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Tra l’erosione delle superfici vitate e la crescita dell’import enoico, la Francia ha sempre più il bisogno di riequilibrare la propria offerta: tutto passa per il nuovo sistema di assegnazione delle autorizzazioni ai nuovi impianti

Italia
Anche la Francia fa i conti con il nuovo regime sui diritti di impianto dei vigneti

Tra l’erosione delle superfici vitate e la crescita dell’import enoico, la Francia ha sempre più il bisogno di riequilibrare la propria offerta, e per questo c’è bisogno di un nuovo sistema di assegnazione delle autorizzazioni per i nuovi impianti. A ricordarlo al mondo enoico d’Oltralpe è Michel Chapoutier, nel suo ruolo di presidente dell’Umvin - Union des Maisons et des Marques de Vin: “la Francia ha bisogno di piantare, per questo spingiamo affinché venga permessa la distribuzione dell’integralità delle autorizzazioni ai richiedenti”, che vorrebbe dire un incremento annuo dell’1% della superficie produttiva, come garantito dalla normativa europea, pari a7.500 ettari.

Chapoutier si dice anche favorevole ad un regolamento che abbia valore retroattivo: “se venissero rilevate delle inadeguatezze, sarà compito dell’industria enoica e delle autorità pubbliche rivedere i criteri di assegnazione delle autorizzazioni d’impianto, che comunque sono rivedibili di anno in anno”. Chapoutier, quindi, ricorda due dati importanti. In primo luogo, ha sottolineato come le superfici produttive in Francia si riducono ogni anno, mediamente, dell’1,4%, quindi l’1% di nuovi impianti all’anno “non garantisce la crescita del potenziale produttivo, ma ne rallenta il declino”. In secondo luogo, la Francia ha una carenza strutturale di vino, visto che negli ultimi anni ne ha importato in media tra i 5 ed i 6 milioni di ettolitri.

Michel Chapoutier insiste anche sul fatto che il regolamento futuro sia “semplice”, cosa che ad oggi non è, almeno secondo l’Umvin, perché l’idea di assegnare autorizzazioni d’impianto vincolate a determinati segmenti produttivi è ancora troppo complessa. Una volta che le autorizzazioni sono assegnate, infatti, lo sono in maniera definitiva, non possono spostarsi da un segmento all’altro. Da qui nasce l’idea di istituire un sistema semplice e completo: il futuro regolamento che disciplina le autorizzazioni per i nuovi impianti dovrò adattarsi ad una situazione di emergenza, quindi dovrà rafforzare la produzione dei vini senza indicazione geografica, oggi sottorappresentati nell’offerta enoica francese. “Molti coltivatori, enologi cooperative e commercianti hanno già espresso l’intenzione di chiedere la possibilità di estendere i propri vigneti per la produzione di vini senza indicazione geografica: è un chiaro segnale in contatto diretto con i mercati, perché è di questo che c’è bisogno”.

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