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La voglia di vini di lusso ed esclusivi dei ricchi cinesi: a WineNews il racconto del tour di Venissa di Matteo Bisol tra i big spendere asiatici. Ma c’è anche chi punta sul web per una sorta di “Interflora” del vino in tutta l’Asia

Italia
Voglia di vino di lusso in Cina, raccontata da Matteo Bisol, direttore del progetto enologico nella Venezia Nativa della famiglia veneta del Prosecco

“C’è un nutrito gruppo di nuovi ricchi cinesi, una nuova generazione di giovani imprenditori, donne e uomini, che a 35 anni guida Ferrari e veste i grandi brand del lusso italiano, e che non si fanno problemi a spendere centinaia di euro per una bottiglia di vino. Anzi, è quello che vogliono, perchè cercano il meglio del meglio, il prestigio e l’esclusività, quando si tratta di life style. Per questo se si parla di Italia puntano su brand come Sassicaia, Ornellaia e Tignanello, o anche su chicche esclusive come , per esempio, i nostri vini di Venissa”. Così a WineNews Matteo Bisol, direttore del progetto enologico nella Venezia Nativa della famiglia veneta del Prosecco, di rientro dalla Cina, dove in città come Hong Kong, Shanghai, Shenzhen, Hangzhou e Suzhou, ha incontrato big spender, artisti ed imprenditori come CuiJian Ying, fondatrice del fashion brand Cocoon, che conta più di 3.000 negozi in Cina, o MingQiu Zhu, fondatore e presidente di Simei Media Co. LTD., una delle più importanti media company del Paese. O, ancora, Jia Qinlin, chairman della JCBank, e Xiao Hui Wang, celebre artista e fotografa, che vive tra Berlino e Shanghai.
“Per raccontare un aneddoto, in una delle serate c’è chi ci ha ordinato due casse di Venissa solo dopo aver visto la bottiglia e la location, perché ha percepito il prodotto come di lusso e di qualità, ancor prima di assaggiare il vino. E dopo averlo fatto le casse sono passate a 6. Questo per dire - spiega Bisol - che la questione della spesa, per questa facoltosa fetta di mercato, è davvero l’ultimo dei problemi. In qualche serata, a tavola, c’erano “seduti” oltre 20 miliardi di euro di patrimonio. Cercano lusso, esclusività, marchi, storie affascinanti, come fanno con la moda. E forse, quello cinese, è un mercato da aggredire al contrario di come si fa in altri posti del mondo, partendo dal top di gamma per affermare il brand “vino italiano” come concetto di qualità e di lusso, e poi far entrare in seguito prodotti di prezzo accessibile a più persone. Come hanno fatto i francesi, in sintesi, che sono partiti dai grandi Chateaux”.
Ma in un mercato fatto da 1,6 miliardi di persone, ovviamente c’è spazio per tutti. E c’è chi sta pensando di mettere in piedi una sorta di “Interflora” del vino, come David Pedrol, manager di www.yesmywine.com, uno dei più importanti portali di e-commerce enoici in Cina, che conta 7 milioni di iscritti per 10 milioni di bottiglie vendute ogni anno ed un fatturato di 150 milioni di dollari, e direttore esecutivo di “Macro Asia”, che oltre a yesmywine.com ha partecipazioni in altre compagnie tra Australia, Nuova Zelanda, Hong Kong e Singapore
Il progetto, è quello di creare un servizio capace di consegnare, in un giorno, bottiglie di vino da tutto il mondo in ogni località della Cina e dell’Asia intera. Il vero ostacolo al progetto è la logistica, non certo, anche in questo, la capacità di spesa dei clienti o la loro propensione a comprare vino sul web. Secondo Pedrol, infatti, già oggi il 25% delle bottiglie vendute in Cina passa dell’e-commerce, e nel 2020 si arriverà al 50%.

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