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Nelle feste di fine anno si può rinunciare a tutto, ma non ad una bottiglia di spumante: l’Italia vista dall’Ovse, l’osservatorio sui vini spumanti, è in stagnazione consolidata, ma i livelli di spesa restano in linea con il 2013

“Non si può parlare di crisi economica e di consumi dopo 8 anni di riduzioni continue, siamo in stagnazione consolidata, ovvero un ridimensionamento della vita e della spesa quotidiana”. Questo, in sintesi, il commento Ovse, l’osservatorio economico nazionale dei mercati e consumi vini e vini spumanti, sui consumi delle feste 2014-2015. Dal 1991, l’Ovse ha registrato una crescita continua di consumi, sviluppo ed export annuali e globali con solo alcuni incroci di tipologie degli spumanti italiani: in 22 anni, si è passati da un consumo annuo di 100 milioni di bottiglie Dop alle attuali 400 milioni, da 13 milioni di metodo tradizionale ai 23 milioni di oggi. Grazie all’export, un mercato positivo anche negli ultimi anni.
Per i consumi “durante le feste”, c’è da registrare un ulteriore calo, ma più contenuto degli anni precedenti: il primo exit-poll sulle stime dei consumi di fine anno è confortante, perché ad una bottiglia di spumante non si rinuncia, ma sono lontani i tempi del record delle 91 milioni di bottiglie, stappate dall’8 dicembre al 6 gennaio, nel 2008-2009. Per le feste correnti si stima che voleranno meno di 50 milioni di tappi made in Italy, per un valore al consumo intorno a 420 milioni di euro (identico al 2013). In calo anche i tappi targati Champagne, intorno a 2,4 milioni di pezzi compresi i regali (in calo del 30% sugli anni d’oro). Durante le feste 2008-2009 si toccò l’apice di 2 bottiglie procapite (italiani adulti in età da lavoro), mentre oggi si parla di stagnazione, di blocco, di rinuncia consolidata, con un calo, in 6 anni, del 45% dei consumi nel periodo delle feste.
Per una prima valutazione su basse annua, il sondaggio segnala una sostanziale tenuta dei consumi nell’arco dell’anno, per cui si può presumere che sul 2009 il calo sarà intorno al 18%. Durante le feste del 2013, la spesa degli italiani per le bollicine si fermò a 420 milioni di euro, come quella stimata per il 2014, vuol dire che il prezzo finale a bottiglia cresce sul 2013, ma per gli italiani che hanno risposto al sondaggio “i prezzi decisamente sostenuti negli scaffali e in enoteca non stimolano l’acquisto”. Ovse registra anche che i prezzi al consumo negli ultimi 3 anni sono stabili o in crescita (prezzo medio annuale intorno a 6,40 euro, ma prima delle feste diventa 7,90 euro la bottiglia): forse, secondo l’osservatorio, un ritocco al ribasso aiuterebbe di più rispetto alle vendite promo-spot calmierate.
2 consumatori su 3 italiani dichiarano di ridurre la spesa alimentare per Natale rinunciando ai beni non indispensabili , come gli spumanti, per il costo, non per spese alternative o per motivi salutistici o di sicurezza stradale. Una riduzione dei prezzi al consumo potrebbe essere una boccata d’ossigeno per la ripresa dei consumi, magari riducendo il peso fiscale. Per quanto riguarda le tipologie delle bollicine oltre a segnali buoni per i top wine Franciacorta (in crescita), il Valdobbiadene docg e il Cartizze docg selezionati e particolari consolidano le posizioni venendo da anni continui di crescita. Il crollo si manifesta nelle tipologie meno note, meno reclamizzate, meno sostenute con continuità, regolarità e dettaglio e con prezzi intermedi. Vanno bene i Franciacorta intorno a 20-25 euro e i Cartizze a 12-15 euro, cali evidenti per la fascia generica fra gli 8 ed i 16 euro. Stabile il consumo di bottiglie fra 4-8 euro sullo scaffale. In calo anche i regali di più bottiglie, a favore delle confezioni miste. Lievissimo calo per le etichette di Grandi Champagne.
Il cult per le bollicine tricolori è ancora alto e sempre in crescita di posizione e livello. In 14 anni le bottiglie delle feste sono passati da 90 milioni a 170 milioni, oltre ad un maggiore consumi spalmato nei 12 mesi. Le bollicine italiane all’estero non sono più gli “spumantini” e la tipologia dolce, e nel 2014 si sta registrando una forte variabilità da Paese a Paese, da emergenti a consumatori tradizionali: i volumi dei consumi di spumanti italiani sono decisamente in crescita in modo generalizzato (ad eccezione di Germania, Russia e Cina) dal 10 al 40%, il fatturato in generale cresce anch’esso in ogni Paese, mentre i prezzi al consumo finale (e anche all’esportazione doganale) sono in calo dal 2 al 10% , per 8 mercati su 10.
Infine, secondo i dati dell’Ovse, commentati dal presidente Giampietro Comolli, “l’aumento dell’iva e dei costi di servizi, che contribuiscono al Pil dell’Italia, penalizza la famiglia e i consumi di generi ordinari e quotidiani, influisce meno su prodotti obbligatori, straordinari e periodici. Per una crescita generalizzata dei consumi occorre solo un politica di aggregazione lineare di mercato con riduzione fiscalità tributaria e commerciale, non di un rifinanziamento delle banche, che mai verrà messo a disposizione dei consumi ordinari delle famiglie. Il mercato nazionale ha bisogno di una nuova programmazione di marketing e strategia lungo periodo: più promozione commerciale e contatto diretto con il consumatore finale per crescita dei consumi. Il supporto conoscitivo e formativo fanno parte del mix di vendita: queste azioni devono essere più localizzate, soggettive e private, con inviti a toccare con mano, in fase di contrazione, discontinuità”.

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