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Imu agricola e vino: la “mappa” di chi paga e chi no tra i territori top del vino italiano, dopo il Decreto Legge 4 del 2015. Con tante differenze anche nella stessa Doc. Perché il terroir fa la differenza anche sul fronte del fisco

Italia
Imu agricola e vino: la “mappa” di chi paga e chi no

Difficile stimare, ad oggi, quale sarà l’impatto dell’Imu sui terreni agricoli nel mondo del vino. Quello che è certo, dopo i vari passaggi legislativi degli ultimi giorni, è che, entro il 10 febbraio 2015, chi ha vigneti in Comuni classificati come “non montani” (vale l’elenco Istat aggiornato al 1 gennaio), dovrà pagare entro il 10, come disposto dal Decreto legge 4 del 2015, a meno che il comune non rientrasse in quelli esenti secondo il decreto ministeriale del 28 novembre 2014: in quel caso le nuove regole varranno a partire da giugno 2015. Chi ha vigneti in territori classificati totalmente montanti, invece, non dovrà pagare niente. Nei comuni classificati come “parzialmente montani”, invece, l’esenzione è prevista solo per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali (e vale sia per i terreni di proprietà che per quelli in comodato d’uso o in affitto).
Detto questo, WineNews ha provato a fare una “mappa” di chi paga e chi no, indagando la classificazione di alcuni dei comuni italiani più celebri per il vino, e dove la filiera enoica rappresenta ha un peso specifico determinate, o comunque importante, nel tessuto economico e sociale. E non mancano le curiosità. Se si prendono i due nomi forse più blasonati del vino italiano, Barolo e Montalcino, per esempio, emerge che nel comune piemontese tutti pagano (e lo stesso vale per Barbaresco, Serralunga d’Alba, Nizza Monferrato e così via), perché “non montano”, mentre nella terra del Brunello saranno in pochissimi a versare l’obolo, poiché “parzialmente montano”. E anche sul fronte delle bollicine, non mancano le differenze: si paga l’Imu sui vigneti ad Erbusco, per esempio, “capitale” della Franciacorta, o a Canelli, Comune simbolo dell’Asti (come del resto in gran parte dei Comuni che insistono sulle due denominazioni), mentre per Mezzocorona, Lavis e Trento, tra i comuni più vitati del Trentodoc (e per quasi tutti gli altri della denominazione), l’esenzione è totale poiché montani. Singolare, per rimanere in tema spumanti, il caso del Prosecco Docg: a Conegliano, pagano tutti, a Valdobbiadene sono esenti coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali.
Pagano tutti, invece, per esempio, a Soave; esenti coltivatori diretti e imprenditori, invece, a Negrar, uno dei Comuni più importanti della Valpolicella, dove però, vista la vastità del territorio, la situazione è decisamente a macchia di leopardo. Si paga anche a Modena o a Castelvetro di Modena, terre soprattutto di Lambrusco, o a Bardolino.
Non pagano coltivatori diretti e imprenditori professionali nel Collio, in Friuli, in Comuni come Cormons, mentre sono tutti esentati a Dolegna del Collio.
Situazione curiosa anche nelle terre del Verdicchio: Matelica è considerato totalmente montano, e non si paga Imu, Jesi è non montano, e pagano tutti. Ancora, esenzione parziale a Scansano, capitale del Morellino”, o per rimanere in Toscana, a Montepulciano, patria del vino Nobile, mentre pagano tutti a San Gimignano, celebre per la Vernaccia, e anche a Castagneto Carducci, terra dei grandi rossi di Bolgheri. Sempre nel Granducato, indecifrabile la situazione del Chianti, vista l’estensione della denominazione, ma a macchia di leopardo anche quella del Chianti Classico: a San Casciano Val di Pesa, per esempio, nessuna esenzione, di cui invece possono beneficiare i coltivatori diretti o gli imprenditori di Castellina in Chianti, per fare degli esempi.
Nella vicina Umbria, invece, esenzione per categorie sia a Montefalco, patria del Sagrantino, e per Orvieto, uno dei distretti bianchisti più importanti, così come accade nel Lazio per Frascati.
Più a Sud, nessuna esenzione per San Martino sulla Marruccina, luogo simbolo del Montepulciano d’Abruzzo, come per la gran parte dei produttori di Taurasi e Aglianico in Irpina, dove comuni come lo stesso Taurasi, Mirabella Eclano o Avellino sono classificati non montani.
In Puglia, nessuna esenzione per Cellino San Marco, Manduria, Salice Salentino, Copertino, Trani. In Sicilia, esenti praticamente tutti i Comuni della Doc Etna, come Castiglione di Sicilia, classificato montano, esenzione parziale per Pantelleria, terra dei grandi passiti, mentre pagano tutti a Menfi, uno dei distretti più importanti. Così come a Serdiana, in Sardegna, mentre totale è l’esenzione a Serdiana, tra i comuni più importanti per il Carignano del Sulcis.
Uno sguardo parziale e semplificato, questo, ovviamente, su una materia assai più intricata e spinosa che dice, però, di come “il terroir”, a volte, faccia la differenza non solo in tema di qualità, ma anche sul fronte del fisco.

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