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La sostenibilità è il primo driver strategico per lo sviluppo delle cantine: a dirlo, oggi, a Roma, il “Primo Rapporto sulla Sostenibilità del Vino”, promosso dal Forum per la Sostenibilità del Vino, by Unione Italiana Vini e Gambero Rosso

Italia
Attilio Scienza

Sono oltre 500 le aziende vitivinicole italiane che hanno aderito ad uno dei 15 programmi improntati allo sviluppo sostenibile della filiera, un percorso che ha visto coinvolte 31 università e centri di ricerca, 10 associazioni ed istituzioni governative nell’intento di qualificare processi e prodotti sostenibili italiani sui mercati anche internazionali, una rete di imprese del peso di oltre 3 miliardi di fatturato. Ma sono addirittura l’80% di oltre 1.000 imprese del vino a considerare la sostenibilità quale primo driver strategico del loro sviluppo, le stesse imprese che dimostrano chiari ed omogenei orientamenti alla sostenibilità impregnati di azioni di miglioramento del territorio, del processo e del prodotto, e della redditività aziendale. Ecco i dati del “Primo Rapporto sulla Sostenibilità del Vino”, di scena oggi a Roma, promosso dal Forum per la Sostenibilità del Vino, promosso da Unione Italiana Vini e Gambero Rosso, su iniziativa del professor Attilio Scienza (Università di Milano), Michele Manelli (Cantina Salcheto di Montepulciano) e del giornalista (ed uno dei curatori della Guida del Gambero Rosso, ndr) Marco Sabellico, che si è costituito quale gruppo di lavoro di 37 membri della comunità tecnico-scientifica della filiera con specifiche competenze sul tema.
Indicazioni, quelle delle aziende, che trovano applicazioni concrete nei modelli di gestione proposti dai 15 programmi nazionali dalla cui disamina emergono chiaramente tre “macro indicatori” della sostenibilità ambientale del vino: le emissioni di gas ad effetto serra (anche correlate al consumo di energia), il consumo e l’inquinamento dell’acqua, il mantenimento e la tutela della biodiversità.
Un nuovo paradigma positivo di impresa che anche attraverso l’innovazione tutela i territori e salvaguarda il reddito dell’agricoltore, superando il conflitto storico tra istanze sociali, ambientali ed economiche ed esaltandone anzi l’integrazione a livelli di benessere superiore. Un percorso di accrescimento culturale, per il miglioramento della qualità dei prodotti e per una nuova coesione sociale.
“Questi sono solo alcuni dei tratti del movimento esploso in Italia per la sostenibilità del vino, non solo legati all’ambiente ma anche alla società e all’economia, e ai quali il Forum per la Sostenibilità del Vino - si legge in una nota - contribuirà a dare un volto ed una prospettiva di affermazione sulle tavole degli appassionati consumatori di tutto il mondo, anche grazie alla sua capacità di aggregazione degli attori della filiera”.
“Lo scopo prioritario ed urgente del Forum è quello di arrivare a definire un quadro di parametri ufficiali, condivisi e riconosciuti a livello governativo che permettano la valutazione e, quindi, la riconoscibilità garantita dei prodotti e delle imprese sostenibili - ha dichiarato Domenico Zonin, presidente dell’Unione Italiana Vini - un passaggio fondamentale per giungere, successivamente, a definire procedure di certificazione ufficiale della “sostenibilità” e, di conseguenza, un marchio identificativo che distingua agli occhi del consumatore i prodotti ottenuti con processi produttivi sostenibili e, quindi, valorizzi l’impegno delle aziende in tale ambito”.
“Crediamo che la sfida della sostenibilità sia un obiettivo importante per rendere sempre più competitivo il mondo del vino italiano - aggiunge Paolo Cuccia, presidente del Gambero Rosso - siamo entusiasti del lavoro svolto in quest’anno dal Forum e dai suoi animatori, e vogliamo arrivare, con l’indirizzo delle istituzioni, a risultati ancor più importanti e concreti all’appuntamento mondiale di Expo 2015”.

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