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La rete d’impresa protagonista nel vino, come interazione “saving” o di “saperi”, ma anche come base per società di capitali o fondi di investimento per la valorizzazione finanziaria. Parola di Lorenzo Tersi, marketing consultant Consorzio Chianti

Italia
Lorenzo Tersi

La rete d’impresa, quale forma di aggregazione per ottimizzare le risorse e quale strumento di realizzazione di obiettivi strategici comuni (commerciali, organizzativi, etc.), nasce, in generale, dall’esigenza di stare al passo con un mercato globalizzato e, di competere su qualità ed innovazione, facendo leva sull’introduzione delle tecnologie orizzontali e la condivisione di conoscenze e risorse. Si tratta di una modalità di “fare sistema” che ha preso campo anche nel comparto viticolo e, anzi, sta diventando una tendenza per nulla secondaria e che, secondo Lorenzo Tersi consulente per le strategie di marketing del Consorzio del Vino Chianti (www.consorziovinochianti.it) e di altre prestigiose realtà del vino italiano, e presidente di LT Wine & Food Advisory (www.lorenzotersi.it), presenta importanti sviluppi futuri.
“Se volessimo stabilire un punto di partenza dello sviluppo di forme di aggregazione tra aziende, probabilmente, dovremmo far riferimento all’entrata in vigore dell’art. 62 (che regolamenta tempi di pagamento, fissati a 30 giorni per i prodotti deperibili e 60 per i non deperibili, ndr) - spiega Lorenzo Tersi presidente di LT Wine & Food Advisory - dove le aziende si sono unite per snellire le procedure di fatturazione e mettere insieme in un solo ordine, magari, numeri meno importanti di bottiglie di ciascuna azienda. Ma, evidentemente, ci sono anche altri motivi, primo fra tutti quello di ridurre la frammentazione che caratterizza storicamente il comparto viticolo italiano. Non siamo più in una congiuntura che permette ad un’azienda una crescita solitaria come negli anni del boom del vino italiano. Oggi “fare sistema” è praticamente un’esigenza fisiologica. Offrire, per esempio, un portafoglio prodotti articolato che mette insieme vini provenienti da diverse zone di produzione italiane è senza dubbio un elemento di semplificazione che all’estero diventa una vera e propria arma commerciale in più”.
Ma non solo. Immediatamente l’integrazione aziendale, che mantiene di ogni singola azienda, evidentemente, immagine e marchio indipendente, ha come obbiettivo il “saving” e cioè la riduzione della spesa. Un’opportunità sia per le piccole e medie imprese che, attraverso la cooperazione ed integrazione di ricchezza, con conseguente riduzione dei costi, possono raggiungere obiettivi di sviluppo superiori a quelli che riuscirebbero ad ottenere “in solitaria”, sia per le grandi imprese, alle quali l’aggregazione consente a realtà specializzate in campi diversi di avvalersi della sinergia della rete, per rafforzare il proprio business o per svilupparne uno nuovo, nonché per gestire e superare momenti di crisi, servendosi dell’esperienza dalle altre imprese partecipanti, operando anche in contesti internazionali. Una strada, quella delle reti di impresa, già battauta, tra le altre, dalla rete formata dalla siciliana Duca di Salaparuta, dalla toscana Caparzo/Borgo Scopeto e dall’abruzzese Barone di Valforte, seguita dallo stesso Tersi, ma anche, con un’esperienza analoga, dalla toscana Barone Ricasoli, la piemontese Poderi Luigi Einaudi e la veneta Tedeschi.
“Nel mondo del vino - prosegue Tersi - l’interazione “saving” ha già prodotto risultati importanti anche in tema di scelta, per esempio, di un unico fornitore di tappi per varie aziende, o di una cantina che imbottiglia anche per altre realtà o, infine di una unica rete commerciale che vende i vini delle aziende in rete. Ma c’è poi anche una interazione di “saperi”, che porta a scambi di esperienze e di attività, utili ad una crescita e ad uno sviluppo omogeneo fra le aziende in rete. Siamo attualmente in una fase in cui una rete aziendale è l’espressione del buon senso”.
Ma secondo Tersi questo tipo di esperienza avrà sviluppi futuri importanti: sia dal punto di vista della comunicazione dove sarà possibile costruire un “coordinamento delle politiche di marketing sotto un “unico capello” e realizzare “reti a 360 gradi che comprendano criteri manageriali, gestione commerciale e visione delle pianificazioni future da un unico osservatorio”. Ma, soprattutto, per Tersi, l’obbiettivo futuro più importante sarebbe quello di “creare una società di capitali o fondi di investimento che stia sopra i marchi in rete, permettendone una valorizzazione anche finanziaria”.

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