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Il primo riconoscimento al mondo di una pratica agricola e viticola come patrimonio di tutti, e l’ennesimo segnale su quali siano le risorse su cui l’Italia deve puntare: il senso del riconoscimento Unesco alla vite ad alberello di Pantelleria

Italia
I vigneti di Pantelleria

Importante non solo perché premia e valorizza un unicum dell’Italia e della sua viticoltura, ma anche perché, per la prima volta al mondo, una pratica agricola e viticola viene riconosciuta patrimonio di tutti: ecco il significato dell’iscrizione, nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, della vite ad alberello di Pantelleria, arrivata ieri, all’unanimità degli oltre 160 Paesi della commissione Unesco, a Parigi.
“Un percorso iniziato 5 anni fa e voluto fortemente dal Ministero delle Politiche Agricole”, ha commentato il professor Pier Luigi Petrillo, che ha curato il dossier di candidatura (qui il video http://goo.gl/uRGN3A), il cui completamento “mi riempie di orgoglio e di soddisfazione, poiché finalmente anche i valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale, che sono anche sociali ed economici, sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli”, ha detto il Ministro Maurizio Martina. Un riconoscimento che è anche un’indicazione ulteriore, e chiara, su quali siano le vere risorse su cui l’Italia deve puntare per il proprio futuro, e che arriva dopo il riconoscimento Unesco, nei mesi scorsi, dei “Paesaggi vitivinicoli delle Laghe Roero e Monferrato”, dell’Etna e, nel 2010, della “Dieta Mediterranea”, solo per fare degli esempi.
Ma il riconoscimento all’alberello di Pantelleria è anche la valorizzazione di una trasmissione di saperi manuali e antichi, che non riguardano solo la vite, ma tutto il paesaggio pantesco, disegnato dai muretti a secco che proteggono le viti. “Uno scrittore una volta disse che c’è più sudore nei muretti a secco di Pantelleria che nelle piramidi di Egitto - commenta Dario Cartabellotta, responsabile Unico della Regione Siciliana per il coordinamento del Cluster Bio-Mediterraneo di Expo2015 - e, insieme alla vite ad alberello, sono la sintesi perfetta di quel rapporto virtuoso che ci deve essere tra coltura e cultura” (http://goo.gl/CRksxD).
Per l’Ambasciatore italiano all’Unesco, Vincenza Lomonaco, che con Petrillo ha condotto i negoziati, “il riconoscimento per Pantelleria dimostra l’importanza per l’Italia di investire sulle “industrie culturali e creative” quale motore e stimolo per la crescita secondo i principi dello sviluppo sostenibile. A sei mesi dall’inizio dell’Expo2015 arriva conferma del primato dell’Italia sui temi della sostenibilità, della ricerca e dell’innovazione”.
“Il riconoscimento Unesco è importante - conclude il sindaco di Pantelleria Salvatore Gino Gabriele (http://goo.gl/vXi1aJ) - per il paesaggio, per chi vive sull’isola, per chi lavora nei campi e ha costruito questi straordinari terrazzamenti, per chi oggi produce un prodotto naturale quale é il passito, per i giovani, per un ritorno dei giovani all’agricoltura, all’innovazione nel rispetto delle tradizioni e di una architettura del paesaggio declinata in sostenibilità e in produzioni tipiche. Sarà ora importante - auspica infine - che il Ministro, insieme alla Regione Sicilia e al Comune di Pantelleria definiscano un disciplinare della pratica agricola per una corretta gestione anche del riconoscimento Unesco”.
Un riconoscimento, quello dell’Unesco, che è anche l’ennesima testimonianza del successo degli ultimi anni della Sicilia del vino, senza dubbio una delle Regioni italiane cresciute di più dal punto di vista dell’appeal enoico nel mondo: “la Sicilia del vino - ha commentato il Commissario Straordinario Irvo (Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia), Antonino Di Giacomo - vive di eccellenze territoriali uniche e impareggiabili per natura e biodiversità. Pantelleria è sicuramente l’espressione più particolare”.

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