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Allegrini 2024

C’è chi sì e c’è chi no: dopo gli annunci, in settembre, della rinuncia all’Amarone di nomi come Bertani e Dal Forno per le cattive condizioni climatiche, le famiglie dell’Amarone d’Arte rilanciano: “uve promettono Amarone e Recioto di buona qualità”

Ad inizio settembre nomi pesanti (dal punto di vista economico e del blasone) della Valpolicella, come Bertani (oggi di Bertani Domains del gruppo Angelini) e dal Forno, annunciavano di rinunciare alla produzione dei loro Amarone top, per le cattive condizioni climatiche. Oggi, nomi altrettanto prestigiosi, come quelli delle Famiglie dell’Amarone d’Arte (griffe come Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato) annunciano: “a dispetto di profezie negative, le uve destinate all’appassimento per la produzione di Amarone e Recioto promettono vini di buona qualità”. A dirlo Marilisa Allegrini, presidente dell’associazione che unisce le undici storiche cantine veronesi, che mettono insieme 2,5 milioni di bottiglie di Amarone ogni anno, per un fatturato globale di 160 milioni di euro, l’80% realizzato all’estero.
Secondo Allegrini, “dopo un’estate particolarmente complessa in Valpolicella, come in molte altre aree viticole italiane, la fase vendemmiale si è invece svolta in condizioni favorevoli, consentendo una raccolta certamente minore rispetto gli anni scorsi, ma di evidente e generale soddisfazione. Ciò è vero soprattutto per i vigneti di media e alta collina dove, se sorretto dall’intervento umano, severo e costante, il suolo calcareo fornisce un ottimo drenaggio assicurando alle viti il necessario equilibrio. La brezza costante garantisce poi uno stato sanitario migliore rispetto a quello della pianura. Le Famiglie - spiega ancora Allegrini - autodisciplinatesi attraverso un codice molto rigoroso a garanzia della propria storia e della propria operatività. All’opposto dei prodotti industriali standardizzati, il vino muta e risponde alle stagioni e noi dobbiamo lavorare in armonia con la natura, non contro di essa”.
Di certo, è che la vendemmia 2014 è stata complicata, in particolar modo nel Nord Est. Ai produttori la facoltà di fare ognuno le proprie scelte e il dovere di fare la differenza con le proprie competenze. A decidere chi avrà avuto ragione tra chi dice no e chi dice sì, poi, come sempre, sarà il mercato.

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