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Gli italiani a tavola ... nell’antichità, nella mostra “Alle origini del gusto. Il Cibo a Pompei e nell’Italia antica” (Asti, dal 7 marzo). Oggi, anno di Expo, come ieri, il cibo è tra i fattori che qualificano una civiltà e la sua identità culturale

Italia
A tavola a Pompei

Degli usi e dei consumi degli italiani a tavola, se ne parla praticamente sempre, tra tendenze, numeri e curiosità. Ma quale era il comportamento dei nostri antenati? “Alle origini del gusto. Il Cibo a Pompei e nell’Italia antica” è una mostra di scena ad Asti (Palazzo Mazzetti, dal 7 marzo al 5 luglio) che indaga l’alimentazione nel mondo antico, ispirandosi alle linee guida di Expo2015 ed al suo tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”, secondo cui “la qualità e la genuinità del cibo vanno di pari passo con la tradizione consolidata nelle attività di coltivazione e di allevamento dei popoli e delle comunità locali, frutto di esperienze millenarie sulle quali oggi si innestano forti innovazioni scientifiche e tecnologiche”. Oggi come in passato, il cibo è uno dei principali fattori che qualificano una civiltà, strettamente connesso alla sfera sociale e religiosa, che concorre alla creazione del senso di appartenenza e a quella che definiamo “identità culturale”, e da lì alla comunicazione interculturale.
La mostra - promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e Fondazione Palazzo Mazzetti, curata da Adele Campanelli e Alessandro Mandolesi, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta e il Comune di Asti, con il patrocinio della Regione Piemonte - conduce il visitatore in un viaggio alle origini del comportamento alimentare italiano, partendo dall’invito a un banchetto di età romana: in un itinerario a ritroso nel tempo, anche attraverso approfondimenti su alcuni significativi prodotti della terra (grano, olio, vino) si compone un quadro esaustivo delle abitudini alimentari e produttive dei maggiori popoli antichi che vissero in Italia.
Un percorso espositivo che si snoda sull’incontro tra archeologia e tecnologia, dove le ricostruzioni delle attività e delle consuetudini alimentari dei Romani focalizzeranno, di volta in volta, situazioni singolari relative alle altre importanti civiltà che si sono sviluppate sul territorio italiano: dai Greci agli Etruschi, fino agli Italici. Le conoscenze sulla produzione e sulla cucina romana, e in parte anche greca ed etrusca, sono vaste e basate su fonti di natura molteplice: letterarie, archeologiche, paleo-ambientali. I testi scritti in particolare sono numerosi: si cita a titolo esemplificativo il noto manuale di ricette pervenutoci sotto il nome di Apicio, o la cena di Trimalcione nel “Satyricon” di Petronio oppure la “Edifagetica” di Archestrato di Gela, una specie di prima guida gastronomica del mondo antico, ma l’elenco potrebbe continuare a lungo. Notevole anche il corpus delle informazioni fornite dall’archeologia, soprattutto la quantità di dati dall’area vesuviana: Pompei, Ercolano e Stabia centri seppelliti dall’eruzione del 79 d.C. restituiscono rappresentazioni figurate, ambienti completi di arredamenti, impronte di coltivazioni, reperti botanici, zoologici e anche veri cibi carbonizzati.
Una sequenza di luoghi e di ambientazioni collegati al consumo, all’elaborazione e alla produzione degli alimenti, corrispondenti alle varie sezioni espositive, illustreranno sia la preparazione e la presentazione dei cibi sia le tecniche di coltivazione con la ricostruzione di un antico paesaggio agrario italiano.
E, in occasione della mostra sarà possibile visitare la domus romana di via Varrone di Asti della seconda metà del I secolo d.C., situata presso la porta urbica occidentale (Torre Rossa) dove terminava il decumano massimo (coincidente con l’odierno Corso Alfieri). Tra i resti della costruzione, riaperta al pubblico con un allestimento aggiornato, è di particolare interesse il tappeto a mosaico che decorava il pavimento della sala da pranzo (triclinium). Un programma didattico inoltre coinvolgerà gli studenti della scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado attraverso visite guidate condotte da operatori specializzati e laboratori impostati su diversi livelli di approfondimento. Un inedito ciclo di conferenze, sarà poi dedicato ad alcuni aspetti dell’alimentazione nell’antichità. Più in particolare si parlerà, tra l’altro, di vino, olivocultura, produzione olearia, ma anche dell’alimentazione a Pompei grazie ai risultati degli studi su reperti organici e vegetali (come semi, frutti e pane, sopravvissuti all’eruzione del 79 d.C.), e del cibo consacrato alle divinità.
La mostra ha anche ispirato l’estro di artisti contemporanei con il risultato che anche l’arte contemporanea incontrerà l’archeologia a Palazzo Mazzetti. Infine, dalla penna dell’artista livornese Luca Vinciguerra è nata la mascotte “Coco” simbolo del calendario di iniziative collaterali alla mostra (cene a tema nei ristoranti, laboratori di archeo-cucina, eventi rivolti ai bambini e alle famiglie e molto altro ancora).
Info: www.palazzomazzetti.it

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