben diversa dalla 2014, che ha fatto discutere per la scelta di produttori importanti, come la Cav. G. B. Bertani, di non produrre Amarone Classico per via delle difficili condizioni climatiche. Tema di cui si discuterà, di certo, anche per lo spunto lanciato, in queste ore, dalla Cantina Valpolicella Negrar, cantina tra le più grandi del territorio, con 700 ettari di vigneti e oltre 34 milioni di euro di fatturato 2014, il cui enologo è Daniele Accordini, che è pure vice presidente del Consorzio, che lancia l’interrogativo: l’Amarone, summa qualitativa del territorio, è condannato ad essere prodotto anche in annate complesse e generalmente sfavorevoli come la 2014 al fine di produrre il Ripasso, “vino figlio della Valpolicella e dell’Amarone, in grado di conquistare nuovi mercati grazie al suo appeal internazionale, fatto di eleganza e morbidezza, di potenza innata e di un ottimo rapporto qualità prezzo” e sui cui, per Accordini, converge sempre di più il successo della denominazione? Domanda a cui si cercherà di dare una risposta.
Intanto la certezza è che l’Amarone nei mercati del mondo non conosce crisi, visto che all’estero finisce l’80% della produzione complessiva (mercati top sono Germania, Danimarca, Usa e Canada). Ma buone notizie arrivano anche dall’Italia, dove a coltivare il futuro del grande rosso veneto, secondo un’indagine condotta da Vinarius, l’Associazione delle enoteche italiane, saranno i giovani e le donne, visto che il 94% delle persone tra i 20 e i 30 anni conosce l’Amarone, e tra questi il 69% lo giudica positivamente e persino vino “alla moda”, e che è amato da 9 esponenti su 10 del gentil sesso Dati che sdoganano, in parte l’immagine dell’Amarone come vino “maschile” e adatto ad un consumatore più maturo (www.consorziovalpolicella.it).

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