02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

“Sembra ieri che ci siamo riuniti a Verona a Vinitaly 2004: 19 aziende concorrenti hanno fatto sistema in un Paese individualista. La qualità del vino italiano? Siamo sempre agli inizi”: così a WineNews Piero Antinori per i 10 anni dei Grandi Marchi

Italia
Il marchese Piero Antinori

“Mi sembra ieri che ci siamo riuniti a Verona al Vinitaly nel 2004 e abbiamo deciso di dar vita all’Istituto Grandi Marchi. Unendo le forze, abbiamo fatto un qualche cosa di anomalo nel panorama del nostro Paese caratterizzato da individualismo: 19 aziende concorrenti hanno fatto sistema per promuovere nel mondo non soltanto i nostri vini, ma tutto il vino italiano di qualità. E continuano ancora oggi a condividere valori fondamentali quali la passione, il rispetto per la terra, la visione di lungo termine e la consapevolezza che c’è sempre qualcosa da migliorare”. Il marchese Piero Antinori, in qualità di presidente, ha esordito così ieri a Milano nell’evento di celebrazione dei 10 anni dell’Istituto Grandi Marchi, tenuto con un talk show, organizzato dalla storica rivista del vino “Civiltà del Bere”, e una degustazione nel Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia.
Il talk-show, in cui hanno parlato tutti i produttori (tranne Jermann, assente per un impegno imprevisto), era intitolato “Il mondo che abbiamo visto (e che vedremo)”. Dove sta andando la qualità del vino italiano? “Siamo sempre agli inizi, c’è sempre qualche cosa da fare e da migliorare - ha risposto il marchese Piero Antinori a WineNews - negli ultimi dieci anni la qualità è mediamente migliorata. La tecnologia migliora, le conoscenze sono sempre maggiori sia per la parte agronomica nel vigneto sia nella parte in cantina e nell’invecchiamento. Ma dipendiamo sempre da madre natura. Gli aspetti climatici sono fondamentali per la qualità del vino. Ci può essere un’annata negativa, cosa che fa parte del mestiere ma anche del fascino del vino. Io, che sono in questo mondo da 50 anni, non ricordo due vendemmie uguali. Penso che anche in futuro ogni anno che passa impareremo qualcosa di più. In particolare, i vini potranno migliorare acquisendo più personalità. Ogni territorio ha una sua peculiarità. Nei prossimi anni ci sarà una sottolineatura dell’individualità dei vari territori”.
Se la qualità c’è e crescerà ancora, la quantità di vino prodotto è sufficiente per soddisfare la domanda mondiale, visto l’aumento delle esportazioni che hanno già superato i 5 miliardi di euro? La superficie vitata è sufficiente o bisogna aumentarla? “Abbiamo perso 140.000 ettari di vigneto in 10 anni. Un danno patrimoniale al patrimonio viticolo e anche occupazionale perché significano 20.000 posti di lavoro - ha detto Antinori nel talk-show - i vigneti estirpati non erano competitivi per i costi e la qualità del prodotto, ma adesso c’è la possibilità di un recupero parziale. Il problema è il regime dei diritti di reimpianto. La politica dell’Unione europea è quella di mantenere la superficie allo stato attuale, ma a cominciare dal 2016 ci sarà un nuovo regime cosiddetto “delle autorizzazioni”. Ogni Stato potrà aumentare l’1% della superficie complessiva, il che è sufficiente. Ma non sappiamo come e da chi saranno gestite le autorizzazioni. A pioggia? A livello regionale? Vorremmo un quadro più chiaro. L’incertezza impedisce agli imprenditori di fare un piano”.
“Abbiamo lavorato e lavoreremo per fare da apripista sui nuovi mercati che rappresentano il vero sviluppo della nostra economia e non solo sul vino - ha detto Antinori - cerchiamo di fare sistema con i nostri mezzi e in parte con quelli concessi dai fondi di promozione per contrapporre un’alternativa di qualità alla presenza francese e di altri Paesi produttori che, per motivi geopolitici, partono avvantaggiati”. Antinori ha aggiunto che ci sono ancora margini per il made in Italy, basta guardare alla nostra quota export in Europa e negli Stati Uniti. I due storici mercati di sbocco valgono oggi ancora i 2/3 del totale delle esportazioni, con il Canada al 13% e soprattutto Asia e Russia che non arrivano alla doppia cifra.
Due gli altri temi principali emersi durante la serata. Il primo è il biologico, con Alois Lagader che ha ricordato come per 10.000 anni l’uomo abbia coltivato biologico, mentre negli ultimi 150 anni ha dimenticato che la natura ha le sue leggi, che devono essere rispettate. E va nella stessa direzione quanto detto da Gaia Gaja, la figlia di uno dei grandi nomi del vino italiano, che ha raccontato dell’utilizzo dei passerotti per mangiare i vermi che distruggono le gemme e delle api, che denotano un ambiente sano. Altro tema, l’uso di Internet per la comunicazione. Un argomento che, in alcune aziende, non riesce ad entrare, per lo scetticismo dei padri: è il caso di Gaja, che non ha nemmeno il sito web, e della Tenuta San Guido, che non comunica attraverso i social network. Alla fine della serata Piero Antinori ha ringraziato tutti. Il presidente è a fine mandato e non ha intenzione di proseguire (ma i bene informati dicono che toccherà ancora a lui, ndr). Le elezioni ci saranno, comunque, in aprile.
Fausta Chiesa

Focus - I Grandi Marchi del Vino

L’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, tremila anni di storia e cultura vitivinicola italiana e 12 regioni rappresentate, è l’associazione che, dal 2004, riunisce le 19 cantine icona dell’enologia italiana: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi - Tenuta Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.
Con un vigneto coltivato di quasi 7.000 ettari, l’Istituto Grandi Marchi esprime complessivamente un fatturato di quasi 500 milioni di euro di cui il 60% realizzato all’estero, con un’incidenza del 6,5% sul valore dell’export nazionale.
I Grandi Marchi valgono complessivamente il 6,7% delle esportazioni mondiali, e in una decade le cantine dell’Istituto hanno investito oltre 60 milioni di euro in promozione, di cui solo 18 milioni finanziati attraverso i fondi Ocm negli ultimi 5 anni, oltre ai 5,15 milioni di azioni comuni dell’Istituto. 250 le missioni internazionali in 18 Paesi obiettivo e quasi 50.000 incontri mirati con altrettanti operatori.
Info: www.istitutograndimarchi.it

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli