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Vendemmia 2014, a WineNews i primi verdetti nei territori dei grandi rossi italiani: Amarone, Barolo, Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Bolgheri, Nobile di Montepulciano, Sagrantino di Montefalco, Taurasi, Sicilia (Etna) e Sardegna (Sulcis)

Italia
Vendemmia 2014: i primi verdetti nei territori dei grandi rossi italiani

Una vendemmia, secondo alcuni, rischiosa, secondo altri difficile, complicata, quasi certamente onerosa, dal punto di vista economico, visto che sono stati aumentati i trattamenti in vigna a causa delle condizioni climatiche poco favorevoli e, in aggiunta, in cantina ci vorranno più soldi per l’acquisto, per esempio, dei mosti concentrati. Insomma, una campagna non ottimale, ma, probabilmente, un po’ meno critica di quanto si potesse ipotizzare a luglio o ad agosto. Questo il quadro generale offerto dall’annata 2014, almeno dei più importanti territori rossisti del Belpaese, nelle parole dei produttori sondati da WineNews, con qualche zona “franca” tuttavia, specialmente se guardiamo al Sud Italia, dove, in qualche Regione, potrebbe scapparci addirittura la grande annata, e ad alcuni angoli più vocati delle zone classiche, dove i vini potrebbero diventare interessanti. Ma, a parte le eccezioni, sembra che la regola resti quella di una vendemmia sufficiente ma nulla più. È chiaro, infatti, che le aziende che si sono potute permettere di dimezzare la produzione e fare selezioni spietate, qualcosa di buono/molto buono riusciranno comunque a portarlo in cantina. Tuttavia, in una grande annata, è il livello generale superiore alla media, cioè le uve sono buone/molto buone indipendentemente dalla collocazione dei vigneto e, addirittura, dalla cura agronomica degli stessi. Fortunatamente non siamo ai livelli di know how di quaranta anni fa e quindi annate disastrose praticamente non esistono più. Ma da qui a dire che la 2014 sarà a “cinque stelle”, ce ne corre.
Molti vigneti hanno subito danni, tante uve sono andate perdute a causa delle precipitazioni o perché colpite in modo irreversibile dalle malattie fungine (peronospora, marciumi) e alcuni produttori sono stati costretti a fare delle rinunce per raggiungere almeno un grado qualitativo dignitoso. Alcune aziende hanno già annunciato un declassamento dei loro vini, con le uve dei Cru “convogliate” nelle masse generiche per elevarne la qualità.
Nei territori dei grandi rossi del Belpaese la situazione ha assunto la classica configurazione “a macchia di leopardo” con i vini del Sud a “tirare la volata”, segnalandosi, specie quelli delle isole maggiori, Sicilia e Sardegna, come le eccezioni più evidenti. Per il resto, ci potrebbero essere delle buone produzioni, grazie soprattutto alla vocazionalità dei terroir e alla perizia delle operazioni di vigna e di cantina, ma non certamente vini che resteranno negli annali.
Come segno positivo generalizzabile, da aspettarsi vini più vicini alle ultime richieste dei consumatori, sempre più in cerca di prodotti dal tenore alcolico limitato e dalla bevibilità più immediata, ma qualche dubbio sulla “vita” futura dei rossi da invecchiamento, non tanto per una mancanza di nerbo acido, che anzi, evidentemente, connota la vendemmia 2014, ma per una carenza strutturale, causata da una non soddisfacente maturità polifenolica.
In Veneto, nella terra dell’Amarone, “nonostante i racconti di questa estate sui danni causati dalle piogge, che pure ci sono state - racconta Franco Allegrini, alla guida insieme alla sorella Marilisa della griffe della Valpolicella - i vigneti di collina sono andati bene, con qualche piccolo problema nelle gradazioni alcoliche. Gli ultimi 50 giorni senza pioggia hanno portato risultati molto buoni, specialmente per le uve da appassimento. Maturazioni più di luce che di calore - conclude Allegrini - con vini che saranno più di anima che di corpo, con qualche analogia con quelli del 2013”.
Anche in Piemonte nella terra del Barolo, una vendemmia di gestione complicata ma “qualitativamente meglio del previsto - spiega Michele Chiarlo, patron della storica cantina di famiglia - un’annata che potrebbe essere classificata come media con un più sopra. I Nebbiolo sono diminuiti di un buon 15-20% sui quantitativi del 2013 e quelli da Barbaresco sono molto buoni perché sono stati “graziati in parte dalla pioggia. A Barbaresco è infatti piovuto almeno 100 millimetri in meno che a Barolo. Più critica la situazione per i Nebbiolo da Barolo, un’annata scarsa quantitativamente e di qualità media, senza eccezioni. Gradazioni alcoliche un po’ basse intorno ai 13 gradi, ma - termina Chiarlo - gli ultimi 15 giorni di bel tempo ci hanno portato in cantina uve interessanti. Non sarà una grande annata, ma abbiamo visto di peggio”.
In Toscana, e precisamente nel Chianti Classico parla Sergio Zingarelli, Presidente del Consorzio e a capo di Rocca delle Macìe: “devo dire la verità, abbiamo portato in cantina a Castellina in Chianti uve altamente soddisfacenti, con una buona media qualitativa e qualche punta inaspettata. In Maremma abbiamo avuto qualche problema in più. Le uve Sangiovese siamo riusciti a salvarle dal punto di vista sanitario ma le maturazioni sono state più incerte. Come Consorzio del Chianti Classico registriamo un aumento quantitativo sul 2013 e qualitativamente uve migliori delle aspettative. Poi il Chianti Classico come zona ci ha messo un po’ del suo e - conclude Zingarelli - la bomba d’acqua che ha colpito Firenze a fine settembre, fortunatamente ha virato verso l’empolese”.
Una vendemmia sicuramente complessa anche per il Brunello di Montalcino “caratterizzata da una situazione climatica altalenante che ci ha costretto ad una selezione, sia in vigna che in cantina, molto attenta - afferma Enrico Viglierchio, direttore generale di Castello Banfi - ma nel complesso i vini si stanno dimostrando gradevoli, eleganti e non caratterizzati da strutture imponenti. Quantità in calo, evidentemente, del 15-20% sulle nostre stime pre-vendemmiali”.
Da Bolgheri, arrivano le impressioni sulla raccolta 2014 di Leonardo Raspini, direttore generale della Tenuta dell’Ornellaia: “è stata una vendemmia molto difficile, ma il periodo decisivo è stato buono e le maturità sono arrivate. Un’annata dal contenuto polifenolico meno importante, quindi meno concentrata, ma con vini dagli aromi varietali netti e di bellissima definizione. Strutture meno importanti, quindi, ma vini più godibili e freschi. Le quantità sono in linea con quelle del 2013 con la produzione del Merlot un po’ più abbondante e quella del Cabernet Sauvignon un po’ meno”. “Chi è riuscito a portare le uve sane in cantina - afferma Andrea Natalini (Le Berne) e presidente del Consorzio del Nobile di Montepulciano - cosa non semplice, potrà contare su una qualità discreta, benché non ottima. Si pensava tutti che fosse peggio questa vendemmia, ma i vini hanno buoni profumi e colori interessanti. Certo le gradazioni alcoliche sono quelle di 20 o 30 anni fa”.
Restando ancora in Centro Italia, in Umbria, Marco Caprai, patron dell’azienda che ha riscoperto e rilanciato il Sagrantino di Montefalco nel mondo, afferma: “una vendemmia certamente difficile che ha messo in evidenza le aziende capaci di fare fronte a situazioni straordinarie. Il Sagrantino, vitigno tardivo, ha avuto la possibilità di sfruttare il finale stagione, dopo una partenza critica. Una vendemmia che ha fatto anche vedere che se un produttore non è attrezzato adeguatamente e non ha il know how giusto, rischia di non portare nulla in cantina. Annata che inviterebbe a ripensare il modello produttivo del comparto”.
In Campania, richiedono ancora un po’ di tempo i grappoli di Aglianico che andranno a produrre il Taurasi. “La qualità per adesso è buona - racconta Piero Mastroberardino - a fronte di una riduzione quantitativa non marginale. Nel complesso, l’ottobre di tarda estate che abbiamo avuto è stato molto utile, impedendo l’insorgere problemi di carattere sanitario e facendo progredire la maturazione. Non ci possiamo certo lamentare”.
In Sicilia e precisamente nelle pendici dell’Etna ancora non tutta l’uva è giunta in cantina. “Siamo all’opposto del resto d’Italia - spiega Francesco Cambrìa dell’azienda messinese Cottanera - I quantitativi sono di pochi punti percentuale al di sotto del 2013, ma la qualità è decisamente superiore. Si tratta probabilmente della migliore vendemmia sull’Etna da 5/7 anni a questa parte. Il Nerello sta raggiungendo maturazioni ottimali e non ci possiamo aspettare altro che un’ottima annata”.
Stesso ottimismo arriva dalla Sardegna, e precisamente dal Sulcis: “una vendemmia molto bella - afferma Mariano Murru, enologo della griffe Argiolas - in 24 anni di lavoro in questa azienda non ricordo una vendemmia così tranquilla e con risultati qualitativi così importanti. Le uve rosse, dal Bovale al Carignano, sono arrivate a perfetta maturazione senza caldo eccessivo e le escursioni termiche hanno amplificato il loro bagaglio aromatico. La raccolta è avvenuta con gradualità mano a mano che ogni varietà raggiungeva la sua maturazione ideale. I vini sono equilibratissimi e di bella eleganza”.

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