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La lettera aperta che i wine merchant britannici hanno indirizzato agli châteaux di Bordeaux sortisce i primi effetti, ma i prezzi difficilmente torneranno ai livelli del 2008, almeno secondo i produttori sentiti da “The Drinks Business”

Italia
I prezzi di Bordeaux li fanno gli Chateaux con buona pace dei Wine Merchant

La lettera aperta che i wine merchant britannici hanno indirizzato agli châteaux di Bordeaux, chiedendo maggior moderazione nelle vendite en primeur, magari tornando ai prezzi del 2008, certo più conformi al momento economico, ha sortito i primi effetti, ben diversi, però, da quelli che si auguravano in Gran Bretagna. “Credo che quella giunta dall’Inghilterra sia una richiesta assolutamente ragionevole, ma è molto improbabile che venga esaudita”, racconta a “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com) Charles Sichel, mercante e produttore di Bordeaux. Del resto, non è la prima volta che i wine merchant espongono le proprie idee, “ed è bello che tra i due player ci sia un rapporto franco, specie per prepararsi al meglio alla prossima campagna en primeur”, aggiunge Sichel.
“Ciò che è certo è che vorremmo che la prossima campagna en primeur sia un successo - aggiunge Thomas Duroux, Ceo di Château Palmer - ed il primo requisito c’è già, la qualità, che deve essere riconosciuta, anche attraverso il giusto prezzo, pur comprendendo benissimo come i wine merchant vogliano spuntare le condizioni migliori per loro”. Per capire le perplessità dei produttori di Bordeaux, è interessante l’esempio portato ancora da Sichel: “prendiamo Château Beychevelle, la cui annata 2008 fu rilasciata a 21,60 euro. Oggi si trova sul mercato a 65 euro, e la 2013 è stata rilasciata a 38,40 euro: non potrei proprio immaginare un’annata come la 2014 ad un prezzo più basso”. E l’esempio vale per tanti altri vini di Bordeaux che, negli ultimi anni, si sono apprezzati senza perdere colpi sul mercato.

Sul passaggio forse più importante, che sottolinea come il prezzo di rilascio en primeur non dovrebbe superare quello raggiunto sul mercato negli anni successivi, come accaduto negli ultimi quattro anni, Sichel si dice d’accordo, “perché è esattamente la ragion d’essere della vendita en primeur, a meno che non accada qualcosa di particolarmente sconvolgente”. Diverso il punto di vista di Duroux: “in un sistema capitalista, quando si acquistano delle azioni è sempre una scommessa, finché non si decide di rivenderle. In quanto wine lover, invece, ci sono due ragioni per comprare en primeur: il prezzo, presumibilmente migliore, e l’accesso al mercato (che successivamente potrebbe essere precluso dalla scarsità, ndr).
Di certo, Bordeaux, nonostante lo storico e “rumoroso” abbandono di Lafite, non farà mai a meno delle vendite en primerur, grande attrazione per tutti i wine lover del mondo, nonostante ci siano tante questioni irrisolte e difficoltà da superare, nella consapevolezza che la lettera aperta indirizzata agli châteaux ha riaperto una ferita che non si rimarginerà tanto presto, ponendo domande alle quali Bordeaux, con una sola voce, difficilmente darà una riposta.

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