02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Prezzi, tendenze, investimenti: le tenute vinicole valgono sempre di più sul mercato, con il Nuovo Mondo che corre e l’Europa che rifiata (ma il Chianti non si ferma). Ecco il report “Global Vineyard Index 2014” by Knight Frank analizzato da WineNews

Italia
Il mercato delle tenute del vino del mondo visto da Knight Frank

Il prezzo delle aziende, nelle zone a maggiore vocazione enoica del mondo, continua a crescere anche nel 2014, grazie soprattutto al Nuovo Mondo: alla fine del primo semestre dello scorso anno, infatti, le valutazioni delle proprietà (intese come insieme di immobili e vigneti, binomio sempre più importante per chi vuole investire in questo segmento del lusso) che maggiormente interessano il mercato, ossia quelle tra i 2 ed i 15 ettari vitati, sono cresciute del 4,5%, come racconta il report “Living the Dream - Global Vineyard Index 2014”, curato da Knight Frank (www.knightfrank.com), la principale società mondiale di consulenza immobiliare, analizzato da WineNews. Quello di avere una propria azienda, capace di rendere anche in termini di produzione enoica, ripagando pian piano l’investimento, è un sogno che accompagna sempre più investitori in giro per il mondo, che dopo un anno, il 2013, in cui hanno premiato i grandi terroir, nel 2014 hanno spostato le proprie attenzioni sui Paesi emergenti, specie su Nuova Zelanda ed Australia, capaci di attrarre capitali sia dalla Cina che dagli Usa.
Al top tra le regioni più ambite c’è infatti la Sonoma Valley, con i prezzi che crescono del 17,9% in un anno, e gli investitori che cercano il tipico ranch californiano, ovviamente con la piscina, e qualche ettaro di Pinot Noir, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Zinfandel, Syrah o Viognier. Al secondo posto la meno famosa Hawkes Bay, in Nuova Zelanda, dove i prezzi sono cresciuti del 17,6%, mentre a chiudere il podio, poco lontano, è Barossa, in Australia, dove i costi delle proprietà sono cresciuti del 14%. Ancora Nuova Zelanda alla posizione n. 4, con Marlborough ed i suoi filari di Sauvignon Blanc e Pinot Noir (+13,3%), proprio davanti al primo grande territorio del Vecchio Continente, il Chianti, le cui tipiche proprietà rurali a vocazione enoica, immerse tra i filari di Sangiovese, hanno visto le proprie quotazioni balzare del 12% negli ultimi 12 mesi. Alla posizione n. 6 c’è la Napa Valley, tra Cabernet Sauvignon, Malbec, Merlot, Cabernet Franc e proprietà terriere sconfinate (+11,1%), seguito dalla Valle del Rodano, in Francia, dove i prezzi dei classici Château del diciottesimo secolo sono cresciuti del 5,6%, più che tra le dolci colline del Brunello, dove una tenuta, magari abbastanza grande da ospitare un B&B, nel 2014 è costata il 4% in più dell’anno precedente.
Detto delle performance positive, non va altrettanto bene tra le proprietà di Bordeaux e Borgogna, le cui quotazioni non hanno subito alcuna variazione, così come a Mendoza, in Argentina, mentre le valutazioni delle aziende del Piemonte (ad eccezione del Barolo), considerato nel suo insieme, hanno perso addirittura l’8%, anche a causa delle complessa situazione economica del Belpaese. Peggio fanno Stellenbosch, in Sudafrica, e la Colchagua Valley, in Cile: qui le quotazioni delle aziende enoiche sono scese, rispettivamente, del 10 e del 14%.
Nel complesso, tra le 14 regioni chiave scelte dal Knight Frank Global Vineyard Index, rallenta la crescita delle quotazioni, stabilizzandosi su una media del +6,2% nel Nuovo Mondo e sul +2,3% nel Vecchio Continente, anche se la crescita adesso riguarda il 79% delle aree analizzate (nel 2013 era solo il 60%).
Ma chi è che decide di investire in un’azienda vinicola? Gli occhi sono tutti puntati sull’Asia, non solo sulla Cina, ma anche su Sud Corea ed Hong Kong, ma gli investitori di Stati Uniti, Brasile e Svizzera sono sempre più attivi, e gli investimenti stranieri, in alcune regioni, superano quelli autoctoni. Come nel caso della Toscana, dove il 60% delle acquisizioni è opera di compratori non italiani, percentuale che scende al 50% a Mendoza, in Argentina, al 30% in Napa Valley (Usa), Provenza (Francia) e Somontano (Spagna), al 20% a Stellenbosch (Sudafrica) e Marlborough (Australia), e addirittura al 10% in Bordeaux (Francia) e Barossa Valley (Australia). Analizzando le singole regioni, è interessante sottolineare come i maggiori investimenti stranieri a Bordeaux arrivino, nell’ordine, da Cina, Gran Bretagna e Stati Uniti, in Toscana da Gran Bretagna, Russia e Brasile, in Napa Valley da Cina, Sud Corea e Vietnam, ed a Mendoza da Usa, Canada e Brasile. E gli investimenti a stelle e strisce sono al top anche altrove, dalla Colchagua Valley in Cile a Marlborough in Nuova Zelanda.
In cima alla lista dei desideri, comunque, restano Italia e Francia, dove il costo dei vigneti è il più alto al mondo, tra denominazioni praticamente inaccessibili, come la Aop Pauillac a Bodeuax, dove un ettaro costa 2 milioni di euro, o i Grand Cru di Borgogna, che hanno toccato i 5 milioni di euro, ed opportunità tutte da scoprire. In Provenza, ad esempio, c’è grande disparità di prezzo, e si va dai 15.000 euro ad ettaro a Lubéron fino ai 75.000 euro sulla costa, ma anche la Languedoc, sempre nel Sud del Paese, ha prezzi accessibili, sui 40.000 euro ad ettaro nella zona di Pic Saint Loup. In Italia, invece, il triangolo d’oro è sempre quello compreso tra Pisa, Firenze e Siena, dove le quotazioni delle aziende sono comprese, stabilmente, tra i 2 e gli 8 milioni di euro, ma è nel Barolo che il valore del vigneto ha raggiunto livelli “francesi”, vicino al milione di euro ad ettaro, ma inizia a generare interesse anche il territorio del Prosecco.
L’ultimo aspetto analizzato dal report “Living the Dream - Global Vineyard Index 2014” è la crescita degli investimenti nei diversi settori del lusso, spesso considerati come passioni prima ancora che come settori economici: nel corso dell’anno chi ha puntato sull’acquisto di un’azienda ha speso il 4,5% in più dei 12 mesi precedenti, una crescita superiore a quella degli investimenti in fine wine, cresciuti nello stesso periodo del 3%, e poco lontana dalla crescita degli investimenti in opere d’arte, al +5%.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli